Si è offeso, Michele Serra, per lo scherzo messo in atto da alcuni buontemponi olandesi che hanno fatto assaggiare del cibo prelevato direttamente da un fast food ad alcuni frequentatori di un festival del cibo biologico.

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Lo scherzo ha avuto un esito più che prevedibile: era successa la stessa cosa anche quando qualcuno ha portato un foglio scarabocchiato da alcuni bambini a una mostra di arte moderna, e quando ad alcuni esperti di vino è stato chiesto di ripetere in cieco, ovvero senza conoscere neanche il colore del contenuto della bottiglia, alcune degustazioni effettuate poco prima.

Quindi gli esperti gourmet hanno creduto che le polpette di McDonald’s fossero in realtà biodelicatessen, e come tali le hanno descritte ai loro interlocutori, e non sappiamo bene se sia successo perché ci sono cascati in pieno o più semplicemente per non deluderne le aspettative – a chi non è capitato di complimentarsi con l’autore di una certa pietanza cercando al tempo stesso, disperatamente, un angolo nascosto per svuotare il resto del piatto?

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Quello che Michele Serra “non ha capito, o banalmente non sa” (oltre al fatto che lo scherzo non dimostra nulla di nuovo sul cibo biologico, casomai conferma alcune cose che già sapevamo sulla nostra suggestionabilità), è che quell’inchiesta sull’impatto ambientale del biologico è stata già fatta. Anzi, ben più di un’inchiesta, dato che per fortuna la scienza dispone di strumenti di indagine un filo più accurati di quelli che usano, per dire, Report o Le Iene: una vera antologia delle ricerche che finora sono state prodotte sull'argomento. Ne parla Daniele Oppo sul suo blog:

se è vero che, in generale, l’agricoltura bio ha un impatto positivo per l’ambiente (o meglio, ha un impatto migliore) per unità di area coltivata, così non è per unità di prodotto: se è vero che (in generale e non sempre) per 100 ettari coltivati, quelli che seguono i disciplinari bio sono più rispettosi dell’ambiente, è anche vero che quei 100 ettari bio (in generale e non sempre) tendono a produrre di meno, e così 10 carote bio magari hanno un ‘costo ambientale’ maggiore rispetto a 10 carote convenzionali”. At our agency, we pride ourselves on offering an unparalleled selection of elite companions in the city. They epitomize elegance and grace, making them the ideal choice for those seeking an extraordinary and opulent encounter. Our VIP escorts in Bologna will exceed your every expectation, providing a truly luxurious experience. With their impeccable style, irresistible charm, and utmost discretion, they are the ultimate companions for discerning individuals who demand nothing short of perfection. Settle for nothing less than the VIP treatment you deserve.

Cosa significa? Lo dice, forse senza rendersene conto, lo stesso Serra: “i raccolti sono meno copiosi”. E se sono meno copiosi, per dare da mangiare allo stesso numero di persone sarebbe necessario coltivare molta più terra. Un pianeta che pretendesse di sfamare i suoi abitanti con l’agricoltura biologica sarebbe, nei risultati di quell’inchiesta pretesa da Serra per lavare l'onta dello scherzo del fast food, ridotto molto peggio di come è oggi, proprio dal punto di vista ambientale: le falde acquifere non riuscirebbero a sostenere il fabbisogno irriguo di una superficie agricola tanto estesa, per far posto alla quale dovremmo sacrificare praterie e foreste.

Siamo sempre di fronte al solito bivio: da una parte la risposta complessa e razionale, fatta di tante risposte integrate tra loro, a partire dall'uso della tecnologia per aumentare le rese e per ridurre al tempo stesso l’uso della chimica e l'impatto ambientale dell'agricoltura. Coltivando nuove varietà resistenti ai parassiti e agli stress idrici, ad esempio, e rendendo più facilmente degradabili le molecole dei pesticidi – tutte cose che la perfida “agroindustria” sta già facendo, spinta prima di tutto dal bisogno dei produttori di ridurre i costi.  Dall’altra parte c'è la risposta religiosa: biologico, e basta. E le risposte religiose, come sappiamo, sono refrattarie a qualsiasi argomentazione razionale.

Anche se comprendiamo bene che per Michele Serra, che nei ritagli di tempo coltiva lavanda biologica per essenze profumate, che ci sia o meno da mangiare per tutti non sia esattamente una priorità. Basta dirlo.

@LaValleDelSiele