ulivi puglia

La Commissione Europea ha annunciato ieri l’invio di un parere informato alle autorità italiane che "stanno fallendo nel contenimento dell’organismo patogeno xylella fastidiosa". E’ un passo formale molto significativo: l’Italia ha da oggi due mesi di tempo per mettere in atto le misure di contrasto previste dalle norme europee (decisione di esecuzione UE 2015/789 della Commissione e direttiva 2000/29/CE del Consiglio) che, è bene ricordarlo, risalgono ai primi mesi del 2015, altrimenti verrà deferita di fronte alla Corte di Giustizia Europea. E’ l’inizio della fase più dura della procedura di infrazione a cui il nostro paese è sottoposto per gli ingiustificabili ritardi nel contrastare e contenere la diffusione di un patogeno vegetale tra i più pericolosi al mondo.

Una situazione desolante che era stata raccontata da Nature all’inizio di giugno, in un articolo tradotto in italiano da Le Scienze:

Il patogeno, per il quale non c'è cura, non era stato mai stato visto in Europa prima che fosse scoperto in Puglia nel 2013. Probabilmente è arrivato dalle Americhe, dove è endemico. I ricercatori hanno stabilito che stava causando il Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo (CoDiRO) in Puglia, ma alcuni manifestanti hanno contestato i loro risultati. Nel 2015, un procuratore locale, sull'onda della rabbia degli ambientalisti che protestavano per l'abbattimento di olivi secolari, ha addirittura aperto un'indagine per stabilire se fossero stati i ricercatori a causare effettivamente l'infezione.

Il rapporto della Commissione, pubblicato il 31 maggio, racconta una serie di fallimenti delle autorità italiane. Afferma che il monitoraggio sistematico dell'infezione è iniziato troppo tardi e che ci sono stati "ritardi eccessivi" nello sradicamento di alcuni alberi infetti. Inoltre, le autorità nazionali e regionali hanno erogato poco più della metà dei 10 milioni di euro destinati alle misure di contenimento. I dati ottenuti da "Nature" aggiungono ulteriori prove di una risposta lenta. Per quasi tutto il 2016, i laboratori italiani non hanno analizzato quasi nessun campione di Xylella, il che indica che il monitoraggio era quasi cessato. Le autorità non hanno risposto alle richieste di un commento sull’argomento.

La mappa pubblicata su Nature, che riportiamo qui sotto, evidenza con estrema chiarezza il danno prodotto da questi ritardi, e l’espansione del contagio che si avvicina pericolosamente ai limiti del “tacco d’Italia”, in una zona quindi in cui l’assenza di barriere naturali come il mare permetteranno una diffusione a 360 gradi della malattia, in un’area di olivicoltura ad alta produttività. Un pericolo imminente, in sostanza, per tutta l’olivicoltura italiana ed europea.

xylellanature

In particolare, ad aver provocato la reazione della Commissione Europea è stata la legge regionale n. 4 del 29 marzo 2017, che non prevederebbe nel suo testo l’estirpazione immediata di tutte le piante infette, conformemente alle norme europee, ma userebbe terminologie più blande e suscettibili di interpretazioni arbitrarie, mentre sottoporrebbe a un regime di tutela le piante monumentali, anche se malate. L’ennesima dimostrazione di un atteggiamento dilatorio difficilmente tollerabile.

Alla comunicazione del parere della Commissione si registra da una parte la reazione dell'assessore regionale all’Agricoltura Leo Di Gioia, e del direttore di dipartimento Gianluca Nardone, che in una nota attribuiscono i ritardi a problemi di carattere giuridico e burocratico, mentre l’europarlamentare grillina Rosa D'Amato (il M5S è il partito che più di ogni altro in questi anni si è opposto all’applicazione delle misure europee di contrasto alla xylella) insiste nel sostenere l’inutilità degli abbattimenti: “Come dimostrano i focolai registrati di recente nella Spagna continentale, che di certo non sono collegabili alla Puglia, la Xylella è endemica in Europa e come tale va trattata”, ha dichiarato, come se la comparsa di focolai in Spagna non imponesse il contenimento dell’epidemia in Puglia. Peraltro, è di pochi giorni fa la notizia che Xylella fastidiosa trovata sui mandorli a Castell de Guadalest è della subspecie multiplex e non della subspecie pauca, più pericolosa, che attacca anche gli ulivi. Quest’ultima rimane per ora confinata in Salento, ed è lì che va combattuta, autorità regionali, giudici e complottisti locali permettendo.

Una situazione paradossale, prodotto di un delirio collettivo che avevamo cercato di raccontare su queste pagine, che apre dei seri interrogativi sulla capacità delle istituzioni italiane di far fronte alle emergenze sanitarie attraverso misure adeguate e tempestive di gestione del rischio. Di più, ci si chiede per quale ragione dovremmo essere costretti con l’autorità di una Corte di Giustizia Europea, magari pagando anche sanzioni salate, a fare quello che è con ogni evidenza prima di tutto il nostro interesse: salvaguardare il nostro patrimonio olivicolo e l’economia che vi si poggia da una malattia che rischia di distruggerlo.