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Il disegno di legge Atto Senato 1261, a prima firma della senatrice Bongiorno (Lega), approvato in prima lettura all’unanimità dal Senato, si propone di introdurre significative modifiche al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria, con l’obiettivo di regolamentare la disposizione delle spoglie mortali delle vittime di omicidio.
La ratio legis sottesa alla riforma appare chiara: impedire che il responsabile o un soggetto a lui vicino possa decidere il destino delle spoglie della vittima, evitando così situazioni di ulteriore offesa alla memoria del de cuius e alla dignità dei congiunti.
Tra le disposizioni più rilevanti, il provvedimento introduce un'estensione delle pene accessorie: il divieto di disporre delle spoglie mortali non riguarderà solo il colpevole dell’omicidio, ma anche conviventi di fatto e persone legate da una relazione affettiva con la vittima, laddove la volontà di quest’ultima lo avesse espressamente previsto. Questo ampliamento della sfera dei soggetti esclusi dalla facoltà di disporre delle spoglie si inserisce in una più ampia prospettiva di tutela della volontà del defunto e dei suoi familiari.
Un aspetto di particolare rilievo riguarda la preclusione assoluta per gli indagati per omicidio nel decidere sulla tumulazione, inumazione o cremazione della vittima fino alla sentenza definitiva. Tale misura si colloca nel solco della prudenza giuridica, evitando che soggetti ancora sotto giudizio possano esercitare diritti che, in caso di condanna, risulterebbero moralmente e giuridicamente inaccettabili.
Ancora più stringente è il divieto di cremazione: questa sarà interdetta fino alla condanna definitiva o alla sentenza di proscioglimento. In caso di archiviazione del procedimento, la cremazione resterà vietata per tre anni, salvo diversa decisione del giudice. Una previsione, questa, che appare ispirata a un principio di precauzione, onde evitare la distruzione di prove potenzialmente rilevanti per eventuali sviluppi processuali.
Nel caso in cui l’indagato sia l’unico soggetto titolato alla disposizione della salma e nessun altro congiunto o avente diritto la reclami, il pubblico ministero avrà il compito di decidere in conformità alla normativa vigente, garantendo così un’adeguata gestione della situazione.
Sul piano giuridico, il provvedimento interviene su una materia delicata, che si colloca all’intersezione tra diritto penale, diritto successorio e diritto funerario.
La giurisprudenza ha costantemente affermato che le spoglie mortali costituiscono un oggetto di diritto, sul quale prevale la volontà del defunto, qualora essa sia stata espressamente dichiarata. In assenza di indicazioni testamentarie o di volontà esplicita, il diritto di disposizione segue un criterio gerarchico: in primo luogo il coniuge o il partner dell’unione civile, poi i discendenti e, in loro assenza, gli altri eredi.
Una normativa specifica disciplina la gestione delle salme nei casi di morte per reato: l’autorità giudiziaria ha il potere di autorizzare la sepoltura, garantendo che non vi siano compromissioni per eventuali accertamenti investigativi. In questo contesto, il nuovo disegno di legge si pone come un rafforzamento delle garanzie già esistenti, rendendo più rigorosa la regolamentazione delle pratiche funerarie in situazioni particolarmente sensibili.