sardina velata grande

Mi ha davvero sorpreso Flores d’Arcais. Il direttore di MicroMega, che parrebbe aver afferrato meglio di altri e degli stessi interessati, il concetto puro di sardina, ne esclude con certezza, in un recente intervento, la determinazione di sardina “velata”. Quest’ultima sarebbe “nota di concetto” che implica contraddizione. Un po’ come dire “quadro tondo”.

La giovane ragazza, la scandalosa sardina con il velo che ha trovato il coraggio di parlare a piazza san Giovanni, sembra, al direttore di MicroMega, il ricettacolo della contraddizione, una ragazza-ircocervo, A e non-A: è il soggetto di due predicazioni opposte: del Male (l’Islam) e della sardina (il Bene). Prima che politico, è un problema ontologico.

Anche la mia amica micromeghesca Cinzia Sciuto sembra contrariata. “Care Sardine”, scrive in un suo sottile intervento velato di sorpresa e rammarico: a piazza San Giovanni “è mancata la nota della laicità”. Parole forti! Ora, io non posso giudicare perché ero ad Amsterdam, dove, certo, la laicità è una realtà seria che è stata teorizzata e praticata da qualche secolo. Tuttavia, dalla Tv non ho visto a Roma una sfilata di frati salmodianti che innalzavano il simbolo della Sacra Sardina, e non mi è parso di aver avuto notizia di un richiamo unitario alla preghiera o dell’imposizione di un Credo Sardineo. Ho avuto l’impressione che fosse una manifestazione, non un concilio.

In ogni caso, prendo un po’ dai due interventi e vado all’argomento critico essenziale. La Sciuto, tassativa, scandisce: “Non può non far parte del DNA di un movimento democratico che ha a cuore i diritti di tutti, la capacità di svelare il potenziale di alienazione, di eteronomia, di antidemocrazia insito in qualunque religione”. Ora, a questa premessa, che equipara ogni religione a un potenziale nemico della laicità, non mi pare corrispondere alcuna teoria moderna, liberale, della laicità. Non solo, ma il richiamo alla doverosa battaglia indirizzato alle sardine – richiamo che non possono non raccogliere, sempre che siano davvero uno movimento democratico nel DNA - a “svelare il potenziale di alienazione” di ogni possibile religione, e della sardina velata in particolare, mi sembra un “tantinello” riuscito male. Forse un po’ sopra le righe.

Le Sardine sarebbero colpevoli per aver risposto, in breve, con un'identità (la ragazza velata) a un'altra identità religiosa (la Croce della Meloni). Non si risponde, suona infatti il titolo dell’intervento, alla Croce col velo. Se Meloni tira fuori il Crocefisso, tu non tirare fuori la ragazza velata. Ecco questo è il punto filosofico. Però qualcosa non torna. Infatti, le Sardine non hanno opposto un’identità ad un’altra, ma, caso mai, hanno riconosciuto, come vuole il vecchio arnese della tolleranza liberale, l’identità di un’altra persona. Peraltro, la ragazza legge la Costituzione, la fa sua. La differenza tra inclusione e aut aut mi pare sia la differenza tra la tolleranza liberale e Meloni&C.

In risposta alla discriminazione sovranista (per capirci con MicroMega, io non distinguo tra sovranismo di destra e di sinistra: il sovranismo, anzi, il nazionalismo, è sempre la stessa cosa), le Sardine fanno parlare una ragazza musulmana, che indossa, per chi lo vuole notare, anche un velo. Si tratta di un atto di empatia, una forma di “riconoscimento” che è alla base di qualsiasi contratto politico e di qualsiasi convivenza sociale. Tante ragazze musulmane italiane si saranno riconosciute in quella ragazza, e saranno uscite idealmente dal ghetto e dall’isolamento, si saranno sentite parte di quella piazza e, cosa che conta di più, parte della nostra malandata ma simpatica Repubblica.

Il problema sta nell’identificazione che, dalle parti di MicroMega, evidentemente fanno tra i segni esteriori e interiori di un’appartenenza religiosa – qualsiasi essa sia – e il fatto di un’oggettiva offesa alla laicità. Un punto, questo, soprattutto per quanto riguarda i segni esteriori, che è già discutibile per quanto riguarda i luoghi pubblici. Figuriamoci in una manifestazione, che è un evento per il quale non si può evocare la laicità, che riguarda lo Stato. Qui è la confusione più evidente. Io credo che un ebreo abbia tutto il diritto di partecipare in quanto ebreo, con la propria identità, ad una manifestazione che rifiuta l’antisemitismo. O forse no? Allo stesso modo, un cristiano delle tante minoranze cristiane perseguitate, ha il diritto di parlare da cristiano della sua persecuzione.

L’attentato alla laicità si determina quando, nei fatti, le religioni vogliono mettersi sopra lo Stato. Ma questo attentato non può essere già realtà per il fatto stesso dell’esistenza delle religioni. La laicità presuppone la presunta innocenza delle religioni, non il contrario. Altrimenti avremmo una guerra di religione. A ragionare come la Meloni - non solo in economia e sull’Europa, ma adesso anche per i diritti civili e la laicità - è chi invece oppone un’identità ad un’altra, senza assumere che esse possano in generale accordarsi (le religioni non sono compatibili con la democrazia ecc.) nel riconoscimento reciproco che fin qui è stata la laicità liberale.

Si può assumere una tesi che attribuisca alle religioni un’impossibilità strutturale ad essere laiche e democratiche, e che le renda, già da sempre, colpevoli: ma questa non è una tesi laica. Può essere un modo per camuffare l’intolleranza con la difesa della laicità, una forma di fondamentalismo alla rovescia. (Si farebbe miglior servizio a dire apertamente quali sono - e ce ne sono - i problemi con l’islam, piuttosto che prendersela con una giovane sardina velata).

Il punto è che la politica ha a che fare con persone reali. Persone in carne ed ossa. Il contratto sociale non si realizza tra “uni” tutti uguali, tutti illuministi e privi di sentimenti religiosi e di storie personali e di appartenenze, e di debolezze o come volete. Il concetto di laicità che sfodera Flores d’Arcais è astratto, rende tutti uguali a un modello ideale di uomo, un modello irrealistico, che poi è il solito “uomo nuovo” di cui non si liberano gli utopisti (e neanche, ma è un altro caso, i totalitari). Alla fine, è un concetto ragionato in astratto, una tautologia. Un modo di ragionale nel quale, magari non c’è contraddizione, però non c’è neanche realtà (o, come dicono i filosofi, concretezza) e tutto si dissolve in un giudizio analitico, che, sempre i filosofi, come sa bene il caro Flores d’Arcais, dicono “vuoto”. La laicità è politica, è reale e ha a che fare con le persone reali.

Lo scandalo di MicroMega per la ragazza velata offre uno spaccato, qui sì religioso. Mentre le Sardine hanno reso le differenze tutte uguali nel contesto che le ha espresse: sono tutte sardine, dunque tutte laiche, Flores d’Arcais sembra preferire una liturgia politica. Ma per celebrare che cosa? La laicità si celebra?

Un po’ sopra le righe mi è parso anche l’ammonimento che Cinzia Sciuto indirizza alle Sardine, quando giudica “particolarmente grave”, che, scrive, la “laicità non venga percepita come un vettore intrinseco della democrazia” e questo “in un’epoca in cui i fondamentalismi religiosi, di tutte le fedi, rialzano la testa”. Insomma, facendo parlare la ragazza velata, le Sardine non hanno “percepito” niente meno che “il valore intrinseco” della laicità, non si sono rese conto di favorire l’Isis, il fondamentalismo cristiano.

Le Sardine sarebbero cadute nella miopia, che è alimentata addirittura “sapientemente” da “tutti i fondamentalismi” (nessuno escluso) che sarebbe quella di “identificare persone e credenze”. Io sono d’accordo con Cinzia Sciuto quando scrive che si possono criticare le credenze religiose, rispettando la persona. Ci mancherebbe! Ma questo è un altro discorso. Nessuno assume, e deve assumere, e non lo hanno fatto le sardine, che, in principio, esista un’immunità della religione in quanto religione rispetto alla critica, alle libertà individuali e vedo come fumo negli occhi i cedimenti ad aree protette, a legislazioni particolari, e alla pseudo-tolleranza verso la discriminazione e la barbarie in nome di una legittimazione “culturale” o “religiosa”. Davvero, come piacerebbe dire a Cinzia, “non c’è fede che tenga”.

La questione è che qui pare si abbia il diritto (anzi il dovere!) di escludere da una manifestazione (che, lo ripeto, non è lo Stato) una giovane ragazza velata sulla base esattamente di quello che fa il fondamentalismo: unificare persona e credenza. Il mezzo lapsus che una manifestazione sia poi presa come “Stato” è forse un altro fatto su cui riflettere.
Chi ha deciso che cosa ha nella coscienza la ragazza velata? Vi sembra un criterio laico quello di intimidire chi fa parlare una ragazza velata in quanto è velata?

Se una persona si sente cristiana o musulmana, MicroMega non ha nessun diritto di dire che questo implichi, per logica, una contraddizione, l’unità tra il “male” e la sardina. Il rischio dell’inquisitore (a proposito) è dietro l’angolo. Poi, non capisco. MicroMega ha ospitato tonnellate di interessantissimi dialoghi con frati, preti di strada, addirittura con il Papa: non si è mai posta, giustamente, il problema di non ospitare ottime persone, come padre Zanotelli, don Ciotti, perché potenzialmente esplosive dell’alienazione ecc., non le ha svestite delle loro croci o dell’abito talare.

Credo che le sardine siano abbastanza vaccinate da non aver bisogno della lezione che “non c’è nessun motivo per rinunciare alla laicità in nome dell’antirazzismo”. Tanto più che non sono loro che ci rinunciano. Anzi, la praticano. Per quanto riguarda, per finire, la contraddizione che non consente, anche qui ci sarebbe, un po’ per gioco, da obiettare, in punta di logica. Infatti, proprio perché la contraddizione non consente, delle due l’una: o A o non-A, o positivo o negativo. Perché Flores d’Arcais ha deciso che debba prevalere un termine sull’altro, l’offesa alla laicità sulla festa dell’inclusione? Perché non potrebbe essere il contrario? In realtà, il “soggetto” della predicazione non è la ragazza, ma la manifestazione delle sardine, che non è una riunione dell’Isis. È questa festa che conferisce il senso inclusivo e liberale ai simboli, è in questo contesto che si offrono le differenze e qui esse sono incluse e identicamente significate.

@g_perazzoli