logo editorialeDelle due notizie di giornata, largamente attese e previste negli esiti, la prima, quella dell'incontro col Cav. sull'Italicum, regala a Renzi un accordo rinsaldato e forse ulteriormente imbastardito sulla legge elettorale. L'Italicum nel complesso era una brutta legge, ma un buon compromesso. Quella che esce dalle ulteriori mediazioni con FI, sotto la spinta delle richieste della minoranza PD e dei partiti medio-piccoli, potrebbe ulteriormente peggiorare nella qualità e non è neppure detto che accresca la quantità dei consensi potenziali, in un Parlamento in cui troppi deputati e senatori vivono ormai alla giornata, senza tetto, né legge, senza speranze e senza prospettive, se non quella di vendere cara la pelle - e chissà per cosa.

L'accordo con Berlusconi, come le elezioni europee hanno dimostrato, a Renzi non costa, ma rende. Costa invece elettoralmente un po' all'altro contraente, ma gli consente, da costituente, di rimanere agganciato al nuovo arco costituzionale che il renzismo ha inaugurato e in cui una Forza Italia sempre più piccola - e non competitiva ai fini del governo - si è ritagliata un suo spazio e una sua rendita di opposizione.

L'altra notizia, invece, quella dell'Istat, dice quanto già si intuiva e si temeva. Che l'economia italiana sta male, che la febbre scende e sale - e ora è tornata a salire - e che la guarigione non arriverà da sola, come dopo l'inverno arrivano la primavera e, magari un po' in ritardo, l'estate, secondo l'ottimistica metafora usata ieri dal Presidente del Consiglio.

Dei tanti medici che accorrono al capezzale dell'economia italiana, quelli che stanno nel perimetro della maggioranza sono, in teoria, quelli che hanno un senso più acuto e consapevole della gravità del male e della pesantezza della cura necessaria. Fuori dalla maggioranza, o ai suoi confini, come nella parte di PD di osservanza cigiellina, i "dottori" non condividono la diagnosi e quindi neppure la prognosi, ritenendo che il ventennio senza crescita o a crescita negativa da cui l'Italia stenta ad uscire sia l'effetto di un'ubriacatura "liberista", malgrado il Paese sia mortalmente incaprettato dall'agreement corporativo-consociativo della cosiddetta concertazione e non riesca a liberarsene, continuando a mostrare indici di libertà economica da sottosviluppo cronico.

Dalla destra filo e para-lepenista fino alla sinistra antagonista la ricetta è nella sostanza una sola, quella della ri-nazionalizzazione economica e della resistenza sociale in deficit. C'è chi la declina in modo analfabetistico e "vincente", come Salvini. E c'è chi prova a raccontarla in modo didascalico e competente, come Fassina, ma nella sostanza si parla della stessa cosa.

Nel perimetro della maggioranza, invece, quelli che pensano la cosa giusta, non provano neppure più a metterla in pratica. L'accordo proposto all'Ue era, grosso modo, questo (sintesi mia): "Noi facciamo subito le riforme che avranno discreti effetti nel lungo periodo - mercato del lavoro, fisco e pa... - e voi ci date l'ossigeno sufficiente per attutire il contraccolpo finanziario che nel breve periodo queste riforme comportano. Non possiamo pensare di inseguire gli effetti finanziari di un quadro macro-economico deteriorato con aggiustamenti fiscali che ne aggravano il deterioramento. Ma sappiamo che la flessibilità non può più servire per rinviare il redde rationem, ma per affrontarlo". La risposta europea non è stata buona, la reazione dell'esecutivo è stata pure peggiore. Se c'era un modo per dimostrare la scarsa serietà delle intenzioni italiane, bisognava fare proprio quello che l'esecutivo ha fatto, iniziando a pasticciare sul "Salva-Italia" montiano, a partire dalla riforma previdenziale, e con misure micro-settoriali in perfetta controtendenza con il senso delle riforme necessarie, dalla cronicizzazione della cig in deroga, alla contro-liberalizzazione del commercio avviata alla Camera.

Renzi giustamente si oppone ai profeti del malaugurio, ma le professioni conformistiche di ottimismo, mentre le cose si facevano pessime, l'Italia le ha già conosciute e, queste sì, hanno portato davvero malissimo al Paese. Forse è il momento di cambiare registro. Dopo l'operazione ottimismo, serve l'operazione verità.

@carmelopalma

renzi padoan