La Weimar politica globale e la strategia sovranista della paralisi democratica
Istituzioni ed economia

Un miliardario, con capacità immense di influenza sui social media, può - come ha fatto Elon Musk - contribuire direttamente a distorcere il voto popolare, convogliando un consenso fondato su una retorica falsa, a favore di un candidato; così è stato per Trump. Uno Stato estero, attraverso soggetti compiacenti operativi in rete, e finanziati opportunamente, può incidere nelle vicende democratiche interne a un altro Stato, corrompendo la sostanza del meccanismo elettorale, inondando di fake news l'opinione pubblica, eterodiretta e non più libera.
Ormai siamo allo stato di eccezione: le "forme" dello Stato di Diritto – che per loro natura erano propriamente già "sostanza", cioè realizzavano in sé il senso democratico nel libero gioco della competizione tra pari – vengono periodicamente svuotate di senso dal potere economico dei padroni dei media (nuovi feudatari affrancati dalla sovranità statuale) e dai nemici esterni ai vertici delle democrature illiberali e delle autocrazie imperiali.
Le forme, quindi, diventano gusci vuoti di un organismo depauperato. In questo quadro come difendere le istituzioni? Chi rimprovera alla UE di imporre regole stringenti sulla concentrazione di potere mediatico o sulla qualificazione e diffusione delle notizie false; chi rimprovera agli organi giurisdizionali degli Stati membri di impedire l'accesso all'elettorato passivo per i politici costruiti come fantocci pronti a soddisfare interessi esogeni; chi volesse inchiodare per sempre ad un unanimismo pericoloso (o al diritto di veto) le capacità di reazione e propulsive degli organismi comunitari, boicottando le scelte tempestive, i passi in avanti coraggiosi delle Nazioni "avanguardia"; chi fa tutto questo rispetta davvero le regole?
Le liberaldemocrazie hanno il diritto di difendere l'essenza del metodo e del merito democratico o debbono essere neutrali, rispetto alle aggressioni eversive di chi utilizza il meccanismo elettorale, distorcendolo attraverso la propaganda organizzata sul falso d'autore e sulla disinformazione?
La Repubblica di Weimar, fiaccata dallo scontro politico estremo tra partiti anti sistema, incapace di realizzare un ordine efficace, ebbe un problema simile: istituzioni depoliticizzate, impotenti, inermi (nonostante la forza apparente delle "forme") a motivo dell'iperpoliticizzazione di forze antagoniste illiberali, finirono per crollare di fronte alla soluzione autoritaria.
Carl Schmitt, il giurista delle categorie del politico, affermava in quella tragica temperie il diritto costituzionale alla risoluzione dello stato di eccezione, uno sviluppo "pieno e totale" del liberalismo, chiamato a contrastare le tendenze antagoniste anche attraverso un esercizio decisionista della sovranità.
Non si tratta oggi, ovviamente, di sospendere diritti o di limitare arbitrariamente la partecipazione democratica nell'agone pubblico, ma ha senso considerare parti legittime della contesa politico/elettorale quei soggetti estranei al quadro assiologico (al fuoco costituente) soggiacente alla nostra Carta costituzionale e ai trattati europei?
Nel caso del candidato alla presidenza rumena creato e foraggiato da Mosca, nel caso dell'AFD tedesca qualificata come incompatibile con la Democrazia da parte dei servizi di intelligence, gli autocrati di tutto il mondo hanno gridato allo scandalo, invocando libertà e sacralità dell'espressione di voto; non è grottesco?
L'uso dei mezzi legali per la conquista del Potere da parte di soggetti pronti, una volta raggiunto lo scopo, a deporre le "forme" del diritto, non è cosa nuova ma è attualmente risorgente, prossima, incombente. Siamo quindi oltre la storica domanda "che fare?", forse siamo già in ritardo per intervenire. Il più, infatti, non è stato fatto, le omissioni a tutela delle istituzioni libere sono ormai troppe; siamo sulla difensiva.
