verdini denis

Parla poco il vecchio repubblicano con la chioma argentata, le bretelle, i gemelli e gli abiti eleganti. Si alza raramente nell’aula del Senato. Le statistiche registrano che quello di giovedì 26 ottobre 2017 è appena il suo secondo intervento di una intera legislatura.

Come quei bomber letali che toccano due palloni e ne buttano dentro uno, il suo discorso di ieri è stato in fondo la sintesi della XVII legislatura. Ha lasciato traccia nei resoconti parlamentari di una visione per il futuro di cui la sua personale biografia politica è in fondo testimonianza: non esistono più destra e sinistra, ma “apertura alla modernità e chiusura nel passato”. E sulla base di questa convinzione ha spiegato il senso del suo sostegno a riforme come le unioni civili e il Jobs Act, ma anche la sua disponibilità a votare per lo Ius soli temperato, il testamento biologico e persino la stepchild adoption.

Ha citato indirettamente Macron, il cui disegno radicalmente centrista è in fondo la traduzione contemporanea delle idee laiche, repubblicane e risorgimentali di cui il vecchio leone fiorentino è innamorato. C’era un leggero tremore nella voce, un po’ di imbarazzo per chi sa di essere stato - al fianco di Berlusconi - magna pars dell’illusione bipolare della Seconda Repubblica che le sue stesse parole hanno dichiarato svanita. È possibile che il futuro da lui preconizzato ed evocato non lo vedrà più protagonista, ma senza dubbio l’attuale legislatura è ed è stata il tempo di Denis Verdini.

Con il suo manipolo sgangherato di corsari e farabutti ha permesso alle Camere elette nel 2013 di durare 5 anni, di approvare le norme più importanti e controverse, tutte le leggi di stabilità, i voti di fiducia ai governi Letta, Renzi e Gentiloni, e dunque di consentire al PD di atteggiarsi a partito di maggioranza del Paese. Persino la riforma costituzionale, poi bocciata dagli elettori per referendum, e la nuova legge elettorale hanno visto la luce solo grazie ai “verdiniani”. Voterebbe anche perché un omosessuale possa adottare il figlio del suo compagno, da laicone qual è, ma per molti benpensanti della sinistra e del nuovo partito unico del senso comune (quello con le cinque stelle, per capirci), lui resterà sempre e solo uno sporco massone, corrotto, corruttore, impresentabile e improponibile. Forse verrà condannato in via definitiva, forse alla fine verrà assolto, ma anche sui suoi processi resterà quella coltre di mistero e ambiguità tipica di un paese in cui non possiamo avere mai troppa fiducia della imparzialità della magistratura, anzi di certi magistrati.

Tanto è stato fattore di stabilità parlamentare, tanto è stato utile come specchietto per le allodole per le opposizioni, le fronde di partito e i giornalisti iscritti al partito unico del conformismo moralista. Verdini è utile a Bersani per parlare male di Renzi, Verdini è utile a Grillo, a Travaglio, alla Annunziata. Verdini è utile a Salvini e a chi prova a tenere Berlusconi fuori dai binari del moderatismo. Verdini è utile a quei giornalisti che riempiono le loro cronache di bufale a buon mercato, come quella secondo cui il Parlamento avrebbe cambiato le regole per le elezioni dei rappresentanti degli italiani all’estero per permettere a Denis di candidarsi in Papuasia. Verdini è utile persino allo stipendio parlamentare di tanti peones Cinque Stelle che non torneranno sugli scranni parlamentari. Verdini è utile a tutti, perché prende merda in faccia, ma vota zitto e muto, anche tante cose che convengono ai suoi detrattori.

Certo, Verdini non è un "candido", ma un personaggio onestamente spreguidicato che sa che spesso la politica ha più a che fare con la gestione cinica delle dinamiche di potere che con le affermazioni di principio. Un giorno magari scopriremo che Verdini è davvero colpevole di ogni nefandezza, che ha rubato tutto ciò che poteva, persino ai bambini. Francamente faccio fatica a crederlo, ma ormai siamo costretti a “rispettare” il principio della presunzione di colpevolezza, no? Non illudetevi però che, sparito un giorno Verdini, le cose cambieranno.

Pensionato un Verdini, se ne farà un altro, innocente o colpevole poco importa, perché il nostro Paese ha bisogno di capri espiatori, sono vitali come l’aria per la politica italiana, perché consentono a tutti di praticare il popolarissimo sport dell’autoassoluzione.