Alla fine di novembre papa Francesco ha pubblicato la sua prima “esortazione apostolica”. Si tratta di un documento in cui ha dedicato molto spazio alla critica della globalizzazione e del capitalismo con frasi a volte molto forti. L’economia moderna, scrive il papa, uccide, esclude ed emargina grandi masse di popolazione. Il nostro attuale stile di vita ci ha reso egoisti e indifferenti ai drammi dell’umanità. In poche parole si tratta di un discorso cupo e pieno di pessimismo sull’attuale situazione della società umana (potete leggere qui alcune delle parti più critiche della sua esortazione). In molti hanno apprezzato le parole del papa e tra questi anche molti non credenti. In Italia, ad esempio, ne ha parlato molto bene un ateo dichiarato come il premio nobel Dario Fo. Siamo rimasti colpito dal tono cupo con cui il papa ha descritto l’attuale situazione del mondo. Da un papa sorridente e ottimista come Francesco ci saremmo aspettati una visione un po’ più rosea: forse un po’ meno condanna e qualche speranza in più. Ecco, avremmo immaginato un discorso un po’ più simile a questo.

 papa retro

Fratelli e sorelle,

viviamo in tempi straordinari. È sorprendente osservare quanta strada ha percorso l’umanità negli ultimi anni. Soltanto due secoli fa, un battito di ciglia nel lungo respiro della storia, il mondo era un posto molto più oscuro e peggiore di quanto noi sia oggi. Pensiamo a quei tempi, quando gran parte dell’umanità non sapeva né leggere né scrivere, quando non c’era istruzione pubblica, cure mediche e trasporti. La gente viveva e moriva nel villaggio dov’era nata, coltivando il proprio campo alle mercé del clima. Erano tempi in cui un inverno più freddo od un autunno più piovoso potevano causare carestie, morte e dolore.

Quante cose sono cambiate da quei tempi, fratelli! In questi duecento anni il reddito prodotto per ogni essere umano è aumentato di quasi sette volte. Nel nostro mondo sviluppato e industrializzato l’analfabetismo è scomparso, l’alimentazione è enormente migliorata così come l’aspettativa di vita. La mortalità infantile è quasi scomparsa ed oggi centinaia di milioni di persone hanno accesso gratuitamente all’istruzione e a cure mediche basilari.

Ma non dobbiamo essere felici solo per noi che abbiamo la fortuna di vivere nella parte più prospera del mondo. Negli ultimi quarant’anni l’intera umanità ha fatto passi da gigante. In questo brevissimo lasso di tempo, nel trascorrere di appena una generazione, un miliardo e duecentomila persone sono uscite dalla povertà assoluta e dall’esclusione sociale in tutto il mondo. La diseguaglianza, a livello mondiale, si è assottigliata: i più poveri del pianeta hanno recuperato distanza nei confronti dei più ricchi. Mai come ora i nostri sforzi per ridurre il numero dei nostri fratelli che soffrono la fame hanno avuto così tanto successo. Nel 1970 il 24 per cento degli esseri umani era sottonutrito. Oggi sono soltanto il 12 per cento.

Viviamo nell’epoca più generosa che l’umanità abbia conosciuto. I governi degli stati più ricchi del mondo non hanno mai donato così tanto ai paesi più poveri. Anche se abbiamo pochi dati a disposizione, sappiamo che anche la generosità dei comuni cittadini non è mai stata così alta. In soli vent’anni la quantità di denaro che doniamo agli enti benefici ecclesiastici e a quelli laici è aumentata di cinque volte. Dagli anni ‘70 ad oggi è aumentata anche la quantità di persone che dedica il suo tempo alle attività di volontariato.

Questo però non significa che dobbiamo riposare sugli allori: non crediate che ciò che abbiamo fatto sinora sia sufficiente! Dobbiamo interrogarci su quello che abbiamo fatto. Dobbiamo vigilare affinché gli aiuti che diamo non siano solo un modo per lavarci la coscienza, in modo che siano impiegati per rendere quei popoli indipendenti dalla nostra carità: “Dona un pesce ad un uomo e lo avrai sfamato per un giorno. Insegnagli a pescare e lui si sfamerà per tutta la vita”. Aiutiamo i popoli del mondo a raggiungere la democrazia e la libertà di poter esercitare i loro talenti nella direzione che preferiscono.

Questo mondo, lo sappiamo bene, non è perfetto. Anche nei paesi ricchi dove tanti di noi hanno la fortuna di vivere, c’è ancora molto lavoro da fare. Nel nostro mondo ricco e sviluppato, ad esempio, da diversi decenni oramai la distanza tra ricchi e poveri si sta allargando. Questa tendenza, proiettata sul lungo periodo, potrebbe essere pericolosa oltre che, naturalmente, iniqua. I governi del mondo devono impegnarsi di più a combatterla e voi, che avete la fortuna di vivere in paesi liberi, dovete impegnarvi ad usare lo strumento che possedete, il voto, per fare si che essi seguano il giusto cammino.

La Chiesa in tutto questo deve fare la sua parte. Per questo motivo ho deciso che da oggi rinunceremo a tutte le esenzioni fiscali che riceviamo in ogni paese del mondo. Tutte le nostre proprietà saranno affidate alle mani di un fondo, guidato da esperti che lo gestiranno in maniera professionale. Tutto il denaro che guadagneremo da questa attività sarà impiegato in attività benefiche e caritatevoli. I nostri bilanci saranno resi pubblici ed accessibili a tutti.

Dobbiamo essere orgogliosi di noi stessi, per il cammino fatto finora, ma non dobbiamo indulgere nell’autocompiacimento. Stiamo vincendo la battaglia contro la miseria ed è il momento di fare l’ultimo sforzo! Buon Anno Nuovo a tutti!

 

Forse sperare che il papa un giorno faccia un discorso del genere è piuttosto ingenuo. Già nel medioevo si diceva che si salvano più anime descrivendo i patimenti dell’inferno piuttosto che le delizie del paradiso. Francesco però è, sotto molti aspetti, un papa innovatore. Forse capirà che il medioevo è finito e che il mondo è abbastanza maturo da meritare non solo paure infondate, ma anche un po’ di giustificata speranza.

Esistono decine di grafici che mostrano le stime della crescita del PIL pro-capite negli ultimi secoli. Si somigliano tutte e variano per poco. Qui ne trovate uno della London School of Economics: http://www.keynes.dk/sehw/4/leunig_slides.pdf

I dati sugli affamati sono dati ufficiali della FAO che potete trovare sul loro sito.

I dati sulla riduzione della povertà sono forniti dall Banca Mondiale sul proprio sito: http://www.worldbank.org/en/topic/poverty/overview

Uno dei principale indici per misurare la diseguaglianza è l’indice di Gini. A seconda di come viene calcolato può produrre risultati piuttosto divergenti. Tutte le stime, in ogni caso, sono concordi nel dire che l’indice Gini mondiale ha cominciato a calare dopo un picco raggiunto negli anni ‘60 o negli anni ‘80. L’indice Gini è invece aumentato in quasi tutti i paesi sviluppati a partire dagli anni ‘70. Sul sito della Banca Mondiale trovate alcune delle stime più affidabili sull’indice Gini: http://data.worldbank.org/indicator/SI.POV.GINI

Non esistono statistiche mondiali sul volontariato. Una delle fonti più affidabili è nazionale ed è fornita dallo US Census Bureau. Secondo i dati non ci sono mai stati così tanti volontari da 1974, anno della prima rilevazione: http://www.nationalservice.gov/sites/default/files/documents/volunteer_growth.pdf

I dati sulla filantropia private vengono non vengono raccolti in maniera sistematica, ma da alcune fondazioni private. Quelli che abbiamo utilizzato sono elaborati dalla Hudson e potete trovarli qui: http://www.hudson.org/files/documents/2013IndexofGlobalPhilanthropyandRemittances.pdf