In Italia la pillola è meno diffusa che nel resto d’Europa, e in Europa è meno diffusa che nel resto del mondo (Africa esclusa). Sono dati che contraddicono molte certezze acquisite sul tema. È solo un problema di corretta informazione?

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Alcuni dati, prima di tutto. Il primo è decisamente sorprendente: in Europa non si fa largo uso di anticoncezionali moderni, ovvero la pillola, il profilattico e l’iniezione contraccettiva - per citare i più noti. Peggio (molto peggio, va detto) dell’Europa fa solo l’Africa, mentre le Americhe, l’Asia e l’Oceania fanno meglio sia in termini di diffusione di anticoncezionali che per quanto riguarda il bisogno di anticoncezionali insoddisfatto.

Il secondo dato, quello che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa nell’uso e nella diffusione di una moderna contraccezione, è forse meno sorprendente, ma numericamente più inquietante: il 58,8% delle donne europee usa metodi contraccettivi moderni (e di queste quasi la metà prende la pillola), contro il 40,6% delle donne italiane. Più del 18% in meno, non sono cifre insignificanti.

Solo Russia, Ucraina, Polonia e Grecia fanno peggio, ma si tratta di paesi - ed è questo il dato che mette l’Italia, diciamo così, un po’ fuori dalla norma - con un PIL procapite decisamente più basso del nostro: in genere più cresce la prosperità di una nazione, più cresce insieme ad essa il livello medio di istruzione, maggiore è l’uso della pillola e degli altri anticoncezionali. Una correlazione che sembra reggere finché si guarda la situazione europea al suo interno - con la significativa eccezione italiana - ma che frana decisamente quando si confronta l’Europa nel suo complesso con altri continenti.

Guardando un paio di brevi video che sono stati realizzati recentemente, uno da Sara Giudice a Milano e l’altro da Anna Trieste a Napoli, ci si può fare qualche idea sulle ragioni per le quali c’è ancora diffidenza in Italia verso la pillola. Si tratta di brevi (e a tratti divertenti) interviste realizzate nel primo caso nel cortile dell’Università, nel secondo per strada e, dopo aver parlato con le autrici sgombrando il campo dal sospetto che possano essere state scelte solo le risposte più “buffe”, quindi necessariamente le più sbagliate, si può individuare qualche filo conduttore nelle risposte degli intervistati.

Il primo: risposte sbagliate o meno che siano, le persone tendono a saperne di più di pillola anticoncezionale che di altri farmaci usati magari con maggiore leggerezza, o almeno mostrano di essere curiose, di avere cercato canali di informazione sull’argomento per capirne di più. È vero, le risposte sono piene di ovvi strafalcioni, ma, se le domande avessero riguardato il funzionamento di un antibiotico o di un antiipertensivo - tutti farmaci piuttosto diffusi - e il loro impatto sul nostro organismo, ne avremmo sicuramente sentite di più belle e di più grosse.

Secondo aspetto: una volta assodato che c’è curiosità attorno al tema degli anticoncezionali, si pone il problema dell’affidabilità delle fonti di informazione. A sentire le ragazze intervistate (non si tratta naturalmente di un campione rappresentativo di nulla, ma desta curiosità una certa uniformità nelle risposte) le informazioni sugli anticoncezionali e sulla pillola arrivano essenzialmente da due fonti, il passaparola e la stampa. Se con il passaparola è scontato che si diffondano informazioni distorte e allarmi infondati, dalla stampa ci si attenderebbe una maggiore affidabilità, e purtroppo non è così.

Le notizie scientifiche vengono sovente relegate al rango di notizie di colore, non si verificano le fonti e spesso i media - basti pensare alla vicenda di Stamina o agli allarmi dello scorso autunno sui vaccini anti-influenzali - contribuiscono significativamente alla diffusione di notizie false, o nella migliore delle ipotesi decontestualizzate e poco approfondite. La somma di tanti titoli di giornale inutilmente allarmistici sulla pillola anticoncezionale può far nascere timori ingiustificati rispetto al suo uso.

Ma la correttezza delle informazioni disponibili è solo una parte del problema, dal momento che mai come oggi le informazioni, anche quelle corrette, sono accessibili a tutti. Tendiamo a credere che un’informazione corretta dal punto di vista scientifico sia la condizione necessaria e sufficiente per ottenere comportamenti che riteniamo razionalmente corretti, ma non è così. Per un medico la pillola anticoncezionale è un contraccettivo, in qualche caso una terapia, in ogni caso una faccenda che ha a che fare con la medicina e con la scienza. Per una donna la stessa pillola ha a che fare, oltre che con la medicina e con la scienza, con ambiti molto più intimi e complessi, che riguardano tanto la sfera individuale che quella affettiva, relazionale e sociale, e la decisione di farne uso o meno può derivare da considerazioni del tutto diverse. Come sempre il rapporto tra le persone e i farmaci, in questo caso la pillola anticoncezionale è per sua stessa natura un caso di scuola, ha a che fare con la percezione del rischio.

Quando una gravidanza indesiderata sembra un’eventualità lontana e improbabile, si ha maggior paura della “botta di ormoni” - uno dei termini più usati nelle interviste - della pillola. Ma è sufficiente una disattenzione per ridimensionare le cose, e allora la botta di ormoni - questa sì, notevole - della pillola del giorno dopo fa molta meno paura. Raqqa-SL Sulla distanza dal rischio percepito si può innescare un corto circuito simile a quello di cui abbiamo esperienza con i vaccini, in cui l’immunità diffusa ha allontanato il rischio di contagio di molti virus, inducendo molte famiglie ad abbassare la guardia, a temere gli effetti indesiderati dei vaccini (reali o immaginari che siano) più delle malattie stesse che i vaccini hanno contribuito a debellare, favorendone in questo modo il ritorno. Gli anticoncezionali hanno contribuito ad allontanare il rischio di gravidanze indesiderate, e quindi oggi questo rischio viene percepito come meno pressante che in passato.

Tra gli elementi che distorcono la nostra percezione del rischio vi sono la familiarità e il controllo: per quanto sappiamo che viaggiare in aereo è più sicuro che viaggiare in automobile, tendiamo ad avere paura dell’aereo e a metterci alla guida di un’auto anche in condizioni in cui sarebbe molto sconsigliabile. Dell’auto abbiamo una familiarità quotidiana, siamo noi stessi guidarla, a tenerla sotto controllo, mentre il fatto che un pezzo di metallo grande come un aeroplano possa volare è una cosa che sfugge ai nostri sensi: nessuna familiarità e nessun controllo. Questo ci porta a sottodimensionare il rischio di guidare, e a sovradimensionare quello di volare. Si potrebbero fare tonnellate di esempi del genere.

Oggi le donne, molto più che in passato, hanno il controllo della loro vita sessuale e sentimentale, a cominciare dalla fiducia nel proprio partner, e molta più familiarità con le problematiche legate al sesso. Nell’Europa Occidentale rinunciare alla pillola potrebbe essere diventato, per certi versi, un lusso che molte donne ritengono di potersi permettere (a torto o a ragione), dando la precedenza ad altri dubbi, altre paure, non necessariamente meno legittime e pressanti, rispetto a quella di una gravidanza indesiderata. Una corretta - e completa - informazione sugli anticoncezionali non può fare a meno di partire da un angolo visuale più complesso e sfaccettato di quello al quale le precedenti generazioni sono state abituate.