Pannella santo subito (ma cancellando i miracoli)
Istituzioni ed economia
Sono bellissimi gli auguri di compleanno a Pannella, un panegirico durato 24 ore che fa impallidire i complimenti di Plinio il giovane a Traiano. Però è doveroso notare che, a differenza dell'encomiastica greca e latina, nelle odi a Super Marco si sprecano gli aggettivi e latitano i sostantivi.
'Le tante battaglie sostenute', dice Silvio Berlusconi, ma non specifica quali. 'Lievito della società civile', dice Fausto Bertinotti, ma non spiega perché. E poi Vecchio Leone, Marco Nostro, Grande Combattente, e giù per li rami della retorica dell'eccezionalità, fino al punto che uno straniero potrebbe pensare che Pannella sia un calciatore, o uno stilista, o un frate missionario molto famoso, un Padre Pio o un Gigi Riva, indifferentemente.
Si scopre così che le battaglie di Pannella sono tutt'oggi imbarazzanti. Dire divorzio, aborto, cannabis, giustizia giusta, amnistia, referendum e anche (lo aggiungo perché personalmente non l'ho dimenticato) dialogo con tutti, fascisti compresi, critica alla partitocrazia, eccetera, risulta faticoso anche adesso che metà di quelle campagne sono vinte e consegnate alla storia del Paese.
È l'ipocrisia della politica. Ma più oltre il vago disagio che provoca l'evocare la parola “diritti” in un mondo che non l'ha mai metabolizzata fino in fondo, e che Marco Pannella – quando era l'evocatore di referendum travolgenti, il granellino di sabbia nella macchina del consociativismo – non lo ha mai digerito e ancora si ricorda la fatica che gli costò inseguirlo, delimitarlo, sterilizzarlo.
Il Pannella che piace è quello odierno. Molto anziano, lontano dai riflettori, trasformato in icona di una generica passione politica, senza specifiche troppo precise. Ché, se no, bisognerebbe rendergli omaggio come "portatore di quella che un tempo chiamavamo la politica pura" (fu Giulio Andreotti, suo acerrimo nemico, a definirlo così) e motore dell'Italia immobile del secondo Novecento, oltre le convenzioni dominanti e lo stagno dei partiti convenzionali. Parlare dei contenuti di Pannella anziché della loro forma, vorrebbe dire mettere in discussione l'ideologia italiana che ha trasformato la parola “liberale” in un grazioso décor per il presepe della destra e della sinistra, a fasi alterne, e farsi carico delle conseguenze.
E allora, meglio Vecchio Leone, Marco Nostro, Gran Combattente, meglio santificarlo per il suo carattere, i suoi digiuni, le sue marce, persino il suo tabagismo e i suoi capelli lunghi, piuttosto che entrare nel merito del “cosa condividiamo con Pannella”.
Cito a memoria, a caso e alla rinfusa: Pannella che contesta le leggi emergenziali degli anni '70; Pannella che si fa arrestare fumando uno spinello nel ’75 nella sede del partito, e si fa riarrestare vent’anni dopo, a Porta Portese, non più fumando, ma regalando spinelli ai poliziotti durante una manifestazione pubblica; Pannella che fa irruzione nello studio del Tg2 con un cartello-sandwich contro la Rai; Pannella che, col 2 per cento, porta il 40 per cento degli italiani al referendum contro i soldi ai partiti; Pannella che candida Cicciolina; Pannella che candida Toni Negri; Pannella che candida Tortora e Modugno; Pannella amico del Dalai Lama; Pannella che fa mettere in onda Ultimo Tango a Parigi da Teleroma 56 sfidando la censura; Pannella contro la guerra in Iraq che si sbraccia per una soluzione politica centrata sull'esilio di Saddam; Pannella che va ai congressi della Federazione Anarchica, ma anche del Msi; Pannella che nel '59 lancia l'appello per l'unità di Pci, socialisti e radicali contro il regime democristiano.
Qual è, esattamente, il Pannella che vi piace? Quali “le comuni battaglie”? Ecco, me lo sono domandato leggendo questi bizzarri auguri di compleanno, dove si rende omaggio a Marco santo subito, senza citarne i miracoli. Non ho trovato la risposta, ma tendo a credere che in realtà l'unico Pannella che piace sia quello trasformato in statua: altissimo, grandissimo ma finalmente inoffensivo.