Della Vedova eutan

Non è solo lo scontro tra liberalismo e populismo a caratterizzare la fase attuale della dialettica politica occidentale. A un livello più profondo, infatti, possiamo a ragione individuare il centro spirituale del conflitto: la contrapposizione tra il realismo delle scelte non garantite da nessuna "verità" e il progressismo ideologico e visionario da “fine della Storia”.

Pensiamo all’Italia: la scelta di Salvini (e di ciò che rimane di Berlusconi) pro Orban e contro l’Europa è una scelta di stabilità o è propriamente rivoluzionaria?

Cercare di caricare le prossime elezioni del Parlamento Europeo di un aut-aut da resa dei conti, non solo contro l’establishment ma contro le Istituzioni Comunitarie chiamate a fare un passo indietro di fronte alla cosiddetta "Europa dei popoli", risponde ai veri interessi degli europei o è figlia dell’idea di un nuovo inizio palingenetico che tutto deve travolgere?

Non è proprio questo il significato teologico-politico dell’espressione “democrazia illiberale” che il primo ministro magiaro, con l’aiuto dei demagoghi di casa nostra, vorrebbe estendere a tutto il Continente come una nuova dottrina? Se il passato, infatti, è delineato come errore, come il trionfo dei pochi e privilegiati sui molti e diseredati, come il tentativo di corrompere - anche geneticamente (attraverso le migrazioni) - la purezza delle “Piccole Patrie” allora – ovviamente – l’opzione progressista e ottimista, la necessità storica della ribellione “giusta” non può che abbandonare ogni prudenza, ogni pensoso atteggiamento riflessivo, ogni valutazione di buon senso, a favore di un decisionismo spinto fino al manicheismo risolutivo e riduzionista.

Da una parte il bene e dall’altra il male, fino a squalificare l’avversario a criminale! E in effetti, di “euroburocrati criminali” e di “Euro come crimine contro l’umanità’” ha spesso parlato Salvini, senza tacere di Grillo e del Casaleggio di Vidi, Veni, Web: probabilmente i maggiori e più scoperti esponenti tra coloro che si credono investiti del compito storico di dare la definitiva spallata al vecchio per istituire il novum alle porte.

Questa fede, l’ansia del superamento di istituzioni e forme che, nonostante gli inevitabili errori e battute d’arresto, hanno in realtà realizzato per 60 anni la concretissima promessa fondativa, ossia niente più fame e guerra in Europa; quest’ansia di rivoluzione, dicevamo, non ha davvero a che fare con l’esigenza di riformare le banche, di limitare i lobbisti, di combattere i monopoli o di democratizzare i centri del potere europeo o occidentale, non risponde all’esigenza di “fare per migliorare” ma ad una necessità dell’Essere.

Non conta ciò che si fa, conta ciò che si è! E la "Nuova Europa" alle porte è – di nuovo – il campo di battaglia dei diversi interessi nazionali, i quali sempre più prevalgono su qualunque processo di mediazione ragionata, sul possibile compromesso. Ed è per questo che il metodo Comunitario è il nemico, per questo le forme giuridiche dell’Unione Europea (l’affermata pervicacia dei Regolamenti, l’arroganza delle Direttive, la fermezza “parruccona” delle decisioni della Corte di Giustizia della UE) sono l’obiettivo polemico primario di un sostanzialismo politico che non necessità del “giuridico” perché in diretto contatto con il flusso storico e la Volontà Generale.

E in effetti di neo giacobinismo si tratta! La certezza della bontà naturale del cittadino/miserabile tormentato da regole e poteri ontologicamente corrotti, magari perché non votati dalla gente – come i giudici o il Presidente della Repubblica – non sottoposti alle dinamiche di un consenso drogato da analisi, promesse, risposte immediatamente digeribili senza sforzo alcuno.

È ovvio, gli anticorpi sono all’opera in Occidente, non serve arrendersi alla deriva escatologica ma porsi a freno, contenderne concretamente l’egemonia lucrando sui sempre più evidenti fallimenti materiali e spirituali della demagogia al potere. Per questo in Gran Bretagna – ora che la Brexit sta mostrando i suoi aculei velenosi - i liberaldemocratici (Lib-Dem) sono stati i veri vincitori delle ultime elezioni nei distretti amministrativi come i veri perdenti sono stati gli eredi politici di Nigel Farage e per questo, in America, nelle elezioni primarie degli Swing Districts (le circoscrizioni elettorali che saranno più contese alla prossime elezioni di metà mandato) i democratici moderati e “riformisti” hanno guadagnato consensi proprio sul terreno difficile della concretezza e del rifiuto delle ricette semplici e a buon mercato.

E in Italia? In attesa di anticorpi, in attesa dell’organizzazione unitaria e politicamente efficace di un'opposizione che guardi oltre il proprio naso e gli interessi di bottega, senatori leghisti e ministri grillini tuonano contro divorzio, aborto e unioni omosessuali, orde di peones scatenate sul Web e in Parlamento minano le conquiste scientifiche e ci vorrebbero riportare alla naturalissima morte epidemica – scevra da legami con le multinazionali – per virus e batteri. E ancora, adulatori sfrenati (magari bigami) delle famiglia tradizionale e del focolare domestico vorrebbero le domeniche chiuse non solo al traffico ma anche e soprattutto al commercio.

Tutto questo sono! E non conta molto ciò che sembra che facciano, non conta la moralità del singolo: è il progresso inarrestabile ciò che conta, il posto giusto alla fine della giostra e alla fine della Storia.