Internazionalizzazione del Renmimbi: verso un Pacifico a trazione cinese?
Innovazione e mercato
Durante la crisi finanziaria asiatica del 1997/98 i paesi del sud-est asiatico furono obbligati a chiedere il sostegno del Fondo Monetario Internazionale per stabilizzare i tassi cambio delle loro valute nazionali e i mercati finanziari della regione. L’attuazione delle politiche economiche proposte dal FMI furono particolarmente onerose e, in taluni casi come in Indonesia, determinarono il cambio della leadership politica.
La dipendenza delle economie dei paesi periferici dalla liquidità internazionale generata dai paesi core è rappresentata dal controllo costante, da parte delle banche centrali, del rapporto tra riserve valutarie e importazioni, valore che indica quale quota di importazioni è possibile effettuare nel caso in cui le esportazioni o gli afflussi netti di capitali esteri, canale di creazione di liquidità internazionale, dovessero di colpo arrestarsi. A seguito della crisi del 2002 la popolazione argentina, per il periodo in cui il paese non ebbe più accesso ai mercati dei capitali internazionali dopo aver esaurito le proprie riserve valutarie, non poté disporre di beni di prima necessità come i medicinali, perché non disponeva di dollari per acquistarli sui mercati internazionali.
La capacità di effettuare compravendite sui mercati internazionali stampando la propria moneta, come avviene per gli USA, è un obiettivo politico difficile da conseguire. Fino alla fine della seconda guerra mondiale, questa capacità era riconosciuta al Regno Unito, poi la vittoria militare americana diede agli USA la possibilità di coniare la valuta con cui vengono regolate le transazioni internazionali e detenuti saldi liquidi per affrontare situazioni di instabilità finanziaria internazionale e per allocare una parte del risparmio dei paesi della periferia.
Numerose sono le condizioni alla base della trasformazione di un valuta domestica in valuta di riserva internazionale. Tra le più importanti vi sono la stabilità politica del paese che emette la valuta, il rispetto dei diritti di proprietà da parte di tutta l’architettura istituzionale, la garanzia che i non residenti godano in giudizio degli stessi diritti dei residenti e la libera circolazione dei capitali. La centralità della valuta nelle transazioni economiche e finanziarie è uno dei presupposti del processo.
A partire dal 2000, la Cina ha attraversato alcune delle fasi che potrebbero portare all’internazionalizzazione del Renminbi. Il sistema produttivo cinese è al centro di numerose catene del valore globali e il Renminbi è la valuta con cui vengono effettuati i pagamenti tra controparti prima che il bene finito arrivi sul mercato di sbocco, dove è venduto in dollari. La Cina ha, inoltre, accettato che il tasso di cambio della sua valuta sia determinato sempre più dal mercato e ha diminuito gli interventi sui mercati dei cambi. E’ stato, inoltre, avviato il processo di liberalizzazione dei movimenti dei capitali, condizione necessaria per ottenere la fiducia degli investitori internazionali, che vogliono essere sicuri di poter rientrare velocemente in possesso dei capitali investiti nel paese. L’inserimento del Renminbi nel paniere dei diritti speciali di prelievo del FMI è stato un ulteriore passo in questa direzione.
L’ambizione cinese di poter disporre di una valuta di riserva e di poter indebitarsi sui mercati internazionali in Renminbi, corrispondendo tassi di interesse in linea con quelli pagati sul dollaro (i tassi di interesse sullo yen giapponese sono inferiori a quelli sul dollaro) si scontra con i ritardi che il governo mostra nel rendere l’economia e i processi decisionali in Cina più trasparenti. Rischi di comportamenti opportunisti, asimmetrie informative sui mercati finanziari, rischi di insider trading e limitata fiducia nei tribunali cinesi possono disincentivare gli investitori internazionali dal detenere parte della loro liquidità investita in renminbi.
I recenti avvenimenti sottolineano come siano ancora significative le fughe di capitali cinesi, giustificate anche dalla necessità, per i risparmiatori, di avviare una riallocazione valutaria dei propri portafogli troppo esposti al rischio Cina. Se il governo riuscisse a portare a termine il processo di internazionalizzazione del Renminbi fornirebbe a tutto l’estremo oriente una valuta in grado di rendere la regione indipendente dal FMI e obbligherebbe gli USA, al momento unici detentori della liquidità internazionale, a prendere atto dell’emancipazione finanziaria di questa parte del mondo.