Chi si oppone alla sperimentazione animale lo fa più che altro per legittime ragioni di carattere etico e filosofico. Ma queste ragioni spesso non vengono difese con argomenti etici e filosofici, bensì attraverso la distorsione della realtà e delle evidenze scientifiche. Ad esempio sostenendo che, già oggi, potremmo fare a meno di sperimentare farmaci e terapie sugli animali. Un equivoco tanto diffuso quanto falso, che rischia di ispirare scelte pericolose per il futuro della ricerca in Italia.

masini - Copia

La notizia è di alcune settimane fa, ed è arrivata proprio nei giorni in cui Caterina Simonsen, una ragazza padovana affetta da gravi malattie rare, difendeva pubblicamente il ruolo della sperimentazione animale nella ricerca biomedica, ricavandone in cambio insulti, offese e minacce di morte: un gruppo di ricercatori italiani dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e dell'Istituto Telethon per la terapia genica (TIGET) hanno messo a punto una terapia genica a base di staminali che costituisce un importante passo in avanti nella lotta contro i tumori: si tratta di trasformare le cellule staminali ematopoietiche – quelle che si trasformano nelle cellule del sangue, in una barriera contro i tumori attraverso l’inserimento di uno specifico gene, l’interferone alfa, che, spiega Roberta Mazzieri, “agisce riprogrammando il microambiente tumorale da una condizione che favorisce la crescita a una condizione ostile”, come spiega Roberta Mazzieri, che con Luigi Naldini ha guidato la ricerca.

Una delle cose che fa ben sperare, all’annuncio della pubblicazione della ricerca su Science Translational Medecine, è che “nel corso di una serie di esperimenti sui topi i ricercatori hanno dimostrato che la nuova strategia consente di bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi. Inoltre, a differenza di quanto accade di solito negli studi sul modello animale, questa volta è stato possibile dimostrare anche la sicurezza e l'efficacia del metodo nell’inibire la crescita di un tumore umano perché i topi utilizzati erano stati ingegnerizzati attraverso il trapianto di cellule staminali ematopoietiche umane modificate per esprimere interferone, così da ricreare un sistema ematopoietico tipicamente umano”.

Il trapianto di cellule staminali umane sui topi è uno xenotrapianto, ovvero un trapianto di tessuti o cellule tra specie diverse. Così come è uno xenotrapianto il trapianto di cellule tumorali umane sui topi, per potere osservare lo sviluppo di un tumore umano o il suo regresso sul modello animale. Ma se la notizia del successo dell’equipe milanese è di quelle che non possono che far piacere, a preoccupare è il fatto che gli xenotrapianti in Italia potrebbero diventare una pratica fuorilegge: se l’iter del decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sulla sperimentazione animale si fosse concluso nei mesi scorsi, Naldini e gli altri ricercatori sarebbero di fatto dei criminali.

Un bel paradosso: la direttiva europea va recepita, e alla svelta: siamo in procedura di infrazione e ne paghiamo le conseguenze anche dal punto di vista economico. Non solo: recepire la direttiva europea ci consentirebbe, lo spiega bene oggi su queste pagine Ambra Giulia Marelli, di fare notevoli passi in avanti proprio nel campo del benessere animale e della formazione specifica dei ricercatori che lavorano con gli animali, nel quale siamo ancora molto indietro. Ma la legge delega approvata dal Parlamento incorpora alcuni emendamenti suggeriti dalle associazioni animaliste, quali quello che vieta gli xenotrapianti, che con la direttiva europea non hanno nulla a che vedere e che farebbero fare alla ricerca italiana un passo indietro di decenni. Senza xenotrapianti, abbiamo visto, Naldini avrebbe potuto conseguire i suoi risultati solo lavorando all’estero.

C’è un equivoco, grave, all’origine di questo paradosso: chi si oppone alla sperimentazione animale lo fa per ragioni di carattere etico e filosofico, e fin qui nulla di male. Ma queste ragioni non vengono difese con argomenti etici e filosofici, come sarebbe legittimo aspettarsi. Esse vengono piuttosto difese attraverso la sistematica manipolazione e distorsione della realtà e delle evidenze scientifiche. Non si tratta solo di pubblicare immagini false o taroccate sui social network, come quelle che Federico Baglioni smaschera oggi su Strade. Chi si oppone alla sperimentazione animale, per dare credibilità alle proprie convinzioni, ha bisogno di affermare che, allo stato delle conoscenze attuali, la sperimentazione di farmaci e terapie sugli animali può essere sostituita con altre metodologie altrettanto efficaci. Questo, indiscutibilmente, non è vero. Ma è in base a questo presupposto falso, che la classe politica italiana ha acquisito senza colpo ferire (e senza per nulla informarsi), che è stata scritta una normativa come quella che, se venisse approvata, impedirebbe ai ricercatori, tra cui Naldini e la sua equipe, di lavorare.