Boeri e gli over 55: l'Italia è (ancora) un Paese per vecchi
Istituzioni ed economia
Il presidente dell'INPS Tito Boeri, in una intervista rilasciata a Repubblica di oggi, ha delineato gli interventi che il Governo - o l'INPS stessa in questo caso, strano caso di un ente previdenziale che fa direttamente proposte di policy, una novità con cui dovremo fare i conti - intende prendere per modificare la famosa e vituperata legge Fornero. La riforma delle pensioni è accusata di essere troppo rigida, e di aver causato indirettamente, in un periodo recessivo, un aumento della disoccupazione e della povertà fra le persone di età superiore ai 55 anni.
Il futuro intervento dovrebbe consistere nel far pagare un contributo di solidarietà a tutti coloro che hanno una pensione retributiva superiore al montante rivalutato dei contributi versati lungo la carriera lavorativa, sebbene la mancanza di dati digitali storici, a quanto ne sappiamo, non permetta con precisione l'identificazione dei contribuenti "baciati dalla sorte", e sarà forse dunque necessario applicare una metodologia di calcolo a ritroso, con tutti i problemi legati alle ipotesi necessarie alla stima. Oppure, si utilizzerà un qualche altro indicatore reddituale che passi le forche caudine della Corte Costituzionale, già intervenuta in passato per cassare la legge che istituiva un contributo di solidarietà sulle pensioni alte.
Come si nota, tecnicamente l'idea si presta già a non pochi ostacoli attuativi. Il gettito così racimolato, comunque, sarebbe usato, nelle intenzioni di Boeri, per un programma di sostegno alla povertà degli over 55 che hanno perso un lavoro. La ratio sarebbe quella di proteggere persone vulnerabili, in quanto la percentuale di coloro che ritrovano un lavoro, a quelle età, è in effetti - e non solo in Italia - molto bassa. Le risorse sarebbero, dunque, redistribuite a persone dello stesso gruppo di età, o leggermente più giovani, dei pensionati da tassare.
Al di là dei tecnicismi giuridici ed economici, è davvero così necessario aumentare la protezione sociale per un gruppo di età che negli anni ha già ricevuto ampie tutele, come il dato spaventoso del quasi 15% di PIL pagato in pensioni, record galattico, ci ricorda ogni giorno? Non nascondiamo la gioia di dover fare un po' di fact-checking, come si suol dire nei nostri giorni, delle dichiarazioni del Presidente INPS, che in passato ha fustigato non pochi governi, accusati - spesso con metodo indiscutibile - di motivare gli interventi di politica economica con considerazioni distanti dalla realtà, così come catturata dai dati. Nessuno è immune dalle critiche, e quando si salta la barricata, per passare da watchdog a policy maker, non si sottostà a regole diverse da qualsiasi governante.
Iniziamo dalla considerazione sugli effetti della Fornero. Con i dati disponibili, presentati nella tabella sottostante, è arduo dire che il rischio di disoccupazione è aumentato sensibilmente per i lavoratori della classe di età 55-64, dopo la riforma delle pensioni fatta dal governo Monti. Il tasso di disoccupazione per questa classe di età è in pratica immutato, mentre per i giovani di età 15-24 - nello stesso periodo considerato - è aumentato di ben sette punti percentuali! Prima osservazione: la legge Fornero NON ha causato alcun aumento sensibile e significativo nel rischio di disoccupazione per gli over 55, e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario.
Tabella 1: Tassi di disoccupazione dopo la riforma Fornero per classi di età
Boeri, nell'intervista, giustifica l'intervento con la preoccupazione per il rischio di grave deprivazione sociale e materiale in caso di perdita di lavoro a tarda età. Il rischio di povertà si aggiungerebbe, perciò, a quello di disoccupazione. Il grafico sottostante mostra i trend, da metà anni '80 in avanti, dell'incidenza della povertà relativa, definita alla soglia del 50% del reddito mediano disponibile. Fatta 100 l'incidenza per il totale della popolazione, si nota come, nel periodo considerato, vi sia stato un brusco calo nel rischio di povertà per le persone sopra i 50 anni - così come il massiccio trasferimento di risorse pensionistiche farebbe, tra l'altro, sospettare anche a un non addetto ai lavori.
Figura 1: Povertà relativa per classe di età (incidenza su totale = 100)
Come si nota dai dati, è difficile sostenere che i nostri anziani siano lasciati all'addiaccio. L'incidenza della povertà per il gruppo 51-65 è passata da essere il 20% più alta della media a più del 20% minore. In termini assoluti l'incidenza è diminuita dal 18% del 1984 al 10% del 2011: quasi dimezzata. Nel frattempo, il rischio di povertà per i più giovani è fermo, da metà anni '90, a livelli incredibili. Anzi, la crisi ha di nuovo aumentato di un punto percentuale il tasso di povertà per i minori di 17 anni, passato dal 16 a oltre il 17%. Non meritano forse anch'essi tutela? Nello stesso giorno, fra l'altro, il responsabile economico del PD, Filippo Taddei, ha elencato fra le priorità di spesa del "tesoretto" (oh my god) anche i disoccupati di più di 55 anni. Chi pensa ai giovani, in questo guercio paese?
È vero, mancano i dati sulla povertà per gli anni più recenti, ma se s'incrociano con quelli presentati sulla disoccupazione e sull'aumento della spesa pensionistica negli ultimi anni, non si vede come si possa sostenere che la ratio dell'intervento sia quella di dover assolutamente proteggere dalla povertà una classe di età che, nei fatti, non sembra cavarsela poi così male.
Vogliamo ricordare una semplice constatazione di politica economica: tutti gli interventi di redistribuzione possono trovare una qualche giustificazione. È la democrazia rappresentativa, che dona ai governanti il diritto di tutelare le persone, i gruppi, le imprese, che più si ritengono meritori. Ci limitiamo a segnalare che con una distribuzione di età come quella mostrata nell'ultimo grafico, dove gli over 50 rappresentano il 40% della popolazione e quasi il 50% dei votanti, e l'incredibile capacità dei nostri governanti a essere Robin Hood strabici, non si vede come i giovani di questo paese, cui si riservano servizi pubblici vergognosi come la vituperata Garanzia Giovani, possano tornare ad avere speranza in un futuro migliore. Il paese di Cocoon ha preso il posto di quello dei balocchi.
Figura 2: Distribuzione cumulata per età della popolazione e della popolazione maggiorenne (votanti)