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Dopo settimane di manfrina, la Casa Bianca, per bocca di una delle anime più nere del circo Maga, il baby catholic DJ Vance, ha scoperto le carte sull’Ucraina per una proposta di tregua, che il vice di Trump ha così riassunto: “There’s Going to Have to Be Some Territorial Swaps”. Il che significa: tra Russia e Ucraina ci dovranno essere scambi territoriali.

Un lettore non aduso alla lingua biforcuta della (con rispetto parlando) diplomazia russo-americana e del tutto disinformato sui risultati di tre anni di guerra di aggressione, potrebbe pensare che la Russia debba restituire qualcosa all’Ucraina e l’Ucraina qualcosa alla Russia, ma evidentemente non è così.

DJ Vance intende dire che la Russia dovrà cedere all’Ucraina i territori ucraini che Putin ha dichiarato russi senza neppure averli conquistati e potrà tenersi quelli che ha nel frattempo occupato. E l’Ucraina si dovrà accontentare di riavere indietro i territori che non ha mai perso, ma che la Russia considera ufficialmente annessi. Inoltre, da quello che si capisce, Kyiv dovrebbe anche riconoscere formalmente la sovranità russa sulla Crimea (non solo accettarne de facto l’occupazione) e dovrebbe cedere lo sfruttamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia e delle riserve di terre rare agli Stati Uniti.

Tutto questo, solo per avere la tregua, cioè la fine dei combattimenti e bombardamenti russi sulla popolazione e le infrastrutture civili ucraine. E la cosiddetta “pace”? Una somma di condizioni negative: niente ingresso dell’Ucraina “residua” nella Nato, niente estensione (come sognava Meloni) dell’articolo 5 del trattato dell’Alleanza all’Ucraina, e una sorta di missione Unifil con contingenti di Paesi europei e non europei a vigilare sul congelamento delle ostilità. Cioè, di fatto, niente.

Questo cosiddetto piano di pace, che è parte di accordo bilaterale tra Trump e Putin di spoliazione dell’Ucraina, non è una sorpresa, perché è esattamente quello che Trump e Vance hanno sempre sostenuto. Zelensky non doveva fare la guerra, non doveva sfidare la Russia e deve dare a Putin quello che vuole. Peraltro, troppi si dimenticano che se Zelensky avesse accettato la capitolazione oggi la Russia avrebbe insediato a Kyiv un governo fantoccio.

Non è mai stato in dubbio quello che Trump vuole, che è esattamente quello che vuole Putin. Era (per alcuni) in dubbio quello che sarebbe stato disposto a fare per ottenerlo, cioè per forzare la volontà ucraina e europea affinchè riconoscessero la storica vittoria all’uomo che considera come una personale sconfitta la fine dell’Unione Sovietica, che dal suo punto di vista era una grande Russia con le bandiere rosse, e che ora vuole in qualche modo ricostruire sulle basi ideologiche del fascismo eurasiatico.

Ora abbiamo conferma di quel che già sapevamo dal pestaggio di Zelensky alla Casa Bianca. Trump è disposto a tutto. Non solo a non aiutare più l’Ucraina, ma anche ad aiutare la Russia. È chiarissimo che l’Ucraina – non Zelensky: l’Ucraina – non è disponibile ad accettare senza combattere un destino che nella migliore delle ipotesi sarebbe “georgiano” ed è disponibile a tutto per impedirlo. Resta l’Europa. Cosa è disposta a fare l’Europa? E l’Italia?