Al Qaeda ha una rivista mensile, Inspire Magazine, di ottima fattura, in lingua inglese, che può essere reperita online, in chiaro e gratuita. Fornisce spunti ideologici e indicazioni concrete su come compiere attentati, fabbricare esplosivi a prova di metal detector, individuare gli obiettivi, scansare i controlli; su come, insomma, compiere operazioni terroristiche di successo. Un esempio si può trovare qui.

Dieudonne Charlie grande

La rivista ospita una rubrica, "Il taccuino del jihadista", che nel numero dello scorso dicembre raccoglieva le note dell'attentatore potenziale, fattosi reale pochi giorni dopo con la strage di Parigi. Si raffiguravano, tra l'altro, un passaporto francese e un porta-matite da disegnatore. Una rivendicazione preventiva dell'attentato, effettivamente confermata dagli stessi attentatori, e ribadita in seguito anche dagli organi ufficiali della cellula qaedista in Yemen.

L'editore di Inspire è ad oggi ignoto, il possesso di copie della rivista è perseguito negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna - le audience a cui soprattutto la testata si rivolge. Ma chi la legge online è più difficile da individuare. A meno di perseguire chiunque acceda a quelle pagine in pdf – studiosi, giornalisti, voi stessi lettori a cui abbiamo qui fornito un link.

Dieudonné (nome completo Dieudonné M'bala M'bala), è un comico francese, musulmano di padre camerunense, noto per le trovate satiriche borderline che prendono di mira gli ebrei. Non è un outsider, Dieudonné: è una star della tv, fa il pienone a teatro. La sua quenelle – il movimento delle braccia che disegna nell'aria una svastica al contrario - è diventato un tormentone. 

Su Dieudonné gravano già una pluralità di condanne comminate dai tribunali francesi per antisemitismo. Domenica scorsa, alla vigilia della marche républicaine, a cui il comico ha partecipato, il nostro posta un tweet con l'hashtag #jesuisCoulibaly, e su Facebook scrive "Je me sens Charlie Coulibaly", accostando il nome del giornale colpito dai terroristi al cognome del terrorista Amedy Coulibaly che ha premeditato e compiuto l'attentato stragista all'Hyper Cacher parigino. Mercoledì, per quel tweet – apparentemente celebrativo di Coulibaly - Dieudonné viene arrestato, ai domiciliari, con l'accusa di apologia di terrorismo.

"L'apologia di terrorismo, come tutte le espressioni razziste o antisemite, non appartiene alla categoria della libertà di espressione. È un crimine, non è Charlie" – spiega l'avvocato Ilana Soskin della Corte francese per i diritti dei media e della comunicazione.

L'apologia di terrorismo, tuttavia, deve essere esplicita, manifesta. E questo – osserva uno degli avvocati del comico – in ciò che scrive Dieudonné non c'è. 

Il fermo è delle 7 del mattino. Pochi minuti dopo Dieudonné è già un "martire" della libertà di espressione. Il fondatore del Front National, Jean-Marie Le Pen - al quale il comico si era già avvicinato in passato, riconoscendosi simile in antisemitismo - ha subito colto il punto: "Prima decisione in favore della libertà di espressione reclamata dai milioni di manifestanti: Dieudonné perseguito per un Tweet satirico".

Charlie si fa Dieudo? Il rischio c'è, ed è alimentato dalla reazione repressiva che le autorità colpite dal terrorismo si sentono in dovere di approntare. Al Ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, cui si deve evidentemente l'avallo all'iniziativa contro il comico, Dieudonné invia una dichiarazione di pace (qui). Un capolavoro.

In cosa è diverso, però, Dieudonné dalle migliaia di manifestanti che hanno invaso Parigi la scorsa estate per inneggiare alla "resistenza" di Hamas contro Israele? Hamas è un'organizzazione terroristica la cui peculiarità è uccidere gli ebrei, ma lontano da casa nostra. Hamas uccide, non si limita alla propaganda, non fa satira: uccide. Chi ne giustifica le azioni è dunque anch'egli un terrorista?

L'antisemitismo è un fatto, la sua diffusione è un fatto. Sono un fatto le reiterate spedizioni punitive contro persone di origine ebraica. È un fatto che chi dice "io non ce l'ho con gli ebrei, ce l'ho con Israele" ce l'ha in realtà proprio con gli ebrei, cioè con l'universo simbolico, per molti negativo, al quale gli ebrei sono associati – capitalismo, assertività militare, potere. È un fatto anche l'attivismo dei parlamenti europei, francese compreso, per il riconoscimento dello Stato palestinese. Quello Stato, si votasse oggi, sarebbe in mano ad Hamas, che nel suo statuto recita: "Il giorno del giudizio non arriverà finché i Musulmani non avranno combattuto gli Ebrei, quando l'Ebreo dovrà nascondersi dietro le pietre e gli alberi. Le pietre e gli alberi diranno 'O Musulmano, o servo di Dio, c'è un ebreo dietro di me, vieni a ucciderlo'."

Questi fatti non si cancellano con la repressione, come non si combatte il consumo di droga con la proibizione del commercio di stupefacenti. Repressione e proibizione possono invece scatenare l'effetto opposto, come nel caso di questo teatrante francese - ambiguo, ma di successo – a cui le autorità hanno tributato l'onore massimo che il nichilismo jihadista riconosce agli adepti: il martirio.

@kuliscioff