Alla nonnonomics del Cav è sbagliato opporre la retorica anti-rendite finanziarie
Editoriale
Curiosa differenza: da un lato Silvio Berlusconi, che propone dentiere gratis a tutti i vecchietti italiani e assistenza gratuita ai loro amici a quattro zampe; dall'altro, Graziano Delrio, che evoca un prelievo ulteriore sui Bot. Semplificando all'osso: Berlusconi vuol farmi avere la dentiera gratis, Delrio mi vuole togliere 30 euro. Se abbiamo passato gli ultimi anni in Italia, o almeno sul pianeta Terra, sappiamo che la semplificazione dei messaggi politici può apparire volgare e inaccettabile, ma che è il modo con cui l'eco delle discussioni politiche giunge negli angoli più lontani dell'opinione pubblica. La "nonnonomics" di Berlusconi è la nuova IMU prima casa, è il tentativo di toccare le corde più sensibili e più personali di un elettorato lontano sia da Matteo Renzi per mentalità ed anagrafe che dalle complicazioni dei tecnici prestati alla politica.
La nonnonomics di nonno Silvio è pura demagogia, ovviamente, chi governa ha i tanti vincoli di realtà a cui sottostare e chi vuol ben governare ne ha molti di più. Il nuovo premier ha la straordinaria possibilità di essere la prima autentica alternativa politica post-ideologica a Berlusconi: ma la sua sfida di governo non può essere combattuta con le categorie stantìe della redistribuzione fiscale di cui ha parlato ieri il sottosegretario Delrio in tv, evocando un maggior carico fiscale sulle attività finanziarie (di cui peraltro già parlano da tempo il responsabile economico del PD Filippo Taddei e il finanziere vicino a Renzi, Davide Serra). E' ormai un argomento debole propagandisticamente ed è debolissimo come opzione di policy: negli ultimi anni, il patrimonio accumulato degli italiani, pur molto elevato se confrontanto con quello dei cittadini di altri paesi avanzati, ha subìto un deprezzamento significativo, a causa dell'incremento nella tassazione patrimoniale (sugli immobili con l'IMU seconda casa, ma anche sui titoli con l'imposta di bollo) e in generale per colpa della recessione dell'economia nazionale.
Si dice: in Europa le attività finanziarie subiscono una tassazione dei rendimenti maggiore di quella italiana ed è opportuno un riequilibrio in favore dei redditi da lavoro e d'impresa. E' vero, ma è altrettanto sensato sostenere che in Italia c'è un'elevata immobiliarizzazione della ricchezza, non paragonabile ad altre realtà europee: gli italiani hanno molte case e pochi fondi pensione, con effetti negativi sul mercato del credito italiano. Ogni euro risparmiato e investito in attività finanziarie è un euro in più nel circuito del credito, cioè in favore delle necessità delle aziende e di chiunque ha bisogno di prendere a prestito.