Padella fiamme

I prossimi giorni - o forse già le prossime ore - ci diranno se l'alternativa tra la padella del Tedeschellum e la brace del Consultellum un Parlamento sbandato e commissariato da misure sinistramente poliziesche (le modalità di voto imposte ai grillini per rendere di fatto palese il voto segreto) sceglierà la prima o la seconda. Dai primi voti l'accordo, che ieri sembrava scricchiolare, oggi sembra destinato a crollare.

In entrambi i casi pare che il Parlamento, per responsabilità convergenti e non disgiungibili di tutti i contraenti del patto a quattro (Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini) che sta difendendo il testo del relatore Fiano, abbia definitivamente perso la possibilità di fare una legge elettorale capace di rendere governabili il Paese e le istituzioni e di non precipitare il Parlamento in una sorta di assemblearismo vetero-consociativo, compromissorio e inefficiente.

Visto che le leggi elettorali non sono buone o cattive in sé, ma in primo luogo in relazione alle caratteristiche del sistema politico di un Paese, è abbastanza evidente che il tedesco snaturato che la Camera sta votando non potrà avere esiti tedeschi, perché all'Italia mancano, oltre agli elettori, anche i partiti tedeschi. La "quadriglia bipolare", che ha ordinato per anni in Germania la competizione bipolare tra due schieramenti contrapposti (cristiano-democratici e liberali contro socialisti e verdi), anche quando è andata in crisi ha trovato una clausola di salvaguardia in accordi di grande coalizione tra i due maggiori partiti, certo concorrenti, ma non opposti secondo la logica sistema-antisistema.

In Italia non ci sono quattro forze di governo, né la possibilità di rispondere all'impasse bipolare con l'alleanza componibile tra i due maggiori partiti, ma una forza di governo e tre forze di anti-governo, una delle quali, Forza Italia, rimbellettata dal Cavaliere per l'occasione, si presenta come unica possibile alleata del PD. Ma il governo Renzi Berlusconi non sarebbe la versione italiana del governo Merkel-Gabriel, per la ragione, abbastanza evidente, che Berlusconi non è la Merkel.

Dall'altra parte, se saltasse il tavolo del Tedeschellum e si tornasse al voto con i due Consultelli cucinati dalla Corte demolendo prima il Porcellum e poi l'Italicum, gli esiti sul piano del sistema sarebbero sostanzialmente identici, perché identica, al netto degli sbarramenti differenziati (3% alla Camera e 8% al Senato) e delle preferenze, sarebbe la meccanica proporzionale. Anche in quel caso ci si potrebbe attendere nella migliore delle ipotesi un governo-ammucchiata, privo di qualunque unità politica e strategica, una mera sommatoria di interessi, idiosincrasie e opportunismi assortiti e anche contraddittori.

Si potrà obiettare giustamente che la ragione per cui l'Italia non può permettersi, a differenza di altri Paesi, un sistema di voto proporzionale è la stessa che le impedisce oggi di fare una riforma elettorale diversa da quella che cronicizzi il particolarismo politico. Particolarismo di cui, peraltro, non sono affatto responsabili i cosiddetti "piccoli partiti", che nella Seconda Repubblica non hanno avuto alcun ruolo ostruzionistico (tutte le crisi politiche sono nate, come nel 2006, da risultati elettorali incerti o, come nel 1995, nel 1998, nel 2011 dal collasso dei grandi partiti o dalla rotture dell'accordo tra grandi partiti - FI o Ulivo - e partiti tutt'altro che piccoli - Lega e Rifondazione Comunista) e nella Prima sono stati, a partire dal 1948, un determinante elemento di stabilizzazione della democrazia italiana di fronte al fattore K.

Però rimane il fatto che - si voti con il Tedeschellum o il Consultellum - la prossima sarà un'ennesima legislatura di transizione, nella infinita transizione di una democrazia pericolosamente incompiuta.

@carmelopalma