Rai

La RAI potrebbe esistere senza canone? La risposta è no. Al netto della forte evasione del pagamento di questa imposta, stimata in bilancio a circa 500 milioni di euro, il suo peso nei ricavi complessivi del gruppo è stato nel 2014 del 67,5%. Il dato si ottiene facilmente dal conto economico, che si trova online: su ricavi complessivi pari a 2,35 miliardi, il 'gettito' derivante dalla riscossione del canone è stato di 1,59 miliardi. Qualsiasi azienda fallirebbe se venisse a mancare più del 60% dei propri introiti o anche una quota molto minore. Il canone è dunque necessario per l'emittente radiotelevisiva nazionale, che l'anno scorso è riuscita a ottenere solo un misero 25,4% dei propri ricavi dalla pubblicità, e il 7,1% da altre attività.

Il canone RAI è, si dice, il corrispettivo di un servizio pubblico volto a soddisfare le esigenze informative, (ma a quanto pare anche di intrattenimento, e anche di invito alle scelte di consumo) dei cittadini italiani. Per garantire la continuità e l'efficienza del servizio il Governo ha deciso di inserire questa voce di costo nella bolletta elettrica, riducendone peraltro di qualche euro l'importo. L'operazione è stata presentata da Renzi (anche ieri su Facebook) secondo lo schema del 'pagare tutti, per pagare meno' tipicamente evocato dalla retorica contro l'evasione fiscale.

La realtà e la logica tuttavia, nonostante gli ammirevoli sforzi messi in campo dall'esecutivo per rafforzare questa narrazione, insistono nel sollevare un'obiezione impertinente, difficile da ignorare: perché non lasciare ai cittadini la libertà di scegliere se rinunciare alla ricezione della RAI? Basterebbe criptarne i servizi e renderli disponibili in chiaro solo a chi paga il canone. Il quale diventerebbe una normale tariffa, volontariamente pagata, e dunque immune da evasione.

Se il governo è davvero convinto del fatto che le produzioni della RAI sono indispensabili agli italiani, non avrà certamente nulla da temere da una simile operazione: non vi sarà alcun calo di ricavi. Anzi, perché no, trattandosi di un servizio tanto irrinunciabile, se ne registrerà magari un gradevole aumento. Vi è però ovviamente l'evenienza che, lasciati liberi, gli italiani preferiscano rinunciare per sempre alla RAI, o per usare un termine caro al premier Renzi, decidano rottamare il glorioso 'servizio pubblico'.

Al momento, la scelta del canone in bolletta esclude comunque l'ipotesi di un simile 'referendum col portafogli'. Non sapremo ancora, chissà per quanto tempo, se quest'azienda che sta in piedi grazie a un prelievo fiscale che rappresenta più del 60% dei sui ricavi, è considerata davvero necessaria dagli italiani, oppure serve soprattutto a dare uno stipendio ai suoi dipendenti e ad assegnare influenti cariche pubbliche.