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Ultime ore di campagna elettorale in Svezia dove domenica prossima gli svedesi saranno chiamati al voto per eleggere un nuovo Parlamento, i consigli regionali e comunali. Un usuale election day che mette ancora una volta alla prova la resistenza dei partiti tradizionali di fronte all’avanzata degli Svedesi Democratici (SD), il partito di estrema destra guidato da Jimmy Akesson.

Gli ultimi sondaggi sono concordi su un punto: dalle urne non uscirà una maggioranza chiara, un trend consolidato rispetto alle ultime due consultazioni che hanno visto il formarsi di governi di minoranza guidati prima dal centrodestra (nel 2010) e poi dal centrosinistra (nel 2014).

L’ostacolo, ancora una volta, è rappresentato dalla crescita di SD e dal calo dei consensi ai Socialdemocratici e ai Moderati. Il partito di Akesson è molto vicino a quadruplicare i voti presi nel 2010, passando dal 5,7% a circa il 20%. Un’impennata legata alle posizioni anti-UE e anti-immigrazione molto sentite in Svezia dove, per esempio, nel 2017 il numero delle nascite è stato inferiore al numero dei migranti arrivati (115mila contro 144mila).

La Svezia, infatti, è il Paese europeo con più rifugiati (23,4 ogni mille abitanti contro i 2,4 dell’Italia, dati Unhcr) e, per quanto il governo uscente abbia promosso anche politiche di espulsione - non senza creare malumori tra gli industriali che hanno minacciato delocalizzazioni -, gli svedesi sembrano avvertire un peggioramento nei servizi e nel welfare, un tempo tratto distintivo del Paese scandinavo e oggi bersaglio di una non perfetta integrazione con gli immigrati, soprattutto sul fronte della disoccupazione.

Anche il tema della sicurezza fa breccia sull’elettorato, non per forza con implicazioni terroristiche. Nel corso degli anni sono aumentati gli episodi di violenza a Stoccolma, Malmoe e Goteborg, dove a Ferragosto un incendio di più di 100 auto ha fatto molto scalpore nell’opinione pubblica. Nel 2017 il numero delle vittime di omicidi è salito al massimo storico mentre è aumentato il numero di stupri e di casi di violenza sessuale.

Ciononostante e malgrado un possibile sorpasso a danno dei Moderati, il sistema proporzionale svedese non permetterà molti margini di manovra agli Svedesi Democratici che potrebbero comunque restare fuori dal governo, a meno di un’apertura dei Moderati tutta da definire.

Rispetto alle elezioni del 2014 caleranno i consensi anche dei Socialdemocratici (dal 31 al 25%), diretti non verso gli Svedesi Democratici, ma verso il Partito della Sinistra che passerebbe dal 5 al 10%. Non si esclude nemmeno che il centrosinistra possa trovare sostegni all’interno della coalizione del centrodestra (Liberali o Partito di Centro).

Al di là degli incastri per garantire la governabilità, ciò che conta è che con ogni probabilità le elezioni di domenica cambieranno il volto politico di una Svezia sempre più socialmente divisa, alle prese per la prima volta con un robusto tripolarismo, con l'irresistibile quanto solitaria ascesa di Akesson, a cui fa da contraltare, non si sa quanto resistente, la coesione interna delle coalizioni.