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La sete di potere del governo gialloverde è inaudita. Hanno spinto Mario Nava a dimettersi da presidente della Consob con motivazioni capziose, in realtà con lo scopo di occupare per sette anni una casella importante per il controllo delle attività finanziarie in Italia. Ma facciamo un rapido riassunto della vicenda.

Mario Nava, economista e alto funzionario dal 2004 al 2018 della direzione generale per le finanze della Commissione Europea, era stato nominato a fine 2017 dal governo Gentiloni alla carica di presidente della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, in sostituzione di Giuseppe Vegas, che aveva concluso il suo mandato settennale (non rinnovabile). La procedura di nomina, lunga e rigorosa, si è conclusa in primavera, con l'attivazione della procedura del comando da parte dell'amministrazione di provenienza.

Lega e M5S, però, già dopo poche settimane dalle elezioni iniziarono a contestare la nomina, asserendo che il ruolo di presidente Consob non può essere occupato da un funzionario europeo, perché questo minerebbe l'indipendenza della autorità italiana. Già a giugno, diversi esponenti del M5S disertarono la relazione annuale di Nava, durante la quale peraltro il presidente pronunciò un discorso molto netto sulla stabilità, sulla credibilità dei governi per la fiducia dei mercati e sull'importanza dell'euro per il risparmio italiano. Un discorso criticato sia dal M5S che dai più noti esponenti no-euro della Lega.

Contestare l'indipendenza di Nava perché è un funzionario della Commissione Europea in comando presso un'autorità italiana significa voler trattare l'UE come un nemico esplicito, o meglio voler essere al riparo da servitori pubblici che ispirano la propria azione alla cultura della stabilità finanziaria, della trasparenza e del rispetto delle regole comunitarie.

Nessuno si era spinto a un tale atteggiamento di ostilità nei confronti delle nomine dei precedenti governi. Nel 2001, alla nascita del governo Berlusconi, il presidente della Consob era Luigi Spaventa, già autorevole esponente della sinistra ed ex parlamentare. I governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno interagito con Giuseppe Vegas, già importante protagonista dei governi di centrodestra. Nessuna defenestrazione o induzione alle dimissioni.

Il "metodo Nava", che sarebbe d'altronde potuto essere il "metodo Boeri", segnala un cambio di passo molto preoccupante nella conduzione del governo Conte-Salvini-Di Maio, ma soprattutto la ricerca della "impunità ideologica", la rimozione del controllore indipendente e della voce critica, la costruzione di un apparato al servizio di un disegno di controllo dell'economia italiana e di propaganda costante contro i nemici esterni. In poche parole, la fase preliminare del cosiddetto "Piano B" di Savona. Tutto già drammaticamente visto, tutto già drammaticamente vissuto da altri prima di noi.