Da pochissimo circola tra addetti ai lavori la bozza del decreto-legge relativo all'abolizione della seconda rata dell'IMU prima casa.  Dalla lettura del testo (i cui contenuti sono stati diffusi da Public Policy), emerge un elemento-chiave: per l'anno 2013 non è dovuto solo l'importo calcolato applicando l'aliquota e la detrazione stabilita dal singolo Comune per il 2012. In parole povere, se un Comune ha disposto (o intende disporre nei prossimi giorni) per l'anno in corso un incremento di aliquota o una rimodulazione delle detrazione, tali da far aumentare l'importo da pagare per il contribuente, la differenza tra l'importo fissato dal comune per il 2013 e quanto pagato nel 2012 sarà da pagare.

Non si tratta di un'ipotesi di scuola, ma di un caso molto frequente, come ha sottolineato giorni fa il Corriere della Sera: a Milano, ad esempio, il Comune ha già fissato l'aliquota dell'IMU prima casa allo 0,6% (il massimo consentito), in crescita rispetto allo 0,4% del 2012. Molti altri Comuni della penisola hanno fatto lo stesso. In alcuni casi l'importo complessivo per il 2013 è molto superiore a quello del 2012, addirittura il doppio.

E' evidente che la ratio del decreto, per come è formulato, è quella di evitare che i Comuni aumentino strumentalmente l'aliquota di un'imposta abolita per l'anno in corso per ricevere un maggior trasferimento dallo Stato, come compensazione per l'abolizione dell'imposta. (si ricorda che, ad oggi, l'IMU è ancora un'imposta vigente; per il 2014 e gli anni a seguire sarà abolita solo con l'entrata in vigore della nuova tassazione immobiliare, per ora in discussione parlamentare e ancora molto incerta).

Insomma, salvo ulteriori modifiche del decreto, per molti contribuenti la seconda rata dell'IMU prima casa non verrà abolita, ma solo ridotta.

 

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