siria attacco

Penso a quando fra diversi anni la Siria sarà storia, finalmente condivisa almeno nei suoi tratti essenziali, e a quanto risulteranno grotteschi i negazionismi ostinati a difendere Assad, quelli che da cinque anni ci raccontano che non avrebbe senso che usi armi chimiche perché tanto sta per vincere la guerra; che ogni anno gli USA (più tutto il mondo civile, contro Russia, Cina e Pakistan) si inventano un attacco chimico per destituire Assad, mentre Assad è ancora lì e gli Stati Uniti sono rimasti con un ruolo marginale.

Penso a quando finalmente comincerà a essere accettata l’idea che non esistono più solo gli USA come unico deus ex machina della politica mondiale, che gli attori ormai sono tanti, spesso molto più spregiudicati e cinici, e che forse addirittura ci mancherà quel secolo americano, pur con tutti i suoi errori, eccessi e talvolta crimini. A quanto è grottesco ridurre tutto a una eterna crociata “per il petrolio” a stelle e strisce, come se dalle altre parti non si contrapponessero miriadi di altri interessi, e come se gli identitarismi religiosi del Medio Oriente fossero solo un vestito, come ormai li intendiamo noi occidentali.

A quanto risulterà ridicolo ritrovare gli appelli che si leggono oggi da politici come Salvini “contro la guerra”, che ovviamente è tale solo quando viene da paesi occidentali, dopo più di 5 anni di mattatoio sanguinario che ha devastato un intero popolo, visto orribili crimini di guerra e perpetrato forse la più grande tragedia dalla Seconda Guerra Mondiale. Mentre il mondo civile se ne fotteva e si limitava a pararsi dai danni stringendo accordi con gente come Erdogan per non fare entrare troppi profughi. O nel migliore dei casi, concepiva il senso di umanità come accoglienza per chi riesce a scappare, fottendosene però di tutti gli altri che non sono riusciti a scappare.

Chissà se ci saremo resi conto che non è un caso se nel momento in cui abbiamo dato meno importanza ai diritti umani lontano da casa abbiamo cominciato a dare meno importanza anche alla democrazia e alla libertà in casa nostra, mettendo in discussione valori che sembravano assodati. E chissà se non ci mancherà quell’abbozzo di giustizia internazionale che avevamo faticosamente creato, quell’idea che i paesi liberi e democratici dovessero allearsi per difendere anche un’idea del mondo, e non solo le proprie piccole contingenze. Perché se a guidare il mondo non saranno Paesi liberi e democratici, pur coi loro limiti, allora a guidare il mondo potrebbero essere altri, molto peggiori.

Questo a prescindere di cosa accadrà in Siria (niente di così decisivo, temo), a prescindere di cosa si debba fare con Assad e in quali tempi, e del fatto che intervenendo si possano comunque peggiorare le cose. A prescindere in sostanza da ciò che devono o dovranno fare i capi di Stato: è la percezione diffusa che mi dispiace e nella quale non mi riconosco: quella della comunità occidentale che, bene o male, esiste anche se agiamo e pensiamo come se non esistesse.