Quer pasticciaccio brutto de piazza Navona
Innovazione e mercato
"Salviamo la festa di piazza Navona", supplica una pagina aperta su Facebook qualche giorno fa.
Nella presentazione, poi, si arriva a toni dickensiani, che, se non fosse per i punti e le virgole usati alla Totò e Peppino, provocherebbero senza dubbio commozione generale: "L'amministrazione comunale vuole cancellare 140 anni di storia,.. Aiutaci anche tu a bloccare questo funerale.... Fai sorridere migliaia di bambini.....
Roba che uno, senza sapere nulla delle vicende sottostanti, potrebbe pure pensare che questi signori rappresentino un'associazione benefica, il Telefono Azzurro o qualcosa del genere, e aderire entusiasta alla loro battaglia.
È sufficiente entrare nella pagina, però, per capire che di commovente, in effetti, c'è poco o nulla. Le sole lacrime che vengono spontanee sono quelle delle risate per uno dei "social media EPIC FAIL" migliori (o peggiori, dipende dai punti di vista) del 2014.
La vicenda del mercatino di piazza Navona, in sé e per sé, di comico avrebbe poco: i dettagli del contenzioso tra gli ambulanti romani (sempre le stesse – poche - famiglie da decenni, ça va sans dire) e il resto del mondo (Ministero, Soprintendenza, municipio, cittadini romani...) eccoli qua.
Basta dare un'occhiata ai documenti per capire che questa è la solita storia arci-italiana in cui i presunti "diritti acquisiti" di pochi vengono perseguiti a danno della collettività, in cui l'interesse degli addetti a un particolare servizio conta di più della volontà di chi di quel servizio dovrebbe essere beneficiario e in cui soprattutto, agitando la bandiera dei bambini che piangono e dei "posti di lavoro da salvare", una lobby minoritaria ma con i contatti giusti riesce a scavalcare ogni limite di legge, a scapito di tutti gli altri. O almeno ci prova, perché pare che quest'anno sia andata male, ma non è ancora detta l'ultima parola.
Nella mattinata di sabato 6 dicembre, il blog Roma fa Schifo, lo stesso che aveva denunciato l'ennesimo tentativo di prorogare un bando scaduto da anni a scapito della sicurezza e del decoro urbano, pubblica un post in cui racconta che le solite famiglie di ambulanti hanno presentato regolarmente le domande per gestire i banchi del mercatino, e hanno altrettanto regolarmente ottenuto le licenze; poi, però, "in segno di protesta" contro il Comune che, per rientrare nella legalità, ha ridotto il numero dei banchi ammessi, quelle licenze non sono andate a ritirarle.
Un viaggio e due servizi, insomma: da una parte fanno credere che, se il mercatino quest'anno non ci sarà, è colpa del cattivo sindaco Marino (e, per ribadire ulteriormente la tesi, tappezzano Roma di affissioni abusive), dall'altra impediscono l'accesso alla gestione dei banchi a chiunque altro.
Quello che usano è il classico metodo da bulletti del quartierino su cui sembra reggersi il nostro Paese, e particolarmente la sua capitale: o si fa quello che vogliamo noi, o non permettiamo che si faccia nient'altro. Ah, e cercano anche di passare per vittime, ché il "chiagni e fotti" di borbonica memoria, a quanto pare, è ancor oggi il metodo che fa più presa sui media italiani.
La storia internettiana della pagina Facebook "Salviamo La Festa Di Piazza Navona." [punto, punto e virgola, maiuscolo, fai vedere che abbondiamo, NdR], però, riesce a riscattare tutto lo squallore della vicenda, riconducendola alla dimensione della farsa: l'unica, in effetti, dove può risplendere come merita.
La pagina viene creata in fretta e furia il 5 dicembre, dopo che gli ambulanti si sono visti opporre l'ennesimo no all'annullamento del nuovo bando da un Comune meno compiacente di quanto si aspettassero: la descrizione è quella lamentosa e piena di puntini che abbiamo già visto, gli aderenti alla campagna sono qualche centinaio.
Gli admin pensano bene di cominciare a pubblicare qualche foto del mercatino, scegliendole saggiamente fra quelle degli anni '50: commettono, però, l'errore di pubblicarne, subito dopo, delle altre, quelle della festa oggi, con un risultato che sembra uno spot contro di loro.
La pagina comincia a diventare bersaglio delle critiche e delle risate di chi del mercatino così com'è non ne può più: alcuni commentatori appaiono indignati, altri divertiti, ma praticamente tutti si trovano d'accordo sul fatto che un mercatino del genere, diventato negli anni un'accozzaglia cafona e senza senso, è meglio perderlo che trovarlo.
Ora, voi capite che, per una pagina che si chiama "Salviamo La Festa di Piazza Navona.", il fatto che il 90% dei commentatori sia concorde nel ritenere quella festa tutto tranne che qualcosa da salvare non è esattamente un successone.
Gli admin entrano in stato confusionale: hanno intenzione di dimostrare che la loro battaglia non è solo pilotata dalla famiglia Tredicine, ossia i più ricchi e potenti bancarellari romani, ma scrivono un commento che dice tutto il contrario ("Piazza Navona è di Tredicine!"), per poi correggerlo tre volte.
I commenti alla vicenda diventano sempre di più, ma questa non è una buona notizia per gli admin: la gente continua a prenderli per i fondelli. I povericristi, dunque, cercano di correre ai ripari: bloccano molti dei commentatori più agguerriti, cancellano i loro commenti e pubblicano un post in cui, in un italiano molto approssimativo, accusano gli astanti di "fare confusione" e cercano di porsi, in maniera conciliante, come rappresentanti di una non meglio identificata "tradizione".
Vengono di nuovo spernacchiati senza pietà da persone che si chiedono se quel portento di sgrammaticatura sia stato scritto da uno dei subaffittuari bengalesi delle varie bancarelle, e quale mai tradizione possa essere rappresentata dai pupazzi di Peppa Pig made in China.
La situazione, ai poveri admin, sta decisamente sfuggendo di mano: su centinaia di commenti si fa fatica a trovarne uno favorevole alla loro battaglia e la sezione dei post degli utenti è invasa da parole di fuoco contro il degrado del mercatino negli ultimi anni.
Decidono dunque di cammellare un po' di truppe e cominciare a rispondere più nel dettaglio ai vari commenti. Che non sarebbe neanche male, come linea d'azione, se scegliessero persone in grado di intavolare un confronto civile: peccato che invece il compito venga affidato a gente palesemente non in grado di svolgerlo.
Anche il trucchetto di pubblicare una "lettera di un ammiratore", peraltro ormai sgamato anche dai bambini del club di Topolino, si rivela una pessima, pessima idea.
La sensazione è che si stia tentando di svuotare l'Atlantico col cucchiaino di Barbie; dopo che il disastro è andato ancora avanti, però, arrivano due o tre utenti che si dichiarano tra gli ambulanti esclusi dal mercatino a causa delle nuove regole e che sono in grado di articolare un paio di concetti in italiano.
Finalmente, pensano gli ingenui commentatori, ci sarà la possibilità di una discussione: cominciano quindi a far presente agli esclusi che, visto che tra le bancarelle ammesse molte sono riconducibili a due o tre famiglie, convincere i proprietari di queste ultime a cedere qualche spazio a chi è rimasto escluso sarebbe un esempio di solidarietà ben migliore dell'attuale ricatto "o tutti o nessuno". Così, peraltro, non sarebbe necessario "imporsi" su chi è di diverso avviso, diciamo.
Il confronto si articola poi su un altro tema: il parere ministeriale contrario all'ulteriore proroga di bandi scaduti è stato pubblicato ad agosto 2014 a seguito di una discussione che andava avanti, sembra, da febbraio, quindi che le cose stessero per cambiare si sapeva da molto prima delle "due settimane" di preavviso che gli ambulanti sostengono siano state concesse loro dal Comune.
A questo punto, però, sugli utenti rei di aver domandato troppo cala la mannaia di quei volponi degli admin, che pensano bene di bannare, tra gli altri, un consigliere municipale del Centro Storico, la sottoscritta e un altro paio di giornalisti, a dimostrare la loro capacità di mantenersi in ottimi rapporti con la stampa e la politica locale.
Già, la stampa. Quella stampa che già negli anni scorsi non era mai stata tenera con il degrado in cui è precipitato il mercatino e che certo, di fronte all'atteggiamento retrivo e bullesco degli ambulanti, non è probabile cambi orientamento adesso.
La pagina, nel frattempo, diventa un delirio di sedicenti ambulanti che si rispondono fra loro, raccontando esperienze ai limiti del paranormale (che poi uno si chiede, ma se gestire una bancarella è così terribile perché questi ne parlano come di un "diritto acquisito" e dicono di aver speso quattrini su quattrini per comprarsi la licenza?), e insultano commentatori random, alcuni in maiuscolo alcuni no, per ricreare la gioiosa atmosfera dell'ando' cojo cojo che tanta gloria ha dato all'ambulantato romano.
Epic fail sul fronte grafico, epic fail sulla qualità dei contenuti, epic fail nel confronto con gli utenti in disaccordo, epic fail nel farsi fregare il nome da una pagina con lo scopo opposto, epic fail con i giornalisti: la pagina degli ambulanti di piazza Navona è un preziosissimo bignami di tutto quello che NON bisogna mai fare per acquisire una buona reputazione su Internet.
L'amministrazione Marino, se veramente volesse dare un segnale di discontinuità, non avrebbe che da liquidare con una risata le pretese abnormi di gente palesemente incapace di rapportarsi al mondo moderno, sopravvissuta lavorativamente solo grazie a norme che privilegiano l'anzianità a scapito della concorrenza e falsano il mercato.
Questo, per tanti cittadini romani esausti di vedersi sempre scavalcati dal primo che fa la voce grossa, conterebbe più di tutte le inchieste e le intercettazioni del mondo.