A quanto racconta il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi, il governo avrebbe favorito l'ennesimo salvataggio (ma guai a chiamarlo così) di Alitalia a fronte di due precise richieste: "una discontinuità con la precedente gestione" e "una profonda revisione del piano industriale". L'insensatezza dell'intera operazione sta tutta in questa frase. La discontinuità col passato e il piano per il futuro, e fa bene Roberto Perotti a rammentare ciò che dovrebbe invece essere ovvio, si chiedono (e soprattutto si ottengono) prima, non dopo, aver messo mano al portafogli. Soprattutto quando il portafogli in questione è quello di qualcun altro.

Poste Italiane, che apre il portafogli per 75 milioni di euro, è una SpA controllata dal Tesoro per il 100%. Quindi i soldi che contribuiscono al salvataggio di Alitalia sono, ancora una volta e con tutta evidenza, soldi degli italiani. Anche se non verranno utilizzati fondi provenienti da buoni o libretti postali, ma, come si afferma, "le risorse finanziarie per l’investimento saranno reperite esclusivamente dalla liquidità disponibile di Poste”. E tutto ciò a fronte di nulla. Nessuna discontinuità con il passato e nessun piano industriale all'orizzonte, ma solo la generica richiesta di farci avere qualche buona notizia per il futuro.

Ed è molto difficile che buone notizie possano arrivare, da una società che in poco più di quattro anni, come ricorda Andrea Giuricin su queste pagine, ha divorato la bellezza di un miliardo e 138 milioni, praticamente la totalità del capitale immesso da Air France e dai capitani coraggiosi nel 2008. E che perde quote di mercato ad un ritmo vertiginoso. Di fronte ad un disastro di questa portata, la richiesta del governo somiglia a quella - altrettanto credibile - che potrebbe fare la madre di un tossicodipendente al quale ha appena sganciato il necessario per la dose quotidiana: "mi raccomando, ragazzo mio, questa volta non ti comprare la droga". Con l'attenuante, per la madre, della buona fede e della disperazione.

A futura memoria rimangono, scolpiti nella pietra, gli obiettivi economico finanziari della compagnia illustrati appena a luglio scorso dall'AD Gabriele Del Torchio, in un comunicato ritrovato e segnalato da formiche.net: pareggio del margine operativo nel 2014, pareggio di bilancio nel 2015, utile di bilancio nel 2016. Ed ossequi alla signora.

Altri 225 milioni dovrebbero essere immessi nel capitale di Alitalia dai soci privati, compresa Air France (per contribuire ad incrementare il valore di una società che è comunque destinata ad acquisire? E infatti è proprio dalla compagnia franco olandese che sono arrivate dure condizioni, fino ad oggi le uniche) mentre sarebbero previste linee di credito per 200 milioni da parte delle solite banche "di sistema". Che, tradotto, significa che altri 200 milioni di euro di liquidità verranno sottratti al sistema delle imprese italiane per garantire la sopravvivenza, per un altro giro di giostra, di una azienda in evidente ed avanzato stato di decomposizione. Proprio quello di cui c'era bisogno.

 

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