Non esattamente un thriller istituzionale (ma quasi) e certamente neanche un manuale di pedanteria onusiana. Emma Bonino nella sua prefazione ha ragione. Operazione Idigov è uno dei pochi libri (forse il primo) interamente dedicato alle attività del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito all'ONU.

Idigov grande

Primavera del 2000: l'assassinio di Antonio Russo è una ferita fresca per i suoi compagni di partito e per i colleghi di Radio Radicale. Anna Politkovskaja perderà la vita sei anni dopo, per ragioni analoghe e in modo altrettanto feroce. Non un assassinio, ma un'esecuzione. In Cecenia - dove trova la prima e esemplare attuazione il disegno di restaurazione imperiale della Russia post-eltsiniana, che giunge oggi a lambire e minacciare i confini dell'Ue - imperversa una guerra criminale, che tanto Antonio Russo, quanto Anna Politkovskaja provarono a documentare, firmando così la propria condanna a morte. Armi chimiche, torture, esecuzioni extragiudiziali... L'intero repertorio del terrorismo di Stato, in funzione (ovviamente) "antiterroristica".

A quattromila  chilometri dall'inferno, in via di Torre Argentina 76, a Roma, giunge un fax alla segreteria del Partito Radicale Transnazionale: la delegazione russa alle Nazioni Unite chiede l'espulsione dall'ECOSOC del PRT per "abuso di status". Troppo scomodi, i radicali: a Ginevra, presso la Commissione Diritti Umani, si sono fatti rappresentare da Akhjad Idigov, ex parlamentare ceceno che a nome del suo popolo denuncia la sistematica violazione dei diritti umani nella piccola repubblica autonoma al confine tra la Russia e la Georgia.

Nel dossier russo presentato contro il partito di Marco Pannella (unico leader politico europeo presente ai funerali di Anna Politkovskaja) si leggono le accuse più assurde: il sostegno al narcotraffico, al terrorismo e alla pedofilia, e quelle più burocratiche, come l'uso "distorsivo" delle convenzioni sui diritti umani. Illazioni che mirano a eliminare il Partito Radicale dalla scena internazionale. La "dichiarazione di guerra" porta la firma dell'homo novus della politica russa, Vladimir Putin.

Perduca, che all'epoca era (e tuttora è) "ambasciatore" del Partito Radicale all'ONU, incastra con cura il frutto di un accurato lavoro di trascrizione dei preziosi archivi di Radio Radicale e di sintesi dalle corrispondenze intrattenute in quei frenetici mesi di negoziazione con i delegati dei Paesi che dovevano decidere il futuro del Partito Radicale. Non è un prodotto annalistico: è la testimonianza di un modo di lavorare e di sorprendere, un esempio di nonviolenza gandhiana praticata all'interno e secondo le regole del Palazzo di Vetro. Nel libro, l'autore non parla solo del braccio di ferro con Mosca, ma di altri "scandali" radicali dalla tribuna delle Nazioni Unite, di cui Operazione Idigov rappresenta un interessante repertorio (dalla proposta antiproibizionista, alla battaglia contro le mutilazioni genitali femminili o per l'autonomia del Tibet...)

Operazione Idigov non è dunque solo il racconto romantico della guerra politico-diplomatica tra il Golia russo e il Davide radicale. È la pagina visibile di una storia invisibile, in buona parte sconosciuta e da scrivere, quella dell'impegno dei radicali all'Onu, che a dispetto della Russia putiniana continua tuttora.

Operazione Idigov, Marco Perduca, ed. Reality book.