C'è una novità interessante a misura di cittadino nella nuova legge elettorale. Finalmente sul sito del Viminale saranno pubblicati in maniera accessibile liste, programmi e statuti di ogni partito che corre alle elezioni.

La disposizione in realtà era già prevista nella legge sui partiti approvata alla Camera, ma fermatasi al Senato in corso d'opera. Con qualche fatica, anche su spinta della presidenza della Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, questa semplice innovazione è diventata legge, tra la diffidenza dei partiti.

Molto spesso il deposito del programma presso il Viminale è stato infatti un atto meramente formale, sottratto ad un vero controllo esterno. Dalle prossime elezioni del 4 marzo, invece, programmi e proposte potranno essere leggibili non solo attraverso slogan e show in tv, ma attraverso canali istituzionali.

Sarà curioso valutare l'effettivo grado di interesse dei cittadini-elettori, molto probabilmente saranno solo i più secchioni a usufruire di questo strumento. Di sicuro, però, non ci saranno alibi alla disinformazione e le elezioni potranno contare su un livello di trasparenza maggiore sul lato dell'offerta politica.

Un'altra innovazione che desta qualche curiosità applicativa sarà il tagliando antifrode. La misura, pensata per prevenire l'uso di schede false, potrebbe rallentare le operazioni di voto. Ogni scheda sarà infatti dotata di un apposito tagliando rimovibile, collegato a un codice progressivo alfanumerico generato in serie, che verrà rimosso e conservato dagli uffici elettorali prima dell'inserimento della scheda nell'urna.

Toccherà poi al solo presidente di seggio, dice la legge, staccare il tagliando antifrode dalla scheda, controllare che il numero progressivo sia lo stesso annotato prima della consegna e, successivamente, porre la scheda senza tagliando nell'urna.

Queste due novità dimostrano molto facilmente come l'esercizio concreto della democrazia implichi dei costi, non solo informativi e di tempo, ma anche operativi, di realizzazione di processi come la stampa del tagliando antifrode o la raccolta di liste e programmi con conseguente pubblicazione.

Sono costi che vale la pena di affrontare con soldi pubblici per tenere in vita il modello del cittadino informato e interessato a non vendere il proprio voto. Investimenti democratici, si spera e non costi, in un periodo in cui questo stesso modello, almeno sul primo versante, sembra essere messo fortemente in discussione.