vanderbellenohofer

La paura come motore del consenso. La paura dei profughi e degli immigrati, della concorrenza dal basso su un ceto medio le cui sicurezze sono state erose dalla crisi più di quanto gli indicatori macroeconomici di un paese possano mostrare, ma anche la paura, uguale e contraria, della paura stessa e delle sue possibili conseguenze pratiche.

Per il momento in Austria è stato il doppio turno a sterilizzare l’eventualità che Norbert Hofer, rappresentante del partito di estrema destra FPOE, diventasse Presidente della Repubblica, ma se si indagano le ragioni che hanno spinto gli austriaci a votare Alexander Van der Bellen, vedremo che ben il 48% degli intervistati ha ammesso di averlo scelto solo ed esclusivamente per fermare l’avversario, e il 36% di loro non aveva mai votato un Verde prima di domenica: il vecchio leader ambientalista può rivendicare il merito di aver arrestato -almeno per il momento - una pericolosa deriva per il suo paese, e al tempo stesso convivere con la consapevolezza di non esserci riuscito per meriti suoi.

austriavoto

Paura della paura, quindi, o voto-contro del voto-contro. Una radicalizzazione cieca ed estrema delle competizioni elettorali che esclude i contenuti dai meccanismi di formazione del consenso, e che vedremo presto in scena negli Stati Uniti di Clinton vs Trump, e della quale abbiamo avuto un’anticipazione in Italia alle scorse europee, prima della replica d’autunno per il referendum costituzionale. 

In Austria l’emergere delle forze populiste e antisistema - ne abbiamo parlato dopo il primo turno - ha arroccato i partiti moderati nella roccaforte della Grande Coalizione, svuotando di senso il bipolarismo sul quale le democrazie occidentali hanno strutturato le loro istituzioni lungo decenni: una roccaforte dalla quale quegli stessi partiti non possono che svolgere un ruolo di spettatori ininfluenti degli eventi: non è stato infatti l’attivismo del governo alla frontiera del Brennero a fermare l’avanzata di Hofer - né a salvare la poltrona dell’ex cancelliere Werner Faymann. E allo stesso modo non sarà probabilmente la designazione di un quasi-tecnico come Christiam Kern alla carica di cancelliere, dopo il breve interim di Mitterlehner, a fermare il malcontento che ha investito i socialdemocratici e i popolari e li ha esclusi dal ballottaggio per la Presidenza della Repubblica, e che ha indotto gli austriaci a cercare opzioni "non convenzionali" sulle quali riversare i loro voti.

Ma se questa è la strada verso una nuova normalità, è probabile che sia una strada breve, dissestata e senza uscita.

@giordanomasini