Dieci consigli a Renzi, tra serio e faceto
Editoriale
Oggi il presidente della Repubblica ha conferito al segretario del PD il compito di formare un governo, presentare un programma e chiedere la fiducia alle Camere. Queste sono, secondo noi di Strade, tutte le "prime" cose che il nuovo premier dovrebbe fare nell'interesse del Paese.
Uno. Abolire questa schifezza e licenziare il direttore dell'Agenzia delle Entrate per averla concepita. Immediatamente dopo, estendere l'esercizio a tutti i casi di solve et repete introdotti dal Fisco negli anni in cui l'Italia decise di autodenunciarsi al mondo come Paese canaglia. Per i suoi contribuenti. Torniamo civili.
Due. Non affidare a un'economista il ministero dell'Economia ed evitare di piazzare qua e là per dicasteri testimonials in conflitto d'interessi, tipo Farinetti all'Agricoltura. Non ci serve marketing, ma capacità politica. Ho in mente un'unica eccezione, in un dicastero abbastanza inutile, ma non la esplicito perchè sono un gentiluomo.
Tre. Iniziare a indossare la cravatta, così che anche Alfano torni a farlo, per lo stesso spirito di emulazione che lo ha indotto a toglierla. Gli adulti vestiti in modo improprio e che per di più giocano a fare i rivoluzionari sono uno spettacolo di una retorica stilistica insopportabile. Ciò detto, quanto vorremmo che il demone della rottamazione albergasse anche nel cuore di Alfano.
Quattro. Lasciar fallire (se arrivano al baratro) Roma, Napoli e tutti gli enti che lo meritano, introducendo incentivi perchè gli altri casi di dissesto mascherato siano dichiarati e trattati come tali.
Cinque. Commissionare la stampa di un milione di magliette con la faccia di Civati, perchè vorremo ricordarlo per sempre così, bello e guerrigliero, come un Di Battista qualunque.
Sei. Fare ogni tanto qualcosa di liberista, così che Fassina abbia ragione ad aprir bocca, almeno una volta nella vita. O almeno dare il ministero del lavoro a Pietro Ichino, che per Fassina è uguale, ma per l'Italia è utile.
Sette. Rassicurare Dudù circa il fatto che non gli impegnerà il padrone più del tempo necessario a fare una legge elettorale con la quale glielo rispedirà indietro permanentemente.
Otto. Non inventare hashtag compromettenti del tipo #enricostaisereno, perchè "verba volant, twitter manet", e Civati è figo e non perdona incoerenze.
Nove. Ricordarsi dei suoi predecessori falliti, quelli che credettero di vincere la sfida del consenso evitando di governare. Ogni riferimento ad un quasi 78enne milanese, amante delle belle donne e del Milan, è puramente casuale.
Dieci. Amare l'Italia più di quanto ami se stesso. La amerebbe davvero tanto.