Trump 1 grande

Immaginate la scena: Washington, 1° aprile. Un giorno che, per una serie di coincidenze, si è rivelato cruciale per capire cosa sta succedendo nel Partito Repubblicano.

Le elezioni suppletive nel primo e sesto collegio elettorale della Florida avrebbero dovuto essere una passeggiata nel parco per i due candidati repubblicani sostenuti da Donald Trump. Nelle elezioni dello scorso novembre i repubblicani avevano vinto entrambe i collegi con margini superiori ai 30 punti. Cinque mesi dopo, questo distacco si è ridotto a 14 punti. Indubbiamente la vittoria dei due collegi è un segnale positivo per i repubblicani, che vedono la loro magra maggioranza alla Camera dei Rappresentanti confermata, ma indica anche che a livello locale la base repubblicana comincia a essere preoccupata dalle caotiche politiche trumpiane.

Poi c'è il caso del Wisconsin, dove Elon Musk ha investito una fortuna per sostenere il candidato conservatore alla Corte Suprema. Risultato? Una sonora sconfitta. La vittoria della candidata democratica rappresenta un forte campanello d’allarme per le ambizioni politiche di Elon Musk, che ha investito più di 25 milioni di dollari a sostegno del candidato conservatore, arrivando persino a offrire incentivi economici per firmare petizioni contro i “giudici attivisti” e fare campagna porta a porta.

La posta in gioco in questa elezione era alta. La Corte Suprema del Wisconsin è destinata a pronunciarsi su questioni cruciali come l'aborto, diritti sindacali e la ridefinizione dei collegi elettorali, con potenziali ripercussioni a livello nazionale. Musk, ha visto in questa elezione un’opportunità per consolidare ulteriormente la sua influenza politica a Washington. Questa battuta d'arresto evidenzia diversi problemi per Musk nel suo tentativo di farsi strada nello scenario politico statunitense. Innanzitutto, dimostra che il potere del denaro non è illimitato.

I cittadini del Wisconsin, di fronte a una campagna percepita come un tentativo di “comprare” le elezioni hanno reagito negativamente. In secondo luogo, questa sconfitta danneggia la credibilità di Musk come kingmaker politico, mettendo in discussione la sua capacità di influenzare l’elettorato in maniera decisiva. A Washington, dove le alleanze e la percezione di influenza sono cruciali, questo risultato potrebbe indebolire la sua posizione e rendere i repubblicani molto più cauti nell’associarsi apertamente con lui.

Infine, l'esito dell'elezione in Wisconsin potrebbe essere interpretato come un segnale di resistenza all'agenda politica MAGA. La vittoria di un candidato che ha fatto della difesa dell'accesso all'aborto un punto cardine della sua campagna suggerisce un orientamento dell'elettorato che potrebbe non essere in linea con le priorità machiste e identitarie di Trump e Musk.

Nel frattempo, alla Camera dei Rappresentanti, un semplice dibattito procedurale sulla possibilità di voto per delega per i deputati neo-genitori ha creato più di un grattacapo per lo Speaker Johnson. Il fatto che ben nove repubblicani, un numero maggiore dell’attuale maggioranza repubblicana alla Camera, abbiano infranto la linea di partito per sostenere la misura, nonostante la forte opposizione della loro leadership, indica la debolezza strutturale del partito repubblicano al Congresso. Al centro della questione vi era una risoluzione per consentire ai deputati neo-genitori di designare un altro membro per esprimere voti per loro conto per un periodo temporaneo. Sebbene sembri una misura semplice per sostenere le famiglie, è diventata un punto di contesa.

La leadership repubblicana della Camera, incluso lo Speaker Mike Johnson, si è espressa fortemente contro il voto per delega, sollevando preoccupazioni sulla sua costituzionalità. Tuttavia, un numero notevole di repubblicani si è schierato con i democratici per far avanzare la risoluzione. Questo sostegno bipartisan, e l'incapacità dello Speaker di mantenere unito il suo partito, dimostrano la debolezza di Johnson. Ad accrescere questa narrazione è il modo in cui la risoluzione è arrivata al voto.

Non è stata presentata attraverso i consueti canali controllati dallo Speaker, bensì attraverso una “motion to discharge” che ha aggirato lo Speaker e forzato un voto su un disegno di legge che sarebbe altrimenti rimasto insabbiato nei cassetti della Camera. Il voto, che è una chiara indicazione della debolezza dello Speaker, ha forzato Johnson a cancellare tutti i voti calendarizzati per questa settimana, in attesa di riportare ordine tra le sue fila.

Da ultimo, la maratona oratoria del senatore Booker, che ha effettivamente bloccato i lavori del Senato per 25 ore sottolinea il potere limitato del partito repubblicano nella camera alta, aggiungendo un ulteriore livello di frustrazione a una giornata già difficile per il GOP.

Nella speranza che tutto ciò non sia solo un pesce d’aprile, vi sono chiare indicazioni che a Washington si vada verso un periodo di turbolenza politica e di forti divisioni interne tra le fila repubblicane. Quanto il partito democratico riuscirà ad approfittare di questa situazione per guadagnare punti nella corsa verso le elezioni di midterm rimane da vedere. Ma, forse, la vera domanda da farsi è fin dove si spingerà Trump per ricompattare un partito repubblicano frammentato e caotico.