Heartland 

Mentre il vecchio continente è sempre più diviso - al Nord la Brexit, al Sud il Governo gialloverde di Salvini & C, all'Est la comparsa di governi sempre più autoritari, come quelli di Polonia e Ungheria – dall'”altra parte del mondo, sembra si stiano gettando le basi per l'alleanza, volta a scardinare il “sistema” sino ad ora in essere, eredità della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda.

Mentre il vecchio continente è sempre più diviso - al Nord la Brexit, al Sud il Governo gialloverde di Salvini & C, all'Est la comparsa di governi sempre più autoritari, come quelli di Polonia e Ungheria – dall'”altra parte del mondo, sembra si stiano gettando le basi per l'alleanza, volta a scardinare il “sistema” sino ad ora in essere, eredità della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda, che muterebbe il volto della geopolitica del 21° Secolo: quella tra la Cina e la Russia.

James Stravridis, è stato Ammiraglio della US Navy e Comandante Supremo della NATO. Lasciata l'uniforme, ha abbracciato la carriera accademica, divenendo Rettore Emerito della Fletcher School of Law alla Tufts University, nonché quella consulenziale, presso il Carlyle Goup” e la McLarty Associates. Nell'articolo che l'ex “numero uno” della NATO ha scritto per Bloomberg e pubblicato l'11 giugno scorso, viene svolta un'accurata analisi di quelli che sono i legami, sempre stretti, che uniscono Pechino e Mosca.

«Nella famosa commedia Ghostbuster, i “cacciatori di Fantasmi” dovevano attenersi ad una sola regola: non incrociare mai i flussi di plasma che fuoriusciva dalle armi che i quattro personaggi avevano messo a punto per ripulire dalla fastidiosa presenza di spiriti e spiritelli, le abitazioni dei loro clienti. Il medesimo principio, quello del “non incrociare mai i flussi”, avrebbe dovuto essere la regola seguita da Washington e dai suoi alleati, soprattutto se i due flussi si chiamano Cina e Russia. Invece è esattamente quello che sta avvenendo, e questa avvicinamento rappresenta un pericolo globale di altissimo valore».

Che i due paesi stiano pensando concretamente di unire le proprie risorse per modificare o sovvertire l'ordine occidentale basato, oltre che sulla libera circolazione delle merci e su un sistema economico concorrenziale, anche su diritti umani e democrazia, lo si può dedurre da una serie di atteggiamenti e prese di posizione che i due paesi hanno assunto negli ultimi tempi. Scrive Stravridis: «un'indicazione concreta in questo senso è rappresentata dalla rinnovata aggressività che mostra la Marina russa, che sta “sfidando” la Marina statunitense su tutti i mari del mondo, come il recente episodio della “Chanselorville” (la nave americana, che incrociava nelle acque del Pacifico occidentale, zona di mare che i Ciinesi iniziano a considerare di loro stretta pertinenza, è stata avvicinata da una unità russa, che si è portata a quasi 100 metri da quella statunitense, compiendo una manovra che avrebbe potuto mettere in grave pericolo entrambi i battelli, NdR) ha dimostrato».

Nel corso della Guerra Fredda la reciproca posizione che Urss e Cina avevano mantenuto poteva essere considerata di “sospettosa distanza”, mentre negli ultimi anni, questa distanza si è sempre più ridotta, tanto che i due presidenti, Xi e Putin, si sono avvicinati sempre di più. »Questa “vicinanza” - spiega Stravridis – potrebbe sfociare nella creazione di un “blocco” che dominerebbe il continente Euroasiatico, e potrebbe rappresentare il più importante mutamento geopolitico del secolo».

Nello scorso autunno, in Siberia, nella zona di confine tra Russia e Cina, si è svolta “Vostok 2018”, la più grande esercitazione mai effettuata dalla fine della Guerra Fredda, alla quale hanno preso parte centinaia di migliaia di soldati ciinesi e russi. A questa si devono aggiungere le numerose esercitazioni navali congiunte che hanno avuto come teatro le acque, non solo del Pacifico, ma anche quelle del Mar Baltico e dell'Oceano Artico. Solo la scorsa settimana, nel corso di un incontro che si è svolto in Russia, i due leader si sono proclamati reciprocamente “migliori amici”, e il recente allineamento sia economico sia diplomatico, tra Pechino e Mosca, non è altro che un riflesso della ormai stretta vicinanza militare tra i due paesi.

«L'avvicinamento ha una sua certa logica - spiega Stavridis - la Cina è la potenza globale emergente, con una vastissima popolazione, ma priva di risorse naturali. La Russia, dal canto suo, è economicamente in difficoltà, come lo è dal punto di vista demografico. Ma è ricchissima di legno, acqua, minerali, oro, petrolio e gas naturale. Inoltre, i due paesi hanno una lunghissima frontiera comune, e sono decisamente due stati “autoritari”, basati su un sistema monopartitico, e dove il potere è accentrato nelle mani di una sola persona. E, soprattutto, entrambi, condividono una forte antipatia per l'Occidente, per i suoi fastidiosi tentativi di implementare la democrazia e sostenere i diritti umani. Ma soprattutto i due paesi condividono una forte dose di disprezzo per gli Stati Uniti. Questi elementi sono sufficienti a incrementare il grado di collaborazione tra China e Mosca e, forse, a portare ad una formale alleanza militare».

Per l'ex ammiraglio della Us Navy, comunque, questa “intesa”, per la Russia potrebbe rappresentare un pericoloso errore:  «la Russia deve essere molto prudente. La leadership di Pechino ha rivolto uno sguardo assai interessato all'immensa, sottopopolata e ricca Siberia, esattamente come un cane che ha adocchiato una succosa bistecca. Putin, le cui abilità tattiche sono note, potrebbe compiere un errore strategico di ampia portata, nella ricerca di una alleanza formale con la Cina. Nel lungo periodo, infatti, il “socio” dominante sarà Pechino e non Mosca. Al momento, però, l'alleanza con i cinesi permetterà alla Russia di accedere ad un enorme mercato, di ottenere supporto diplomatico e, cosa alla quale la Russia tiene in modo particolare, a controbilanciare la potenza americana».

Come affermato precedentemente, quello dell'asse "Mosca-Pechino" potrebbe rappresentare il maggiore mutamento dell'assetto geopolitico mondiale, un mutamento che porta alla ribalta l'opera di un geografo britannico, Halford MacKinder. Nel 1904, in un intervento presso la Royal Society, MacKinder aveva esposto la sua "Hartland Theory”, pronosticando che qualsiasi nazione avesse dominato la “World Island” - Eurasia e Africa – avrebbe, di fatto, dominato il mondo. L'asse “Mosca-Pechino” potrebbe rappresentare, esattamente ciò che MacKinder aveva descritto: una “nazione” - in questo caso si tratterebbe di una “alleanza” - il cui incontestato controllo dell'“isola” del mondo la porterebbe al controllo dell'intero pianeta.

Stavridis lascia intendere che a bilanciare il mutamento degli equilibri mondiali a favore dell'Eurasia che l'alleanza tra Mosca e Pechino potrebbe comportare, dovrebbe essere incentrata dalla teoria esposta da Alfred Thayer Mahan, ufficiale della Us Navy che, quasi in contemporanea con il geografo britannico, aveva indicato nelle potenze marittime – Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e loro Alleati – le uniche in grado di opporsi alla potenza Euroasiatica.

«Al momento gli Usa e i suoi alleati, devono prestare la massima attenzione alla crescente cooperazione tra Cina e Russia; in particolare dovrebbero raccogliere il maggior numero di informazioni utili a comprendere dove questa “alleanza” tra Mosca e Pechino possa giungere e fare ciò che è possibile per intraprendere la strada che porti a un'Europa davvero unita, oltre che a rafforzare le alleanze e le partnership con quei paesi che sorgono alla periferia dell'Asia».

Sembra che al momento, il richiamo alla realtà dell'ammiraglio Stavridis stia cadendo nel vuoto: l'Europa, attraversata da una ondata di antieuropeismo feroce, non sembra destinata a giocare il ruolo che naturalmente le compete, quello di alleato degli Usa, e questo non fa altro che diminuire le capacità di resistenza del “cugino” americano a fronte dell'avanzata delle potenze euroasiatiche. Questo atteggiamento europeo aumenta il valore strategico della probabile alleanza tra Cina e Russia, proprio agli occhi dei due stessi contraenti, e ciò si deve aggiungere il fatto che la “Road and Belt Initiative” risulta ancora più attraente per quelle nazioni che sorgono ai confini dell'Eurasia, soprattutto se la “Nuova via della Seta” si pone all'interno di una intesa più generale con la Russia.