Simbolo della Françafrique, Robert Bourgi, racconta, per la prima volta, nel libro “Sanno che so tutto” la sua vita, i rapporti con Jacques Foccart, suo mentore, e le missioni effettuate in quarant’anni di attività per conto di alti dignitari africani e francesi tra cui i principali tenori della destra francese (Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy, Charles Pasqua, Jacques Toubon, Dominique de Villepin, Claude Guéant, François Fillon).

Rivela i circuiti finanziari della destra francese decifrando i dossier sensibili di cui si è occupato; la liberazione di giornalisti francesi in Libano negli anni ottanta, la riabilitazione del dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko, la liberazione di Clotilde Reiss, ostaggio francese in Iran, il salvataggio di Laurent Gbagbo, la nomina degli ambasciatori francesi in Africa con attività di lobbying per conto dei capi di Stato africani che lo remuneravano copiosamente.

Da Fèlix Houphouet-Boigny e Laurent Gbagbo (Costa d’Avorio), a Mobutu Sese Seko (RD Congo ex Zaire), passando per Blaise Compaoré (Burkina Faso e responsabile della morte di Thomas Sankara), Mathieu Kérékou (Benin), Abdoulaye Wade e Macky Sall (Senegal), Gnassingbé Eyadéma (Togo), Mohamed Ould Abdel Aziz (Mauritania), Pascal Lissouba, Denis Sassou Nguesso (Congo) e soprattutto Omar Bongo (Gabon), Bourgi svela la psicologia di numerosi presidenti dell’Africa sub-sahariana, raccontando nel dettaglio le relazioni spesso incestuose con la Francia.

I presidenti africani erano soliti finanziare copiosamente i candidati francesi alle elezioni presidenziali. Nel 1988, Bourgi, rivela di aver incontrato Roland Dumas (l’uomo delle missioni segrete di Mitterand) nell’anticamera dell’ufficio di Omar Bongo a Libreville. Entrambi ripartirono con una valigetta contenente un milione di dollari perché “una campagna presidenziale costa cara”. Gli emissari facevano la spola tra l’Africa e Parigi con valigette piene di denaro e i controlli erano inesistenti. In cambio dei cospicui finanziamenti i presidenti africani ottenevano protezione politica e militare da parte della Francia. Bourgi racconta inoltre come sia Mitterand, sia Chirac fossero adepti delle forze occulte, della cosmogonia e della chiaroveggenza. Chirac si faceva seguire da due marabutti maliani che si recavano discretamente a Parigi per assistere il presidente francese.

Bourgi ereditò il titolo di Monsieur Africa nel 1997 alla morte di Foccart che fu uomo di fiducia di de Gaulle e che, per quattro decenni, determinò le sorti del continente africano. La Francia era molto influente in Africa anche grazie al fatto che le élites africane soffrivano di un complesso di inferiorità verso la Francia. Fu Sarkozy a rompere quei legami incestuosi rifiutando ogni forma di finanziamento per la sua campagna elettorale de 2007 e soprattutto pronunciando il famoso discorso, scritto dalla sua penna d’oro Henri Guaino, di Dakar del 20 luglio dello stesso anno in cui affermò che "l'uomo africano non era entrato abbastanza nella storia e che il problema dell’Africa era rappresentato da una demografia troppo alta e da una crescita troppo bassa".

Il discorso di Dakar segnò l’inizio della fine della Françafrique. Per questi motivi Bourgi non crede assolutamente ai finanziamenti libici a Sarkozy: “sono intimamente persuaso -scrive Bourgi- che Nicolas Sarkozy venga accusato ingiustamente. Perché? Dopo un fermo di polizia di diversi giorni che l’aveva sfiancato mi telefonò perché desiderava incontrarmi. Mi chiese se fossi a conoscenza della vicenda libica dato che per oltre trent’anni ho gestito in prima persona tutti i flussi finanziari dall’Africa verso Parigi. Mi ricordò cosa dichiarò in maniera solenne nell’ottobre 2005; “non voglio soldi dall’Africa”. Tanto meno da Gheddafi, che era solito corrompere chiunque gli si avvicinasse. In realtà si accusa Sarkozy (che rischia vent’anni di reclusione) senza alcuna prova.

Il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam Gheddafi, dirigente della Jamahiriya libica, accusa Sarkozy ma finora non ha prodotto alcuna prova: se ne avesse avute non pensate che le avrebbe prodotte? Anche il sito Mediapart ha accusato Sarkozy senza mai produrre una sola prova”. E per quanto riguarda il ruolo del faccendiere Ziad Takieddine, Bourgi, preferisce stendere un velo pietoso. Takieddine ha accusato Sarkozy, poi ha ritrattato e poi ha ritrattato la ritrattazione cambiando versione per ben sedici volte! Bourgi giudica grottesche le accuse a Sarkozy; “la politica è una cosa troppo seria per dare credito a tali follie”. Bourgi è persuaso che se Sarkozy fosse stato finanziato dall’Africa non avrebbe mai potuto pronunciare il discorso di Dakar.

Inoltre Bourgi ci tiene a ricordare che fu proprio lui ad informare i leader africani che Sarkozy, contrariamente ai suoi predecessori, rifiutava ogni forma di finanziamento anche perché aveva capito che il sistema della Françafrique si stava sfaldando come lo dimostreranno le primavere arabe e le rivolte in Mali, Burkina Faso, Niger. Il risentimento verso la Francia era enorme ed era necessario tagliare il cordone ombelicale come fece Sarkozy. Il sistema di corruzione che esisteva nella Françafrique era conosciuto da tutta la classe politica e dalla stampa francese ma non ci furono mai ripercussioni giudiziarie. In Africa arrivarono i cinesi e i russi e l’Africa è stata definitivamente persa dai francesi.

Ma allora perché questo odio verso Sarkozy, perché questo accanimento giudiziario insensato da parte della procura nazionale per i reati finanziari? Forse gli viene presentato il conto per gli scontri che ebbe con la magistratura durante la sua presidenza? Fu sua la proposta di abolire la figura del giudice istruttore e fu lui a volere, dopo due decenni di discussioni, la questione prioritaria di costituzionalità (QPC) che ha contribuito ad avvelenare i suoi rapporti con la magistratura.

La questione prioritaria di costituzionalità (QPC) ha scosso tutto l’edificio istituzionale del paese, per il massimo beneficio dei francesi; ogni imputato ha il diritto di contestare la conformità di una legge ai diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione. Non una riforma ma una rivoluzione che permette ai cittadini di appellarsi al Consiglio Costituzionale, nuovo contro-potere, se intendono contestare la costituzionalità della legge che si oppone loro. A condizione ovviamente che non sia già stata dichiarata conforme dai Saggi, cosa che raramente accade; solo il 7% delle leggi votate dal 1958 è stato sottoposto al loro controllo.

Per Bourgi questo è Sarkozy; liberale e imperioso, conservatore e riformatore, rigido ed incostante, pieno di sé fino all’assurdo, l’Ercole dell’egotismo, l’Omero dell’eloquenza che niente può fermare, che avanza, decostruisce, trasforma, innova, inventa ricreandosi costantemente. Un prototipo superdotato ed un’attrazione considerevole in un vecchio paese stanco in cui l’attività principale consisteva, negli ultimi anni, nel guardare passare i treni. Ed anche per questo è vittima di tanto odio.