Il pregiudizio contro i vaccini e i prodotti dell'industria farmaceutica esprime una più generale diffidenza per il rapporto tra scienza, potere e mercato. È un pregiudizio che riguarda i farmaci in quanto merci e che si estende a tutti i prodotti, anche non sanitari, che hanno effetti sulla vita e sulla salute umana e a cui si legano interessi e profitti cospicui.

La campagna contro i vaccini, come quella contro l'olio di palma o gli ogm, non nasce da un timore "ignorante" sui loro effetti reali, dovuto a deficit cognitivi e informativi rimediabili, ma dalla radicata persuasione che la verità scientifica, con i suoi risultati ufficialmente tranquillizzanti, sia essa stessa un prodotto manipolato di un sistema di potere occulto. È lo stesso meccanismo che ha portato milioni di persone in tutto il mondo a credere alla tesi dell'auto-attentato americano dopo le stragi dell'11 settembre. Milioni di fanatici, non milioni di stupidi.

Da questo punto di vista, è ingenuo pensare che il pensiero complottista sia semplicemente un prodotto del sottosviluppo culturale, dell'analfabetismo scientifico o di qualche tara polverosamente umanistica. Se così fosse, non se ne spiegherebbe la straordinaria diffusione anche negli strati della popolazione più giovani, informati e scolarizzati. Il complottismo non è un prodotto ingenuo, e non conviene dunque darne interpretazioni ingenue.

Chi pensa che i vaccini facciano male o che l'olio di palma sia più nocivo di altri ingredienti alternativi, in generale, non mette affatto in discussione il metodo sperimentale della scienza moderna, ma non crede alla neutralità dei responsi che una scienza "in conflitto di interesse" fornisce sulle questioni economicamente più sensibili e dunque politicamente più sospette.

Per ripristinare questa fiducia e impedire che, come sta accadendo su molti temi, a partire proprio dai vaccini, sia la sostanziale unanimità degli scienziati a rappresentare un ulteriore e definitivo motivo di sospetto, occorre riconoscere la natura essenzialmente ideologica di questa deriva. Per vincere il pregiudizio antisemita, purtroppo non basta dimostrare scientificamente che i Protocolli dei Savi di Sion sono un falso, prodotto proprio per diffondere quel pregiudizio, e che non esiste alcuna prova dell'esistenza di una cospirazione ebraica per la conquista del mondo.

L'ambientalismo anti-tecnologico e naturalistico è la malattia senile dell'ideologia anticapitalista. La campagna contro i vaccini nasce da questo humus culturale e psicologico, non da un ripudio aprioristico del sapere scientifico, che si ritiene però subordinato e ormai "dominato", come i destini della salute e della stessa natura umana, dalla potenza impersonale e annichilente del denaro.

Se questa è la sfida, per convincere gli italiani che l'industria della salute non è, in sé, un male e che sarebbe meglio tornare tutti a vaccinarsi non basta un didascalico ripasso, a reti unificate, delle lezioni di Galileo, al posto dei deliri di Red Ronnie. Occorre difendere il mercato, prima che i vaccini.

@carmelopalma

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