logo editorialeCi ha pensato, per fortuna, proprio il commissario Cottarelli l'altro ieri a rimettere con i piedi per terra una discussione a gambe all'aria, che stava diventando sempre più surreale e a chiarire che la spending review non è la parte tecnica di scelte di bilancio, che si farebbero politiche solo riguardo alle decisioni di spesa. Così ieri Renzi si è finalmente rimesso in carreggiata e ha restituito al governo il lavoro sporco che nelle intenzioni di troppi politici di maggioranza sarebbe dovuto spettare al Commissario ex FMI.

Cottarelli - ora è chiaro - non è quello che trova i soldi che il governo deve spendere, ma, al più, quello che indica i possibili recuperi di efficienza nell'organizzazione della spesa, ben sapendo che, in ogni caso, decidere delle entrate e delle uscite e della loro quantità e qualità è per definizione un "lavoro democratico", che misura, con buona approssimazione, anche la quantità e la qualità della democrazia di un paese. Insomma, l'Italia deve tornare a fare politicamente i conti con se stessa, con quanto vuole spendere e di conseguenza pagare, e soprattutto con quello che vuole credere.

In Italia gli altissimi livelli di interposizione politica in campo fiscale e regolatorio, e il ruolo decisivo del bilancio e della legislazione pubblica nel consolidamento di un modello di organizzazione sociale e economico largamente inefficiente, non hanno suscitato una fisiologica reazione antistatalista, ma una patologica reazione antipolitica, in cui anche la politica professionale ha cercato trasformisticamente rifugio.

La retorica sugli sprechi e più in generale la vulgata anti-casta ha poi ufficializzato l'idea (a cui gli elettori vogliono credere e gli eletti vogliono che gli elettori credano) in base alla quale i soldi mancano perché qualcuno se li è rubati e per restituire all'Italia la prosperità, che essa merita, sarebbe sufficiente giocare a guardie e ladri con i delinquenti del Palazzo. L'Italia si è così ideologicamente accomodata nell'illusione più autoindulgente e fatale, rifiutando di ammettere che la spesa "sprecata" è andata per il 99% nelle tasche non dei politici, ma dei loro clienti, gli elettori e che il declino italiano, rispecchiato fedelmente nell'andamento dei conti pubblici e dell'economia degli ultimi decenni, è stato a tutti gli effetti il prodotto della nostra "democrazia di scambio".

Nella parodia italiana del rigore, si sarebbe invece voluto dare al poliziotto Cottarelli il compito di scovare il bottino, per riservare alle camere e all'esecutivo il potere di elargire al popolo i benefici che la risocializzazione del bottino avrebbe reso possibili. Ma Cottarelli, capita l'aria che tirava, ha prontamente restituito a Renzi le responsabilità (e le forbici) che gli spettano.

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