sushi insetti

Dal 1° gennaio 2018 con l’attuazione del Regolamento sui Novel Food l'Unione Europea potrà autorizzare la vendita e la produzione di insetti per alimentazione animale e umana. A Cernobbio viene lanciato un allarme, ma esistono veramente dei rischi per consumatori e agricoltori o si tratta ancora una volta soltanto di demagogia?

Che gli insetti possano rappresentare un flagello per l’agricoltura è un fatto noto fino dai tempi delle dieci piaghe dell’Egitto. Ma nonostante la situazione legata all’ingresso di insetti dannosi cosiddetti “alieni” nel nostro paese non sia rosea, dal cinipide del castagno, al punteruolo rosso della palma fino all’attualissima cimice asiatica, non sono gli insetti vivi bensì quelli fritti a preoccupare questa volta le associazioni di categoria e le forze politiche dell’opposizione.

Il caso (o satebbe meglio dire "il siparietto" volendo riportare la questione alle sue reali dimensioni) si è scatenato nel corso del Forum dell’Agricoltura di Cernobbio organizzato da Coldiretti, durante il quale l’Associazione ha annunciato con toni allarmati che a partire dal 1 gennaio 2018 sarà applicato il regolamento europeo sul Novel Food, approvato già nel 2015, nel quale saranno inseriti gli insetti per consumo umano e animale quali “cibo tradizionale da paesi terzi”. Gli insetti interi di specie diverse o i loro derivati potranno essere commercializzati, consumati e anche prodotti nei paesi dell'Unione Europea, come lo sono già per più di due miliardi di persone nel mondo e in alcuni paesi dell’Unione come Belgio, Olanda, Francia e Danimarca, dove si trovano normalmente sugli scaffali dei supermercati e nei ristoranti.

I Novel Food sono tutti quei cibi, nuovi perché frutto di innovazione o perché presenti in abitudini alimentari di paesi terzi al di fuori della Comunità Europea, che non venivano consumati in modo significativo prima del 1997 (data alla quale risale il precedente regolamento). Il Regolamento sui tutti i Novel Food (Reg 2015/2283) - che non sono solo insetti ma anche ad esempio la chia o gli alimenti salutistici arricchiti in fitosteroli - definisce le regole di sicurezza alimentare, di etichettatura e di impatto ambientale per l’immissione al consumo, e dice che per ogni nuovo prodotto (anche per quelli già commercializzati in alcuni paesi) debba essere presentata ad EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, una richiesta di autorizzazione che contiene una specifica analisi del rischio.

E quindi dove sarebbe l’allarme? Anzitutto secondo l’immancabile sondaggio di Coldiretti ci sarebbe un’ampia fetta di italiani contraria al consumo degli insetti in quanto estranei alle nostre tradizioni alimentari e solo pochi si dichiarerebbero pronti a consumarli. Certamente si tratta, per una volta, di un dato plausibile, ma un regolamento che autorizza il consumo e la commercializzazione degli insetti non significa che gli italiani saranno obbligati a mangiare larve e grilli, né che questi verranno serviti nelle mense scolastiche, ma solo che chi lo voglia, una volta appurato che non facciano male, possa scegliere di mangiarli e che qualcuno possa decidere di servirli nel suo ristorante, produrli, importarli o utilizzarli nell’alimentazione del bestiame, assumendosi quello che si chiama rischio imprenditoriale e dal quale le associazioni di categoria hanno per decenni tentato di tenere ben lontani gli agricoltori del nostro paese.

Avranno successo? Non lo sappiamo, sicuramente le barriere culturali sono molto forti e sulla possibilità di superare la diffidenza o la ripugnanza (nonostante si dica in giro che siano buoni) soprattutto per il consumo degli insetti interi ci sono seri dubbi (meno per quanto riguarda le farine o i cibi trasformati). Del resto però è anche vero che abbiamo cominciato a consumare sushi e chissà cosa ne avrebbero detto gli italiani degli anni ’50 o ’60 se gli si fosse chiesto cosa ne pensassero.

 

Gli insetti: sostenibili, nutrienti e (dicono) pure buoni

A livello internazionale sugli insetti c’è molto interesse e la FAO promuove la diffusione di un loro utilizzo sicuro per l’alimentazione umana e animale per diversi motivi. Il primo è che con l’incremento del benessere generale in molti paesi la dieta delle popolazioni tenderà ad arricchirsi in alimenti proteici e che il nostro pianeta non potrà supportare sette miliardi di persone sfamate a bistecca, in quanto per gli allevamenti bovini o suini i consumi di mangimi, acqua e suolo sono elevatissimi e il loro contributo alla produzione di gas serra non è indifferente. Gli insetti (sono 1900 le specie che vengono mangiate nel mondo) per contro forniscono un alimento proteico ricco in sostanze minerali e micronutrienti con un’efficienza di conversione molto elevata (sono necessari 8 kg di mangime per produrre un kg di carne bovina e ne bastano 1,7 per produrre un kg di “carne” di grillo), e il loro allevamento comporta bassi consumi di acqua e di suolo e minori emissioni (a parità di produzione si stima ad esempio che l’allevamento suino produca dalle 10 alle 100 volte i gas serra rispetto a quello della camola della farina).

Vantaggi ai quali si aggiunge la possibilità per gli insetti di crescere sugli scarti degli altri allevamenti o di altre lavorazioni, riconvertendo così i rifiuti organici. Seppure il consumo umano potrà essere poco significativo o comunque richiedere periodi lunghi per inserirsi nella dieta delle popolazioni dei paesi occidentali, sicuramente invece sarà opportuna una riflessione sulla necessità di introdurre gli insetti e i loro derivati nell’alimentazione animale come fonte proteica, in sostituzione ad esempio delle farine di pesce o di soia. E del resto non possiamo dire che il consumo di larve e insetti sia è estraneo alla cultura alimentare di polli e pesci. E quindi, ripeto, dove sarebbe l’allarme visto che tutto ciò appare più come un’opportunità?

 

Senza sicurezza alimentare non entra niente

Il dubbio che qualche pericolo ci possa essere sul nuovo cibo proveniente dall’oriente (anche se già esistono “entomo-allevatori” anche in Italia) si insinua con le parole di Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti: “L’arrivo sulle tavole degli insetti [e ancora una volta questo tono porta a pensare a un’invasione di mosche o di formiche, insetti vivi insomma, NdR] solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità degli insetti” soprattutto perché continua Moncalvo “la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi Extra Ue come la Cina o la Tailandia, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”.

Ora mi si scusi il gioco di parole ma in genere l'Unione Europea non emette regolamenti per deregolamentare un settore. Stiamo parlando appunto di un atto legislativo che introduce delle regole e impone la presentazione di una richiesta di autorizzazione basata sulla valutazione del rischio e che rimanda ad altri regolamenti già in vigore su norme igieniche, tecniche di allevamento, uso di mangimi, etichettatura e tracciabilità come per qualsiasi altro prodotto alimentare, sia esso comunitario o importato.

Ma possiamo aggiungere anche che prima ancora che la Comunità Europea facesse il Regolamento e inserisse gli insetti negli elenchi dei Novel Food, EFSA aveva redatto nel 2015 un’analisi del rischio biologico, chimico, di allergenicità e ambientale relativa a tutti i possibili punti critici presenti nella filiera degli insetti per alimentazione animale o umana ed emesso il suo parere scientifico. 

 

È colpa di Renzi o di Berlusconi? Ma colpa di che?

Nella questione degli insetti in tavola si è aggiunto, sempre in occasione del Forum di Cernobbio, uno scontro kafkiano tra forze politiche (restando in argomento e ricordando lo scarafaggio protagonista delle Metamorfosi). “Qualcuno è complice di questa Europa, di queste scelte, di questo massacro dell’agricoltura italiana” ha tuonato dal palco Matteo Salvini, aggiungendo che quella sui novel food “è una scelta fatta dal PD e dal Ministro dell’Agricoltura”. Ecco che gli insetti per alimentazione umana o animale rappresentano secondo il leader leghista un “massacro per l’agricoltura italiana”. Tanta è la fiducia e l’apprezzamento per il Made in Italy dalla mozzarella di bufala alla bresaola della Valtellina, sostituiti in un soffio da cavallette e bachi da seta?

Ma veramente pensano, lui e anche Coldiretti, che ci siano dei consumatori e degli agricoltori che di fronte ad affermazioni di questo tipo non capiscano che nelle priorità di chi sta parlando non ci sono la loro sicurezza o le loro attività ma solo i loro voti? Ma veramente esistono, mi chiedo io? E per concludere il siparietto, è mai possibile che la risposta di Maurizio Martina sia stata “Vorrei invitare Salvini a guardare le date in cui sono stati approvati gli accordi, perché si scopre che il governo di cui lui faceva parte negli anni di Berlusconi e della destra, li ha approvati in sede europea”?

Perché ha ragione il Ministro a dire che la discussione sui Novel Food risale al 2008, ma forse sarebbe stato meglio per una volta entrare nel merito dei fatti e inchiodare al muro la demagogia affrontando la questione con un definitivo “ma ti rendi conto di cosa stiamo parlando?”.