Crooks grande

Non occorre essere degli studiosi di Guglielmo di Occam e del suo principio logico di parsimonia (in sintesi: inutile fare ipotesi non necessarie), per capire che tra le varie piste sull’attentato a Trump ve n’è una, in base a quello che si sa, che è la più semplice e anche la più frequente, in casi di questo genere.

È una pista che non porta, come vogliono i complottismi a confronto, né all’auto-attentato del golpista in chief, né alla sedizione del deep state americano agli ordini di Joe Biden, ma alla triste vicenda umana di una povera anima persa che, non riuscendo a farsi una vita, decidere di fare la storia nel modo più spiccio e “eroico”.

Thomas Matthew Crooks è un emulo sfortunato di Antonio Pallante, il prete mancato e studente fuori corso, che nel 1948 sparò a Palmiro Togliatti per “salvare l’Italia” (che a dire il vero si era già salvata dal comunismo qualche mese prima, alle elezioni politiche), ma in realtà per rimettere su una carreggiata gloriosa una vita alla deriva e una giovinezza di delusioni e di fallimenti. Esattamente come il povero Crooks, che a differenza di Pallante con Togliatti, non è uscito vivo con la vittima dal lavacro di violenza della sua frustrazione.

Anche dopo l’attentato a Togliatti i comunisti, come oggi i Maga boys, partirono a testa bassa alla ricerca dei mandanti interni e internazionali, rifiutando di vedere quel che pure avevano davanti agli occhi. La storia di quell’aspirante assassino, la sua faccia da vinto e la traccia dolorosamente chiara di una perdizione umana, che non aveva niente a che fare con un progetto di eversione politica, se non per il suo bersaglio simbolico e gli inintenzionali effetti a catena che avrebbe potuto provocare.

C’è da dire che, nel 1948, Togliatti dall’ospedale disse ai compagni di stare calmi e di disarmare gli ardori rivoluzionari, per ragioni che forse non avevano a che fare con l’intelligenza dell’evento, ma con quella della storia, che al Migliore non difettava (altri e peggiori erano i suoi difetti).

Invece Trump fa il contrario, con una certa coerenza, visto che vuole (da ben prima dell’attentato) che nell’America divampi l’incendio della violenza, vaticinata in caso di sconfitta e ora propiziata in caso di vittoria, come premessa necessaria della sua “dittatura per un giorno”.

Crooks voleva regalare al mondo il cadavere di Trump, per risarcirsi dell'incomprensione del mondo. Ha finito per regalare a Trump il proprio cadavere e all'America l'icona di un cavaliere invitto.