dimaiobalcone

Chissenefrega se la Commissione europea dovesse bocciare la manovra, quando sarà presentata all’attenzione di Bruxelles. Decidono gli italiani, non i burocrati europei! Non saranno le virgole a fermare il cambiamento e la manovra del popolo, che finalmente abolisce la povertà, manda prima gli anziani in pensione e fa trovare lavoro a centinaia di migliaia di giovani! Vaff… allo spread!

Se il valore della politica economica di un governo si giudica con il consenso popolare, l’insieme di misure annunciate e dimensionate ieri da Salvini e Di Maio è inappuntabile: la maggioranza degli italiani vuole lo smantellamento della legge Fornero e accetta il reddito di cittadinanza. Se però si può affiancare al volere popolare il criterio dell’interesse popolare, le cose cambiano radicalmente. Non è l’esponente di un partito politico di opposizione o l’attivista della cultura politica liberale a parlare, è appunto l’aritmetica - o, se vogliamo, la forza di gravità - a segnalare l’impossibilità di far volare un asino chiamato dai suoi fautori “manovra del popolo”.

Il rapporto deficit/Pil fissato dalla nota di aggiornamento del Def per i prossimi 3 anni certifica un fatto: per la prima volta da anni il governo italiano decide di ridurre l’avanzo primario dei nostri conti, aggiungendo dunque altro deficit “fresco” a quello che già pericolosamente accumuliamo per via degli interessi sul debito pubblico. I quali, beninteso, non staranno fermi e anzi saliranno ulteriormente proprio per la ridotta fiducia che i mercati daranno alla solvibilità dello Stato italiano.

Sulle coperture della manovra, peraltro, l’incertezza è ancora elevata. Alcune stime di spesa appaiono ottimistiche, come quella sulla “pensione di cittadinanza” o sugli effetti di quota 100, i cui dettagli concreti sono ancora oscuri. C’è chi spera ancora che la propaganda si fermi sull’uscio delle scelte concrete, come è accaduto in molti casi, ma il tempo delle scelte potrebbe essere già troppo tardi. Ancora più della soglia del 2,4 per cento di deficit per il 2019, preoccupa la prospettiva di un disavanzo tenuto allo stesso livello per un triennio: significa interrompere scientemente il percorso di rientro del deficit verso il pareggio di bilancio, un obbligo costituzionale e un dovere morale nei confronti delle nuove generazioni.

Da qui a quando le misure della manovra saranno implementate, continueremo a bruciare miliardi di euro di maggiori tassi d’interesse. Si arriverà probabilmente al dramma di una manovra in deficit i cui “margini” saranno stato già completamente prosciugati dalle conseguenze degli annunci. A quel punto, non ci fermeremo al 2,4 per cento di deficit/Pil, ma ci avvicineremo pericolosamente al 3 per cento. Obiettivo che – lo scriveva ieri con arguzia Oscar Giannino – molti in Parlamento vorranno scientemente sfiorare o sforare. Da lì a una spirale che porti lo spread verso i livelli raggiunti nell’autunno drammatico del 2011, è purtroppo un attimo.

A poche ore dalla presentazione della nota di aggiornamento del Def, gli investitori stanno fuggendo dai titoli delle banche italiane, considerate come l’anello più debole della catena del debito italiano. Siamo prossimi al piano B di Paolo Savona, nonostante il ministro delle politiche comunitarie appaia oggi per paradosso il più prudente nella compagine di governo. O, forse, il più lucido esecutore di un piano ormai in essere.

Infine, il tema cruciale: il fardello che questa manovra rischia di essere per le nuove generazioni. L’introduzione di uno strumento come il reddito di cittadinanza – 17 miliardi di euro annui a regime - terremota irreparabilmente il sistema del welfare italiano, crea un nuovo “diritto acquisito” e un enorme debito implicito di centinaia di miliardi di euro per gli anni a venire. Chi pagherà? Come faremo a sostenere il reddito di cittadinanza in un paese che ha già da affrontare il tema dell’invecchiamento della sua popolazione, la maggiore spesa sanitaria cui andremo incontro, i nuovi grandi bisogno di un mondo in rapido cambiamento? Hanno detto per anni: “le coperture per il reddito di cittadinanza ci sono”. Ora abbiamo capito a cosa si riferivano: le coperture eravamo noi.