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Probabilmente mai Marine Le Pen et Nicolas Sarkozy si sarebbero aspettati di vedere i loro destini legati. La prima è stata decapitata con una sentenza di ineleggibilità di cinque anni con esecuzione provvisoria, che le impedirà di partecipare alle prossime elezioni presidenziali.

Sarkozy ha visto il PNF (procura nazionale finanziaria) cercare di annientarlo, una volta per tutte, al termine di un procedimento di folle accanimento giudiziario culminato con la richiesta di sette anni di reclusione. Secondo l’editorialista di “Le Figaro”, Mathieu Bock-Côté, Marine Le Pen e Nicolas Sarkozy sono entrambi trattati non come leader politici ma capi di bande, di gang, che dovrebbero essere giustiziati in modo esemplare per purificare la morale della République.

In entrambi i casi ciò che si cercherebbe di affermare è la trasparenza e l’integrità etica della classe politica. Secondo Guillaume Tabard la casta dei giudici nutre la grande illusione giacobina di creare una società libera dal male e, più precisamente, dalle passioni umane. Sarkozy viene accusato di aver ceduto ad un’ambizione eccessiva, ad una divorante ricerca di potere; i giudici che lo vogliono condannare sono chiaramente estranei alla storia della politica, che è, nel bene e nel male, non il dominio di piccoli eguali ma il teatro di grandi ego.

Bisogna avere un senso unico di autostima per entrare nel mondo violento della politica; si vuole trasformare il mondo e trasfigurare la propria esistenza in destino. Le persecuzioni legali contro Sarkozy sono, innanzi tutto, l’espressione dell’odio contro un uomo che credeva e crede ancora nel primato della politica e che molti, non dimentichiamolo, vedevano ancora di recente come una possibile risorsa in questi tempi difficili ed una delle figure morali della République.

E chi può credere che le persecuzioni giudiziarie contro Marine Le Pen non abbiano nulla a che fare con il fatto che lei è etichettata come di “estrema destra”? Tabard fa notare che alcuni risponderanno, giustamente, che sono stati i politici a votare in successione tutte le leggi con le quali oggi vengono impiccati. È anche vero che quelle leggi furono il frutto dell’antipolitica e che la politica è incompatibile con il culto della piena trasparenza, che a sua volta scivola nell’autoritarismo.

La giustizia armata ha trasformato la politica in un campo minato. Per Vincent Trémolet de Villers il diritto è stato applicato contro il popolo; la tolleranza zero non si applica che in casi eccezionali. Avanti ieri verso Fillon, ieri Sarkozy, oggi Marine Le Pen. Il massimalismo giudiziario colpisce sempre dalla stessa parte. I giudici avrebbero potuto sanzionare l’illecito senza rendersi responsabili di una deflagrazione politica che falserà inevitabilmente le prossime elezioni presidenziali del 2027.

Per Tabard interrogarsi sugli effetti delle decisioni di giustizia non significa rimetterne in discussione l'indipendenza. Delle leggerezze possono essere state commesse ma un conto é sanzionarle, un conto è aggiungere una pena complementare dagli effetti politici devastanti. Maître Rodolphe Bosselut, legale di Marine Le Pen, ha annunciato ricorso ed ha denunciato un “colpo per la democrazia”. Ha anche ricordato quanto sottolineato dal Consiglio costituzionale che, basandosi sulla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, in una decisione resa la settimana scorsa, ha affermato che la “provvisoria esecuzione” della sentenza di ineleggibilità non può prevalere sulla preservazione della libertà dell’elettore.

Per Jean-Pierre Camby “pronunciando un’esecuzione provvisoria di ineleggibilità con effetti sproporzionati sulla libertà di scelta degli elettori e che non è in alcun modo giustificata dal rischio di recidiva, di violazione dell’ordine pubblico, o di buon funzionamento della giustizia penale, il tribunale penale di Parigi scende nell’arena elettorale. Seleziona lui stesso le candidature e diventa così un attore politico e, peggio ancora, elettorale. Chi controllerà questo guardiano?”