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Il blog finanziario del Financial Time Alphaville, per gioco, ha pubblicato la lista dei membri della sua redazione, specificandone l’origine: “non aspetteremo di essere stanati dal ministro dell’interno Amber Rudd, ma saremo da subito un passo avanti rispetto ai nostri padroni in stivaloni neri”. Due irlandesi, un iracheno, uno scozzese (ancora in regola, almeno per il momento) e tre americani.

Amber Rudd, ministro dell’interno del governo di Theresa May, è stata chiamata in causa dal post di Alphaville per la sua proposta, presentata al congresso del Partito Conservatore, di forzare le aziende a stilare gli elenchi dei lavoratori stranieri impiegati, al fine di esporre alla pubblica vergogna quelle società che dovessero avere una quota troppo bassa di nativi britannici in organico. Se c’era bisogno di un episodio per mettere a fuoco il livello al quale è scivolato il dibattito pubblico in Europa (e non solo) sul tema della libera circolazione delle persone, questo sembra essere il più adatto.

Dopo il prevedibile fuoco di polemiche la Rudd ha già fatto sapere che la proposta in questione verrà archiviata e molto probabilmente cestinata, ma è già un fatto che, nella patria della rule of law, il partito al governo consideri l’eventualità di utilizzare il potere come arma di dissuasione verso comportamenti sgraditi al governo ma non sanzionabili dal diritto, e che consideri tanto seriamente questa eventualità da farla illustrare al proprio ministro dell’interno durante il congresso del partito. Non una battuta infelice su twitter, per intendersi. Cose che saremmo più abituati a vedere in Argentina o in Venezuela, dove il “mobbing di Stato”, l’individuazione di capri espiatori - stranieri e aziende “traditrici” prima di tutto - e la loro esposizione alla rabbia popolare è una pratica di governo diffusa e socialmente accettata.

D’altronde, ha spiegato anche Theresa May nel suo discorso finale, “anche se il governo può non avere risposte per tutto, il governo può essere una forza del bene”. Una mistica peronista che rompe definitivamente con il passato e con i predecessori - Thatcher in primis - e sposta bruscamente in senso reazionario e interventista - si vedano le promesse di politiche pubbliche fortemente espansive di Hammond, illustrate ieri su Strade da Stefano Basilico - l’asse del partito conservatore.

Intanto Buttonwood, nel commentare sull’Economist la proposta della Rudd - la definisce “economically illiterate” - chiama in causa la lump of labour fallacy, ovvero l’idea errata secondo la quale nel mercato del lavoro la domanda di occupati sia fissa e costante: in realtà non è affatto scontato che riducendo il numero di stranieri aumenterebbe il numero di occupati “nazionali”.

Ma non importa, i numeri e la logica sono freddi e spigolosi: il governo può non avere le soluzioni ma può essere una soffice coperta di Linus. Prendersela con gli stranieri scalda il cuore del popolo e gonfia le urne - "non possiamo ignorare il fatto che il popolo vuole parlare di immigrazione" si scherniva ieri la Rudd dopo aver annunciato il ritiro della sua controversa proposta - quindi va bene così, hasta la victoria!