I nuovi faraoni. L’immortalità dei potenti, che cannibalizza il futuro
Diritto e libertà

Elias Canetti in "Massa e Potere" (1960) ci ha descritto il potente paranoico, il sovrano ammaliatore delle masse che ha un obiettivo indicibile, un bisogno cogente: deve sopravvivere ai propri contemporanei. Questo è il Potere nella sua forma più intensa e individualizzata: il transito di un "fantasma" oltre i limiti, con il trono fondato sulle ossa della propria generazione; la vittoria sul passato e sul presente che non lascia eredità perché non conoscendo abdicazione cannibalizza i "figli" proiettando la propria ombra eterna, estinguendo il futuro.
Per questo Xi e Putin sono affascinati dalla "incarnazione" delle proprie coscienze "eccezionali" oltre i confini ordinari del tempo umano, per questo l'illuminismo oscuro e il transumanesimo tecnocratico non sono l'appannaggio esclusivo del "tramonto" americano, il retaggio inquietante di Elon Musk e di Trump, ma rappresentano - anche nelle varianti cinese e russa - la filosofia prima dei nuovi (antichi) "potenti" globali, l'espressione iper personalistica della forza estrema come regola coralmente accettata e venerata.
Potremmo dire: dopo la parentesi (moderna) del liberalismo e dello stato di diritto, dopo la democrazia delle costituzioni e dei valori universali, dopo il multilateralismo delle organizzazioni internazionali fondate su libertà e giustizia, il "Potere" torna alla sua origine "faraonica", lasciandosi alle spalle la complessità della politica per un ennesimo ritorno di fiamma del "neutro", che Carl Schmitt ha definito come "politico" ("Il concetto di Politico", 1932), la cui categoria di fondo, l'associazione/dissociazione Amico-Nemico svela una teologia politica ctonia, titanica, basica, manichea: l'obbedienza (volontaria, autoimposta) dei cittadini/sudditi risponde allo scambio "necessario" con la protezione del padrone/padre della patria/uomo del destino, salvatore delle tradizioni, estremo "semplificatore" del conflitto.
Oriente e Occidente ormai si confondono e si tradiscono (anche per questo la Meloni post fascista può dirsi atlantica e yankee) e non è la prima volta! È accaduto lo stesso nella prima metà del secolo breve dove il Partito, lo Stato, la Sovranità, hanno riassunto in sè etica e progresso e dove le persone sono decadute a rottami, "materiali" del grande mattatoio di una dialettica affermativa del Soggetto Storico Collettivo (Rosso o Nero poco importa).
In fondo, a pensarci bene, è il "patto simbolico Ribbentrop-Molotov" la naturale ricaduta (sempre incombente) dell'illiberalismo "eterno" che si esercita in accordi retorici, simulati, prima dello scontro terminale. Sono i "nemici", diversi e identici, che si spartiscono, facendone brani, l'Europa.






