Il 25 gennaio scorso ricorreva il primo anniversario della morte di Aaron Swartz, giovane attivista e innovatore che si è speso in prima persona per la libertà di cultura e l'accesso libero alla conoscenza. Arrestato per aver scaricato illegalmente 4,8 milioni di pubblicazioni da JSTOR allo scopo di renderle accessibili gratis, ha scelto di suicidarsi a 26 anni prima che potesse andare a processo. Una storia, e una tragedia, al contempo emblematica e straordinaria.

Aaron Swartz

«La #NHRebellion walk è giunta a destinazione. Sensazione di tristezza. È stato un incredibile gruppo di persone quello che ha camminato per oltre 6.400 miglia in aggregato, e ne sento già la mancanza. Dopo aver ripreso un po' di fiato, parlerò meglio di quel che ho imparato. Per adesso: cose impossibili da vedere davanti a un computer».

Così, sabato 25 gennaio scorso, Lawrence Lessig ha commentato la NHRebellion Walk, sul blog che ha documentato passo passo la marcia autogestita, partita l'11 gennaio, in occasione del primo anniversario della scomparsa di Aaron Swartz, e conclusasi 13 giorni dopo, nell'anniversario della nascita di Doris Haddock, meglio nota come "Granny D", storica attivista per la giustizia sociale scomparsa nel marzo 2010 a 100 anni.

Una marcia lunga circa 300 chilometri, che ha visto decine di cittadini attraversare, nonostante il freddo polare di questo periodo (all'alba di mercoledì c'erano -16°C), lo Stato del New Hampshire per riportare all'attenzione pubblica USA l'irrisolto problema della corruzione a livello istituzionale. In particolare, per chiedere la riforma del finanziamento alle campagne elettorali, ponendo ai candidati alle elezioni presidenziali del 2016 una semplice domanda: «Come pensa di metter fine a questa corruzione?».

Un'iniziativa concreta e importante, che si affianca ai tanti ricordi e tributi online per il primo anniversario della morte di Aaron Swartz – incluso un e-book gratuito in italiano che include la traduzione di diversi suoi post, riflessioni e interventi, vari articoli e scritti di amici e attivisti, oltre a materiali su open access e free culture, per approfondire, anche in Italia, le dinamiche del suo caso e riflettere sulla vasta eco a livello internazionale del suo lascito e del suo impegno sociale a tutto tondo. Swartz si è speso in prima persona, con precise azioni di disobbedienza civile, per portare avanti un tema cruciale nei nostri giorni: la libertà di cultura e l'accesso aperto alla conoscenza. La sua attenzione si rivolgeva soprattutto agli strumenti di Internet, dandosi continuamente da fare per crearne di nuovi e più adatti ad ampliare l'azione diretta dei cittadini.

Non a caso già a 14 anni Aaron era stato co-autore della prima specifica del RSS, protocollo operativo per diffondere automaticamente informazioni online, e due anni più tardi sviluppò l'architettura tecnica per le note licenze Creative Commons. Dopo aver co-fondato Reddit (uscendone subito dopo l'acquisizione da parte di Condé Nast), contribuì al lancio della Open Library e del sito di attivismo Demand Progress, avendo fra l'altro "liberato", in modo del tutto legale, i documenti giudiziari raccolti nel database federale a pagamento PACER, portando così alla drastica riduzione dei costi di molti servizi legali. Nell'estate 2008 aveva diffuso il Guerrilla Open Access Manifesto, teso a coinvolgere persone di tutto il mondo impegnate a «mandare un forte messaggio contro la privatizzazione della conoscenza e renderla un ricordo del passato».

Fu anche motore propulsore della battaglia, vinta, contro l'approvazione di SOPA e PIPA, due proposte legislative che avrebbero fortemente ridotto la libertà di espressione online con la scusa della lotta alla pirateria. E poco prima di morire, stava mettendo a punto ulteriori strumenti per la circolazione delle informazioni in maniera anonima (tra cui Strongbox, poi adottato dal noto mensile The New Yorker). Una serie di attività che, nel marzo scorso, gli sono valse anche l'Induzione postuma nella Internet Hall of Fame.

Il 19 luglio 2011 Aaron era stato arrestato per aver scaricato, tramite un laptop posizionato in uno sgabuzzino del MIT aperto a tutti, 4,8 milioni di articoli scientifici dal database accademico JSTOR, sempre come azione di disobbedienza civile per la libertà di cultura. Liberato dietro cauzione, era in attesa di processo, rischiando fino a 35 anni di carcere. Una persecuzione non lontana da quella del protagonista del Processo di Franz Kafka e che, in definitiva, lo ha spinto a togliersi la vita all'età di 26 anni, l'11 gennaio 2013 nel suo appartamento a New York.

Molte qualificate figure del settore hanno detto e scritto che la morte di Aaron non è avvenuta per caso, ma per effetto di una giustizia decisa a fare del caso di Aaron un "esempio" per chiunque si fosse azzardato a violare le obsolete norme sul copyright, pur se in nome dell'open access. E anche di una "neutralità" assunta dai dirigenti del MIT, che Bob Swartz, il padre di Aaron, non esita invece a definire "un abdicare" nei confronti del figlio, una sorta di "complicità con l'indagine penale".

Una storia, e una tragedia, al contempo emblematica e straordinaria, che ci lascia un'eredità importante. Aaron Swartz non era un santo, né un martire, ma un ragazzo, una persona come tante altre, eppure diverso da tutti: aveva un inesorabile fuoco che gli ardeva dentro e che ancor'oggi continua a bruciare. Ora tocca a noi tenerlo vivo e propagarlo. L'unica speranza possibile, ricorda ancora Lessig, è proseguire il suo cammino con convinzione: «Se amiamo questo nostro mondo, nonostante tutto, ha senso provare a migliorarlo. Ogni sistema umano è un'istituzione, e le istituzioni sono convenzioni, e le convenzioni si cambiano».