paola cortellesi grande

"Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l'avrebbe salvata lo stesso"?

Questo uno dei passaggi del monologo di Paola Cortellesi durante l’inaugurazione dell’anno accademico presso la prestigiosa LUISS di Roma. Non nascondo di provare un certo imbarazzo al pensiero che questi argomenti possano trovare spazio in un ateneo (per di più prestigioso). È il caso di ricordare, per scagionare il povero cacciatore da un processo alle intenzioni degno di Minority Report, che il mandante dell'omicidio è una donna, la matrigna? E il cacciatore ha un ruolo positivo nella fiaba? Oppure dobbiamo assecondare, proni, queste farneticazioni? Di questo passo cancelleranno tutto. Altro che Shakespeare! E inseguiremo le distopie come in una profezia auto-avverante.

Nell’incipit di Interstellar, capolavoro di Cristopher Nolan, in una società distopica del futuro dove la popolazione terrestre rischia l’estinzione a causa di una catastrofe climatica, viene cancellato qualsiasi segno di una civiltà precedente basata sulla tecnologia, persino l’allunaggio, al fine di costringere la popolazione alle coltivazioni dei campi e dei beni essenziali.

Purtroppo, in questa folle corsa verso un futuro da sci-fi, non riusciamo a uscire dalla logica della società dello spettacolo e degli influencer che ci sta trascinando in un baratro. Si sfrutta, a fini politici, il recente successo cinematografico della Cortellesi, che rimpiazza Ferragni nella corsa alla falsificazione e alla mistificazione della realtà, da ammannire a folle sopite.

Fra poco faranno diventare donne anche gli untori della colonna infame di Manzoni, pur di portare acqua alla retorica squadrista della lotta al sessismo. E lo squadrismo felpato può fare più male del manganello. E, magari, scorrendo le classifiche dei libri più venduti nei prossimi anni leggeremo titoli simili: “Biancaneve e i sette cani (i nani erano sessisti)”, “Le sorelle Karamazov”, “Le streghe della colonna infame”. Basti pensare che i film classici Disney sono introdotti da un pistolotto di quasi un minuto che spiega quanto eravamo politicamente scorretti prima dell'illuminazione della cultura woke.

Anche le Università, in questa corsa parossistica all’audience, stanno perdendo credibilità. Come si può dar credito alle farneticazioni della Cortellesi? Un tempo a parlare di fiabe, inaugurando un anno accademico di un importante ateneo, avrebbero invitato Northrop Frye o Karl Kerényi. Forse stiamo andando dritti verso un baratro pericoloso. Facciamo di tutta l'erba un fascio, senza storicizzare e contestualizzare, con una violenza riduzionista senza precedenti e, passando la storia contro pelo, applichiamo al passato presunti paradigmi universali estrapolati maldestramente dalla contemporaneità. Ma tant'è. Va di moda. È cool!

Poi la Cortellesi mi sta pure simpatica.