AI WeiweiStacked (Impilate), 2012. Biciclette, acciaio, gomma, cm 571 x 1214,7 x 733,9. Courtesy l’artista e Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Les Moulins/Habana

Può l’arte contemporanea portarci a riflettere sulle emergenze politiche e sociali? L’arte e la politica una volta marciavano a braccetto e sembravano avere molto da dire e da imparare l’una dall’altra. Oggi le cose non stanno sempre così, anche se non mancano autorevolissime (e decisamente interessanti) eccezioni. Ad esempio, Ai Weiwei è un artista cinese noto in tutto il mondo per il suo impegno politico e in ambito sociale.

Attraverso il suo lavoro l’artista ha sempre difeso i diritti umani e la libertà di espressione, spesso denunciando apertamente quando e dove questa è stata messa in discussione. Ai Weiwei ha sempre difeso la libertà esponendosi in prima persona con le sue opere e il suo lavoro, senza cercare compromessi. La sua opposizione al regime cinese e l’attivismo per la difesa dei diritti umani gli sono costate non poco: nel 2011 scontò ottantuno giorni di reclusione e in seguito dovette pagare salate multe che gli furono imputate con scuse pretestuose. Ma l’opposizione del governo cinese al suo agire artistico non ha avuto altro esito che quello di alimentare il mito del suo personaggio in tutto il mondo.

Di lui sono state dette molte cose. I suoi lavori, sebbene da taluni considerati - noi crediamo a torto - alla stregua di trovate buone ad alimentare il dibattito politico sull’arte, rappresentano innegabili spunti di riflessione su problemi sociali e politici internazionali.

Dal prossimo 23 settembre fino alla fine di gennaio, in Italia sarà possibile conoscere meglio il lavoro di Ai Weiwei grazie a una mostra che sta per essere allestita a Firenze, nelle prestigiose sale di Palazzo Strozzi. La mostra, che porta il titolo eloquente Ai Weiwei. Libero, si comporrà di un’ampia selezione di lavori, tra installazioni di grandi dimensioni, sculture, lavori video e fotografie.

Tra le opere note del passato saranno presenti i famosi ritratti di dissidenti politici realizzati con i mattoncini Lego e altri lavori degli anni Duemila, spesso creati assemblando materiali e cifre stiliste tra loro anche molto diverse, colte qua e là spaziando dalla cultura e dalla storia cinese di appartenenza, fino al linguaggio più occidentale dell’odierno mondo globalizzato.

Ma oltre alle opere del passato, saranno proposte e sono molto attese alcune installazioni realizzate ad hoc per l’occasione. In modo particolare, alcune di queste si concentreranno sul tema dell’immigrazione, particolarmente caro all’artista negli ultimi tempi. Pochi mesi fa, nel gennaio di quest’anno, Ai Weiwei ha infatti realizzato un’installazione davanti alla Konzerthaus di Berlino, interamente costruita con giubbotti di salvataggio di quelli utilizzati per soccorrere i naufraghi che giungono a bordo dei barconi. Poco più tardi, nello stagno del Belvedere di Vienna, l’artista ha creato invece un’installazione galleggiante sempre con un certo numero di questi stessi giubbotti. Analogamente, le finestre di Palazzo Strozzi a Firenze saranno decorate con 18 gommoni di salvataggio rossi e dall’aspetto piuttosto evidente.

L’invito è chiaro: l’artista vuole porre l’accento su una realtà che spesso tendiamo a rimuovere o a ignorare, soprattutto all’interno della cosiddetta cultura alta e forse in modo particolare negli ambienti che gravitano attorno al mondo dell’arte, e che riguarda il dramma degli immigrati nella zona del Mediterraneo. Nel contesto della sua storia e delle sue battaglie personali, il tema appare tutt’altro che stridente e suona come un’esortazione a non chiudere gli occhi di fronte a drammi di grave impatto sociale, con cui siamo chiamati a fare i conti.