Gira in rete - a proposito del cosiddetto "Jobs Act" proposto da Matteo Renzi - l'osservazione secondo cui all'Italia servirebbe soprattutto uno "Steve Jobs Act", cioè un piano di riforme capace di stimolare la nascita e la crescita di un nuovo e innovativo tessuto imprenditoriale italiano (si legga ad esempio questo articolo). Il primo ad usare l'espressione "Steve Jobs Act" è stato Andrei Cherny (ricercatore, consulente, storico e chairman del Partito democratico dell'Arizona) su The Atlantic nell'ottobre del 2011, pochi giorni dopo la morte del fondatore di Apple:

"Servono imprenditori e innovatori per ricostruire il motore della crescita economica. (...). Una ricerca della Kauffman Foundation ha dimostrato che le nuovi e giovani aziende, quelle con meno di cinque anni, sono responsabili della crescita netta di lavoro della scorsa generazione. Sono gli imprenditori che iniziano queste attività - e non i grandi industriali corteggiato dai partiti - i veri creatori di lavoro".

Nessun programma di governo può "creare" uno Steve Jobs, ma c'è un assoluto bisogno di un'infrastruttura regolatoria e fiscale che incoraggi e aiuti gli innovatori a trasformare le loro idee in realtà, in crescita e in occupazione. Soprattutto, ha ragione Cherny quando scrive che uno "Steve Jobs Act" offrirebbe una visione, una direzione di marcia, un sogno che rende accettabili i sacrifici imposti dalle riforme. Sebbne opportune, molte delle ricette elaborate per consentire all'Italia di uscire dalla palude del declino e ritrovare il sentiero della crescita appaiono fredde e inique agli occhi di chi soffre ormai da decenni le storture di una società duale e immobile. Bisogna indicare una meta, la più cruda, la meno ipocrita: "Giovani italiani, arricchitevi".

L'autore dell'articolo parla dell'America, patria della cultura imprenditoriale, e noi con le dovute proporzioni possiamo riferirci all'Italia, che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso era piena di grandi e piccoli Steve Jobs. Per quanto assolutamente fondamentali, né una riforma fiscale né una riforma del mercato del lavoro sono sufficienti. Lo Steve Jobs Act di cui abbiamo bisogno è una rivoluzione imprenditoriale. E' un piano di apertura e di inclusione economica, civile e sociale. E' un nuovo patto tra il sistema delle imprese e quello del credito, sancito da un sistema di giustizia intelligente ed efficiente e dalla promozione del venture capital. E' una nuova visione della scuola, dell'università e della formazione professionale. E' una radicale modernizzazione dei servizi pubblici e del welfare, da adeguare alle specifiche esigenze di ogni impresa. È un'azione di disboscamento burocratico. Lo Steve Jobs Act è un investimento sul talento e sulla creatività: "Giovani innovatori di tutto il mondo, siete liberi di fare".

steve