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È bastata, a quanto pare, una impennata dello spread vicino a quota 300 per riportare il governo giallo-verde a più miti consigli. I rodomonti della maggioranza hanno incassato fino ad oggi il consenso della guerra universale – ai mercati, all’Ue, ai migranti, a Soros… - e oggi autoproclamano la tregua per scavalcare senza troppi danni la legge di bilancio e rilanciare la campagna militare nella prossima primavera, in vista della madre di tutte le battaglie, cioè l’elezione del Parlamento europeo.

Era ampiamente prevedibile e previsto. Il sedicente governo del cambiamento è il governo dell’ammuina, del movimento senza spostamento, della psicopatologizzazione politica della democrazia italiana, dirottata dal suo ruolo specifico – il governo e la sua arte – a quello di palliativo dell’angoscia e dell’alienazione collettiva. È comprensibile che analisti e investitori tirino un sospiro di sollievo alla notizia che per i prossimi mesi in Italia non dovrebbe accadere nulla di finanziariamente irreparabile. Ma occorrerebbe essere consapevoli che qualcosa di politicamente irreparabile è già avvenuto, che l’alternanza tra il delirio e l’apparente ragionevolezza è la struttura di una coscienza politicamente dissociata, che il dottor Jekyll e Mr. Hyde sono due manifestazioni della medesima sindrome e non rappresentano affatto l’uno la “malattia” e l’altro la “salute”.

Salvini e Di Maio oggi si piegano (vedremo quanto e come) ai vincoli di bilancio, per tornare a scaricare domani sull’Europa matrigna il costo delle promesse non mantenute e dei sogni non soddisfatti; accettano di fatto l’accordo sull’Ilva di Calenda, per continuare a dissociarsi dalla responsabilità dei destini della più grande acciaieria d’Europa; faranno marcia indietro sulla nazionalizzazione della rete autostradale per proseguire nella denuncia contro il profitto parassitario dei signori del cemento…

È lo stesso meccanismo, che può essere replicato all’infinito e che funziona sempre, se non si rompe la macchina del consenso fondata appunto sull’oblio della responsabilità di governo come vantaggio competitivo e sulla domanda di sangue, di vendetta e di “male” (per qualunque nemico, cioè di fatto per chiunque) come driver del mercato politico. La cosa che rende vana l’illusione di civilizzare i barbari, senza sfidarli, è che non è possibile civilizzare i barbari senza sfidarne e guarirne la barbarie, da cui non hanno alcun interesse o incentivo a essere guariti. Salvini non potrà che fare Salvini e Di Maio Di Maio, fino alla fine, qualunque sia la fine loro e del Paese che si portano appresso. Salutare con generosi incoraggiamenti un loro passo indietro opportunistico significa partecipare dei loro inganni.

@carmelopalma