Referendum flop. Il regalo di CGIL e sinistra a Meloni e ai sovranisti
Istituzioni ed economia

Mentre scriviamo – lunedì 9 giugno, ore 9 – ancora non sappiamo se i sì ai referendum promossi dalla CGIL arriveranno alla cifra di 12,3 milioni di voti (quelli raggiunti dal centro destra alle politiche del 2023), che il capogruppo dem a Palazzo Madama Francesco Boccia ha individuato come soglia minima per cantare vittoria e intimare un “avviso di sfratto” a Giorgia Meloni.
Il fatto stesso che però qualcuno abbia pensato di decidere l’esito di un referendum, a prescindere dal raggiungimento del quorum, in base a una simile elucubrazione dimostra che la sconfitta della sinistra sarà stata ampiamente meritata.
Lanciare un pacchetto referendario demagogico e social-populista per riscrivere l’agenda ideologico-morale del fronte progressista, abiurare i cedimenti al pensiero “neo-liberale” e costruire su questa base un’alternativa al governo della destra è stata un’operazione tanto sleale – si tratta di un uso privatistico di un istituto di democrazia diretta – quanto suicida dal punto di vista politico.
Solo una sinistra cieca di fronte alla piega reazionaria del populismo nazionale e internazionale avrebbe potuto pensare di contrapporre ad esso un'alternativa populista costruita sui totem e i tabù di un progressismo archeologico o sui feticci ammuffiti – a partire dall’articolo 18 – di un sinistrismo d’antan.
Con i referendum la CGIL e il Campo Largo si sono illusi riconquistare i favori del lavoro salariato, che da tempo si è votato all’idea che le sue difficoltà dipendano da un eccesso di “sinistra” – troppa burocrazia, troppe tasse, troppi stranieri, troppa Europa, troppa globalizzazione – riesumando le foto ingiallite dell’album di famiglia e proponendo un’alternativa leftist al populismo sovranista.
Giocare a fare i Melenchon ha un solo risultato: dare ulteriori argomenti e regalare ulteriori successi al lepenismo nazionale e globale, che festeggerà questo risultato come l’ennesima dimostrazione che la sinistra ha perso i poveri e per l’ennesima volta un’elezione e una sfida contro la destra.
