Casamicciola è una terra sfortunata, anche perché alla sventura del fato si è aggiunta quella della politica, alla convivenza con una natura matrigna quella con una amministrazione patrigna, pronta a estendere – in cambio di un sostegno incondizionato - un benevolo patrocinio ad abusi, di furbizia e di necessità, diffusi e ordinari e dunque “normali”, salvo scoprire, a scadenze ravvicinate e ricorrenti, che la normalità della realtà e quella della rappresentazione non collimano e la prima miete vittime mentre la seconda lamenta, dolorosamente, l’abbandono dello Stato, che però è in primo luogo l’abbandono all’incuria, alle cattive abitudini, al “come facciamo se non…”.

Il problema del dissesto idrogeologico purtroppo non è un problema solo legato alla fragilità del territorio, ma alla fragilità del processo democratico, che in Italia rende il consenso non la misura della legittimità della decisione pubblica, ma del “giusto”, perfino del “doveroso” (si pensi al condono di Conte del 2018) anche in ordine a problemi in cui il giusto e l’ingiusto, il corretto e lo scorretto non possono essere messi ai voti a maggioranza, ma implicano compatibilità – che possono essere ambientali, come finanziarie, come giuridiche… – che vanno riconosciute, o misconosciute, ma su cui la decisione non può essere addebitata a terzi, né può essere democraticamente dissolta, per le sue conseguenze, nel lavacro di una legittimazione maggioritaria o addirittura unanimemente consensuale.

Tutte le tragedie italiane sono “democratiche”. Un bilancio pubblico inchiodato alla spesa previdenziale più alta tra i Paesi Ocse, un debito pubblico adibito alla manutenzione della stabilità sociale, una politica per il Sud (con la parentesi del Governo Draghi e prima Monti) concepita per tenere in caldo una riserva di consenso assistita, una spesa sanitaria indifferente al problema del ricambio generazionale di medici e infermieri, una politica del territorio condiscendente con il disordine e l'abusivismo … E si potrebbe continuare con gli esempi.

La tragedia della politica italiana è che “domani non esiste”. È tutto un oggi dilatato ed espanso, finché il domani non fa irruzione disastrosamente in forma di spread, debito previdenziale, divari territoriali, penurie professionali e calamità naturali prevedibilissime, visto che si condonano, per ragioni cosiddette di necessità, anche abitazioni abusive costruite sui greti dei torrenti o nelle aree franose, perché “come facciamo a dire che…?”.

Casamicciola, purtroppo, come tutte le tragedie politiche italiane, è solo una pagina dell’autobiografia della nazione e il sintomo della malattia del nostro sistema democratico.