casaleggi

In un articolo su Linkiesta l’ottimo Francesco Cancellato ha ammonito gli oppositori di Casaleggio e Di Maio a non fare lo stesso errore commesso dai girotondini e dal cosiddetto 'ceto medio riflessivo' con Berlusconi, cioè quello di demonizzare il nemico anziché competere con esso e di provare a liquidarlo per via extrapolitica.

Ricordando il duplice successo di Prodi con il Caimano - e invece il clamoroso insuccesso politico di tutte le campagne moraliste e giudiziarie contro il Cav. - Cancellato invita a combattere la politica con la politica e non con la morale. Temo (e dico “temo”, perchè preferirei pensare il contrario) che l’invito del direttore de Linkiesta abbia senso solo accogliendone l’assunto, cioè che Berlusconi e Casaleggio, al di là delle somiglianze esterne, siano fenomeni sostanzialmente analoghi, cioè due forme, molto sui generis, ma tutto sommato innovative, di “imprenditoria democratica”.

Bisognerebbe dunque credere che Berlusconi sia un “mediocrate” catodico e Casaleggio un “mediocrate” digitale - e che questa sia la sola rilevante differenza - e che ad accomunarli, oltre che i mezzi, sia in fondo anche il fine di conquistare il potere e di governare in nome di un interesse generale ideologicamente connotato, ma pur sempre dentro gli argini della normale routine liberal-democratica.

Se questo era vero per Berlusconi, non lo è assolutamente per Casaleggio. Berlusconi (come la sua alternativa politico-antropologica, Romano Prodi) è stato per quasi vent’anni un politico che ha tentato genialmente di ripristinare una dinamica politica “normale”, nel quadro di una democrazia competitiva e soprattutto rappresentativa. Con il senno di poi possiamo a buon diritto dubitare della serietà e della sincerità dei suoi propositi, non della sua natura, perfino retorica, di “politico del passato”.

L’ultimo Berlusconi, quello post-2011, ormai a rimorchio della politica coatta orgogliosamente sdoganata negli studi Mediaset, prima che nelle gabbie di Paragone, e nelle arene di Giletti, non si può neppure più considerare un vero fenomeno “berlusconiano”, ma un tentativo di disperata resistenza umana e politica al proprio fallimento. Casaleggio è un fenomeno del tutto diverso, è una delle tante versioni della politica dei tempi nuovi. Sta, per intendersi, nel file della Brexit e di Trump, non in quello - come il Cav. avrebbe voluto - della Thatcher e di Reagan.

Casaleggio padre e figlio sono due broker dell’alienazione politica. Hanno costruito una “cosa” - il M5S - che non è niente, ma può essere tutto, un contenitore d’odio totalmente vuoto e privo di connotati ideologici, che chiunque può riempire della propria paranoia o della propria cattiva coscienza. Nel M5S non ha titolo né cittadinanza il principio di non contraddizione e questo rende la sua servibilità più contagiosa di qualunque altra ideologia, di destra o di sinistra, che per sua natura non può essere “totale” e quindi è meno potenzialmente totalitaria.

Casaleggio ha “democratizzato” l’Inquisizione e l’ha resa una religione collettiva, ha trasformato il subconscio individuale in una sorta di ideologia politica. La futurologia distopica dell’autogoverno digitale è solo la maschera di scena di questa vera e propria trasmutazione antropologica dell’ideale democratico e del “voto contro” (contro tutto, contro tutti…) come sola espressione di sovranità. Berlusconi era invece, al netto delle fesserie individuali, un politico assolutamente perbenista, un alfiere del decoro politico borghese, e non a caso, più che l’antecedente storico, rimane il bersaglio antropologico privilegiato dei grillini di destra e di sinistra, dei grillo-fascisti e dei grillo-comunisti.

Non c’è dubbio che Casaleggio non si potrà battere nei tribunali del popolo che la sinistra aveva apparecchiato contro il Cav. Ma la ragione è che oggi è proprio Casaleggio l’erede di quell’ordalia politica che la sinistra post-comunista aveva troppi ingombri ideologici per organizzare in modo efficiente e che invece il M5S può rendere alla portata di tutti, di qualunque portafoglio, di qualunque status sociale, di qualunque psicologia individuale. Il successo del M5S è la certificazione della prevalenza democratica del trasformismo morale e, secondo una inclinazione molto domestica, dell'amore sinistro degli italiani per le forche e per il sacrificio altrui come lavacro delle colpe collettive e innanzitutto delle proprie.

Non so come sarà possibile battere Casaleggio, ma non sarà possibile farlo relativizzando il suo fenomeno a caso di successo della politica nerd o di amore popolare ingenuo per la forza dell’o-ne-stà. Non sarà possibile batterlo continuando a corrergli dietro e a dargli sostanzialmente ragione, abolendo i vitalizi, tagliando seggi e stipendi politici, cancellando qualunque forma di sostegno e riconoscimento pubblico alle organizzazioni politiche e auto-sputtanando le istituzioni, per paura che poi arrivi lui con i suoi portavoce e i suoi figuranti ad occuparle, come è infatti puntualmente avvenuto.

@carmelopalma