Diritto e libertà
Il caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, l’arresto del suo presunto assassino e le polemiche che ne sono seguite aprono alcuni interrogativi sul rapporto tra scienza, giustizia e statistica, su come i test del DNA debbano essere usati nei processi e il loro valore probatorio debba essere correttamente interpretato, sia fuori che dentro le aule giudiziarie. Strade ha pubblicato, nei giorni scorsi, alcuni approfondimenti sul tema, cercando di evidenziare le varie sfaccettature di un problema tutt’altro che banale.
Diego Marmo assessore alla "legalità"? Un'offesa alla memoria di Tortora
Diego Marmo è un magistrato, oggi in pensione, divenuto famoso per essere stato il pubblico ministero nel processo napoletano contro la Nuova Camorra Organizzata o, per meglio dire, contro Enzo Tortora che – innocente – rappresentò suo malgrado il simbolo di quella pagina ormai paradigmatica della storia giudiziaria italiana.
Caso Yara, i limiti dell'informazione tra normativa privacy e principi deontologici
Il caso dell'omicidio di Yara Gambirasio, che il procuratore generale di Brescia ha definito "sostanzialmente chiuso", ha scatenato una conseguente polemica sul ruolo e sul comportamento dei mass media di fronte a un arresto con presunzione d'innocenza, secondo Costituzione. Da più parti si è gridato allo scandalo.
I test sul DNA e l'uso corretto della statistica
Senza volere in alcun modo entrare nel merito del caso di cronaca che ha attratto recentemente l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica, ci sembra corretto riportare un significativo passaggio di uno studio sull'uso dei calcoli probabilistici nei processi firmato dalla professoressa Francesca Poggi. Lo pubblichiamo come contributo alla discussione, dal momento che non ci sembra che, nei giudizi che leggiamo, si faccia sufficiente attenzione all'uso corretto della statistica.
Pochi, maledetti e subito. Sembra sia questo il principio alla base dell'emendamento Tonini al D.L IRPEF (l'ormai famigerato "decreto degli 80 euro") che aumenta il costo iniziale del passaporto ma abolisce l'obbligo di pagare il bollo annuale.
Per fortuna non siamo tutti puttane, figure vincenti di una società perdente
Siamo davvero tutte puttane, come recita il titolo del libro di Annalisa Chirico? Dobbiamo prenderne atto e dirci che il mondo funziona così, la natura umana è quella che è e tutto sommato le cose vanno bene anche in questo modo? Rispondo no a tutte le domande. E decido di intervenire a questo proposito innanzitutto per il mestiere che faccio, professore universitario, che mi porta a lavorare con ragazzi e ragazze e a essere consapevole di quanto siano importanti i modelli di ruolo, che sono trasmessi in una società, per gli individui che la abitano, per la costruzione dei loro percorsi di vita e per il funzionamento della casa comune.
La pronuncia della Corte Costituzionale che di fatto svuota la legge 40, abolendo il divieto di fecondazione eterologa e la sentenza del Tribunale di Grosseto che ordina la trascrizione nei registri dello stato civile di un matrimonio omosessuale contratto all'estero, rappresentano senza ombra di dubbio il trionfo del diritto, ma ancor di più del buon senso contro l'ignoranza. Interventi dovuti e di fatto imposti ai giudici dall'esigenza di ristabilire un ordine che il non-senso o il vuoto normativo minaccia, lasciando i cittadini e i loro diritti alla mercè dell'arbitrio del legislatore o del caso.
Cade il divieto di fecondazione eterologa: la Consulta boccia per la seconda volta la 40/2004, la pessima legge che regolamenta l'accesso alla fecondazione assistita in Italia. Dopo nove anni, non si può più perdere tempo nelle aule di tribunale: la legge va cambiata in Parlamento.