Anche se è ancora presto per misurare la portata dei cambiamenti in corso, dei quali il simbolo più eclatante è stato la fine del divieto alle donne di guidare l’automobile, l’anno che si sta chiudendo segna dei progressi nella società saudita che fino a pochissimo tempo fa sarebbero stati inimmaginabili.

AlTayer

Ricordo ancora l’enormità delle critiche negative che ho ricevuto quando, nel 2005, ho proposto l’istituzione di un giorno di festa per la celebrazione della Giornata Nazionale dell'Arabia Saudita. L'opposizione, diffusa, si basava sulla credenza religiosa che stabilisce che la celebrazione di una Giornata Nazionale è totalmente vietata nell'Islam. Come alternativa, il governo ha avuto la data del 23 settembre, che rappresenta l'unificazione dell'Arabia Saudita, riconosciuta solo nei media nazionali. Un anno dopo, un altro tabù ci ha impedito di suonare l'inno nazionale sul palco di fronte al Re e a centinaia di partecipanti a una conferenza regionale svoltasi a Jeddah. Avevamo preparato una cerimonia di apertura fantasiosa, che avrebbe mescolato l'inno nazionale con scene teatrali svolte da giovani studenti molto dotati. Il capo del Protocollo Reale ha rifiutato il nostro piano e mi ha informato personalmente che se l'Inno Nazionale fosse stato eseguito sul palco, alcuni invitati si sarebbero astenuti dall’alzarsi, cosa che a sua volta avrebbe provocato imbarazzo al Re.

Quasi dieci anni dopo i sauditi, uomini e donne, si sono riversati per le strade della capitale Riad per festeggiare la nostra Giornata Nazionale, il 23 settembre 2017. Sono andato in un programma televisivo in diretta: un viaggio di routine, che di solito mi portava via 15 minuti, ha richiesto quasi 2 ore per arrivare alla meta. La gente ballava per le strade al suono delle canzoni nazionali, interagendo insieme, avvolti nelle bandiere saudite, senza violazioni segnalate all’ordine pubblico. Mentre andavamo in onda, durante il programma televisivo, ho chiesto al pubblico di segnare il 23 settembre 2017 come momento determinante nella storia dell'Arabia Saudita: “Ciò che una volta era un tabù imprescindibile, dopo questa sera, non lo sarà mai più!”

Inutile dire che alcuni giorni dopo i sauditi e il resto del mondo sono stati sorpresi da un decreto reale, rivolto al Ministero dell'Interno, che imponeva che dal 2018 le patenti di guida venissero rilasciate ugualmente sia agli uomini che alle donne dell’Arabia Saudita. Un momento che tutti aspettavamo da lungo tempo. Il primo pensiero che ho avuto è stato il sollievo di non dover più rispondere alla domanda su quando il governo arabo avrebbe finalmente permesso alle donne di guidare.

In effetti, il 2017 ha portato grandi cambiamenti nel Regno, grazie alla leadership del Principe della Corona Mohammad Bin Salman. Il principe ereditario è l’ingegnere che sta dietro il pluripremiato piano politico economico Saudi Vision 2030, e che sta lavorando strenuamente dal gennaio 2015 alla realizzazione di obiettivi ambiziosi auto-imposti. In un Regno in cui il 70% della popolazione è all'interno della sua fascia d’età, sotto i 30 anni, senza dubbio attirerà altri millennial, che vedono in lui la possibilità del futuro che hanno sempre desiderato.

Il cambiamento ha travolto l’Arabia Saudita, aprendo la strada alla realizzazione della Kingdom’s Vision 2030. Sostituire gli uomini di Stato con uomini d’affari, per dirigere e guidare le amministrazioni, aiuterà sicuramente a superare la maledizione delle risorse: consentire al Paese di accogliere gli investimenti esteri, imporre tasse e aumentare i prezzi dell’energia. Infatti, la riforma del Regno non è limitata a questioni relative al genere. Nonostante ciò, le questioni femminili sono state a lungo il cuore delle battaglie combattute tra liberali e conservatori. La leadership del Paese sta cercando di apparire imparziale rispetto a entrambi gli schieramenti, e di introdurre cambiamenti che non siano il risultato di pressioni né interne né esterne.

La rivoluzione principale sta accadendo nella mentalità. Un patrimonio di quasi 40 anni di radicalizzazione della nostra società sta per svanire. Tuttavia, non bisogna dimenticare i vincoli sull’Arabia Saudita come luogo di nascita dell’Islam, dove si trovano i siti più sacri per i musulmani. La leadership del Regno è pienamente consapevole degli obblighi che ne derivano, e sta mettendo in pratica e implementando con molta attenzione i cambiamenti, quando si tratta del delicato problema che riguarda l’identità islamica del Regno. Detto questo, bisogna ammettere e riconoscere che coloro che si oppongono al cambiamento hanno scelto il silenzio o si nascondono dietro falsi account dei social media per esprimere il loro dissenso. Questa è forse un’indicazione del fatto che potrebbero essere meno numerosi di quanto si pensi.

Forse la maggior parte degli ostacoli, che sono stati chiamati “barriere religiose al cambiamento”, erano piuttosto degli avvertimenti sociali, che hanno preso una forma religiosa per legittimare la loro natura ostruttiva. Mi sembra che i sauditi – in generale – non solo accettino il cambiamento, ma accolgano positivamente la notizia delle donne autorizzate a guidare, i concerti e lo sradicamento della segregazione nei luoghi di lavoro. Nel frattempo le leggi sul tutorato, sulle molestie e l’apertura di maggiori opportunità per l'occupazione femminile sono sul tavolo della discussione. Certo, è troppo presto per valutare il processo e i risultati del cambiamento, nonché le conseguenze sul futuro del contratto sociale nel Regno. Tuttavia, i giovani non possono nascondere il loro entusiasmo e il sostegno alla Saudi Vision 2030.